PALERMO – A gambe incrociate sul palco e poi, addirittura, a piedi nudi sul parquet dell’Auditorium della Sede Siciliana del Centro Sperimentale di Cinematografia: è questo l’approccio – libero e spensierato – che Laura Citarella ha mostrato nella masterclass da lei tenuta all’interno del programma del Sicilia Queer Film Festival. Un approccio che riflette lo spirito del festival che la ospita – e che le ha dedicato una retrospettiva completa – ma che, soprattutto, riflette il suo modo di fare cinema al di fuori degli schemi.
Laura Citarella è una delle più importanti esponenti del panorama cinematografico indipendente argentino. Da una parte è un’abile regista che ha all’attivo quattro lungometraggi, l’ultimo dei quali – Trenque Lauquen – è stato presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 79, prima di vincere riconoscimenti in giro per il mondo. Dall’altra è una dei pilastri della casa di produzione El Pampero Cine, con la quale ha realizzato un gran numero di corti e lungometraggi, tra cui spicca La Flor, che con i suoi 868 minuti è il più lungo film nella storia del cinema argentino.
Nell’incontro aperto al pubblico di oggi, 29 maggio 2023, Citarella ha parlato del modo in cui lei e i suoi colleghi producono film in maniera indipendente e alternativa senza mai rinunciare all’ambizione. L’autrice ha iniziato mostrando una clip tratta dal film del 1950 di Roberto Rossellini, Stromboli (Terra di Dio), in cui si mostra la mattanza dei tonni.
La scena è diventata iconica per la crudezza con cui si mostra con un taglio documentaristico il crudele modo in cui venivano pescati i tonni in Sicilia, il tutto sotto lo sguardo della diva Ingrid Bergman, alla sua prima comparsa in un film del regista italiano con cui ebbe una lunga relazione. “In Rossellini c’è sempre un dialogo tra fiction e reale. – afferma Citarella – Inserendo un’attrice di Hollywood in un contesto di cinema documentario di crea uno shock culturale che convive nella stessa immagine. Nonostante Rossellini fosse un cineasta che avesse un certo budget per realizzare i suoi film (il suo non era un cinema del tutto indipendente) e che avesse dunque la possibilità di riprodurre artificialmente queste scene, il registro da cui parte è di tipo documentaristico. Fanno una sorta di esercizio e vanno in una direzione estranea. È un regista di fiction che sceglie in maniera cosciente di andare a filmare nei luoghi reali dove queste cose avvengono”.
Il parallelismo con il film di Rossellini, serve per spiegare le modalità con cui la regista e produttrice lavora in Argentina: “Da una parte c’è questo approccio, ovvero la possibilità di inserire un documentario dentro una fiction, dall’altra c’è il contrario: cercare le possibilità di fiction dentro un registro documentaristico. Questa non è la sola, ma è una possibilità concreta di fare cinema indipendente”. Citarella, infatti, nel corso degli anni ha sperimentato un metodo completamente autonomo di pensare, produrre e girare film. Un metodo in cui si inverte il processo produttivo e “le idee non vengono in fase di sceneggiatura, ma nel momento stesso in cui si producono le immagini. Anche dal semplice processo di filmare può nascere un racconto”.
Come esempio principale, la regista ha mostrato alcune clip del suo film del 2015 La mujer de los perros. Un lungometraggio nato dal desiderio dell’attrice Verónica Llinás di realizzare un film totalmente svincolato dalle meccaniche industriali del cinema commerciale nel cui aveva sempre lavorato. Lei, circondata dai suoi 12 affezionatissimi cani, è l’immagine centrale attorno alla quale hanno costruito la trama dell’intero film, che racconta di una donna che vive ai margini della società in una capanna che ha costruito in aperta campagna, a pochi chilometri da Buenos Aires. Tutto nel film è reale, eccetto il personaggio interpretato da Llinás: “Il rischio è quello che il contrasto tra il reale e la recitazione faccia diventare tutto falso. – afferma Citarella – La chiave diventa quella di trovare la misura per far convivere questi elementi. Un dialogo tra la realtà e la fiction”.
La presenza di Citarella a Palermo – con i suoi film che “non riescono a smettere di essere dei specchio documentaristico della realtà che li circonda e delle persone che popolano questa realtà” – è stata un’occasione unica per il pubblico siciliano di incontrare direttamente un’autrice poco nota in Italia e che, dopo questa occasione, avrà una possibilità in più di aprire un meritato spiraglio nel nostro mercato.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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