Era stato annunciato nel programma del Bif&st, ma a Bari per ragioni legate alla post-produzione l’esordio nella regia di Laura Morante, la commedia lieve e un po’ alleniana Ciliegine, non è mai arrivato. “Io e il mio amico Gianni Amelio, che ci conosciamo da trent’anni, oltre ad avere lo stesso produttore, Bruno Pesary, abbiamo spesso condiviso al telefono le tante difficoltà nella realizzazione delle nostre opere – rivela la neoregista Laura Morante dopo più di 50 film da attrice – Ma lui ce l’ha fatta a portare a Bari l’anteprima de Il primo uomo“. Ora Ciliegine esce in Italia venerdì 13 aprile, in 50 copie con Bolero Film, e il prossimo 3 maggio in Francia, “prima della valanga dei titoli di Cannes”. Ma sette anni sono passati da quella prima scena pensata, motore dell’intero progetto nonché della vicenda narrata. Quella in cui Amanda, una donna affetta da ‘androfobia’ secondo l’eccentrico marito psicoanalista della sua migliore amica Florence, decide di rompere con il suo compagno Bertrand che, durante una cena a lume di candela, mangia l’unica ciliegina sulla torta a loro dedicata. Per Amanda è la conferma di quanto il genere maschile sia sovente distratto, indifferente ed egoista. Ma la notte di Capodanno un incontro pare mettere in dubbio le sue convinzioni o la sua paura degli uomini. Il colpo di fulmine è dietro l’angolo perché il nuovo arrivato è tenero, riservato e attento. Impossibile per la nostra protagonista, convinta che Antoine, per come si presenta, non possa che essere gay. Come convincere Amanda che la realtà è ben diversa da quella che lei crede?
“Dalla scena della ciliegina io e Daniele Costantini abbiamo ricavato un trattamento, che dopo vari passaggi italiani, è arrivato sulla scrivania di Bruno Pesary, il produttore del film Cuori di Alain Resnais, che all’epoca stavo girando – racconta la Morante – Il soggetto gli è piaciuto e si è detto disponibile a finanziarlo purché si svolgesse in Francia. Scritta la sceneggiatura abbiamo cercato un regista francese, ma uno non era libero, l’altro voleva dirigere un suo progetto… Alla fine il produttore mi ha convinto a mettermi dietro la macchina da presa”.
Accanto a questo ruolo si è poi sommato quello di attrice protagonista. “Ritenevo fosse davvero troppo. Per il personaggio di Amanda avevo pensato, essendo una produzione francese, a Sandrine Kiberlain, poi entrando un produttore minoritario italiano è stato necessario scegliere, in un cast tutto francese, un’attrice italiana che parlasse francese e di nuovo la scelta è ricaduta su di me”. Non solo, alla fine la Morante si è ritrovata, a una settimana dalla scadenza dei termini per il contributo del MiBAC, a improvvisarsi anche coproduttrice – “un ruolo che non vorrei più ripetere” – grazie al marito architetto Francesco Gianmatteo che ha dato vita alla Nuts and Bolts Production. E per la sua opera prima, la Morante ha chiesto la collaborazione di altri due suoi ex-compagni: Daniele Costantini per la sceneggiatura e la consulenza alla regia, e Georges Claisse nella parte dell’analista di Antoine. “Tendo a mantenere i rapporti importanti della mia vita, anche perché non sono particolarmente socievole”.
Fin dalle prime inquadrature il film ricorda certe atmosfere alla Woody Allen, con i protagonisti prigionieri delle loro paure e idiosincrasie. “E’ un regista per il quale ho una grande ammirazione, ma a ispirarmi fortemente sono state le strisce di Schulz, l’universo innocente e disincantato dei Peanuts. Amanda è in fondo un po’ Lucy, che sembra insopportabile ma al fondo è simpatica. E la scena del planetario rimanda a Charlie Brown e Linus che, contemplando il cielo stellato, si pongono domande esistenziali”, spiega l’artista.
Il risultato finale di questa prima prova da regista, curata nella scrittura e nella realizzazione, è una parodia affettuosa della commedia sentimentale. “Non volevo lasciarmi andare all’ironia, ma conservare un po’ di romanticismo. Il contrappunto è semmai farsesco, buffonesco”.
E la scelta di Pascal Elbé, appassionato di commedia all’italiana, come è avvenuta? La regista l’ha scoperto cercando all’inizio la protagonista femminile. “Mi sono imbattuta in una sua interpretazione, la prima delle tre volte che il film è stato preparato, ma lui sembrava troppo giovane. L’ultima volta mi hanno chiesto di pensare al cast come se avessi a disposizione attori famosi del passato. E subito ho chiesto Gregory Peck. Nel frattempo sono passati tre anni, per fortuna Pascal è invecchiato e io no”.
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