‘L’arte della gioia’ scandalizza ancora?

Arriva su Sky e NOW tv la serie diretta da Valeria Golino e tratta dal romanzo di Goliarda Sapienza. In Francia non è stata acquistata da nessuna tv nonostante l'anteprima al Festival di Cannes


Stupisce sapere che in Francia L’arte della gioia, serie diretta da Valeria Golino e tratta dal romanzo femminista di Goliarda Sapienza (edito da Einaudi), con anteprima al Festival di Cannes e approdo ora su Sky e NOW tv dal 28 febbraio, non abbia trovato posto in tv. E’ infatti uno dei pochi paesi in Europa dove non è stato comprato a quanto pare per la “scabrosità dei contenuti e delle forme non adatti al prime time”. Eppure, con il celebre romanzo accadde esattamente il contrario, venne pubblicato prima Oltralpe che da noi. “Forse semplicemente non è piaciuta o forse in Italia, senza accorgercene, siamo più scevri dall’omologazione del pensiero, non abbiamo ancora regole certe e severe come da loro”, smorza Valeria Golino. Mentre Valeria Bruni Tedeschi, che è di casa a Parigi, è più diretta: “Il moralismo ci guarda come un diavolo, in Francia non sono solo l’erotismo e la scabrosità ad aver spaventato, perché il film racconta l’umanità nella sua complessità e in Italia è ancora possibile essere scorretti, di questo possiamo andare fieri. C’è una Francia che dà spazio alla donna e alla diversità e una Francia che mette in pericolo l’arte con l’ideologia e il moralismo. Anche il personaggio più terribile della serie è guardato come un essere umano. Qui sta la grande modernità e l’importanza del film. Il mio personaggio, la principessa Brandiforti, è allo stesso tempo cattiva e tenera, vecchia e giovane, tante cose. Io che non ho nulla di Modesta e che nella vita sono soffocata dal senso di colpa, guardo a lei come se fosse su un altro pianeta”.

Al centro della vicenda, nei primi anni del secolo scorso e durante la prima guerra mondiale e l’epidemia di spagnola, c’è appunto Modesta, nata in Sicilia il 1° gennaio del 1900 da una famiglia misera, cresciuta senza i genitori dopo che madre, sorella e padre periscono nel rogo della loro casupola, allevata dalle suore, prima nelle grazie della Madre Superiora, quindi caduta in disgrazia. Condotta poi nella villa della Principessa Brandiforti che in qualche modo la adotta ma ne viene travolta. Modesta infatti non si ferma davanti a nulla, mossa dal desiderio e dalla voglia di riscatto, è una donna libera, una ribelle ante litteram che non conosce il senso di colpa, una manipolatrice che non riusciamo mai a detestare perché incarna la capacità di “prendersi la gioia” dovunque e comunque, che è forte con i forti, gentile con i deboli.

Valeria Golino sottolinea come l’incontro con Goliarda Sapienza e con il suo romanzo sia stato per lei quasi ‘destinico’. “Per me è stata una persecuzione gioiosa e reciproca da quando avevo 18 anni. Goliarda è stata la mia maestra, poi l’ho persa, poi ritrovata, ho letto il libro, ho fatto mia la sua opera, l’ho interpretata per Mario Martone nel film Fuori, ancora in lavorazione, ne sono stata regista. Per me Modesta, che da ragazza avrei potuto incarnare, è un simbolo, uccide la famiglia, poi la Chiesa e poi il potere rappresentato dall’aristocrazia, è consapevole di essere sovversiva. Nel libro non ha antagonisti, non viene mai scoperta né messa in pericolo, nella sceneggiatura scritta con Valia Santella, Francesca Marciano, Stefano Sardo e Luca Infascelli, abbiamo aggiunto degli ostacoli sul suo cammino per motivi drammaturgici”.

Emanuele Marchesi, Head of Content Coordination & Development Sky Studios, non conferma per ora una seconda stagione della serie che comunque ha avuto grande successo anche nell’uscita mirata nelle sale italiane. Ma la collaborazione è stata virtuosa: “Sky – dice ancora Golino – è l’ultimo baluardo tra le piattaforme. Durante la scrittura ci siamo interrogati su come fare spettacolo, ma mai ci siamo scontrati sui contenuti. Non ho dovuto edulcorare se non per mie bigotterie, abbiamo avuto piena libertà”. E cita tutti i collaboratori, tra cui Nicolangelo Gelormini che ha diretto la quinta puntata.

La 21enne Tecla Insolia, una sorprendente Modesta, sensuale e animalesca, racconta: “Durante le riprese eravamo in una bolla temporale in cui poteva accadere di tutto. Valeria, da meravigliosa attrice qual è, era tutti i personaggi e mi raccontava il suo trascorso con Goliarda. Modesta è un personaggio complesso che si muove sugli eccessi, impara a conoscere il proprio corpo come strumento di piacere. Non ho mai giudicato il personaggio e la sua sessualità libera e fluida e spero che venga compresa nella sua interezza. Non volevamo costruire un manifesto di femminismo, ma il personaggio lo è di per sé, senza sovrastrutture”.

Jasmine Trinca, la contraddittoria Madre Leonora, racconta: “Leonora è stata messa in convento, ma consegna la libertà a questa ragazza, la manda nel mondo. Con la fame maleducata di Modesta si arriverà alla conoscenza e alla gioia. Valeria Golino qui racconta il desiderio femminile e il corpo che non solo subisce ma si afferma in modo feroce. Filma il sesso in maniera non compiaciuta ma con-piacere. Quanto all’Italia non credo che possa competere per apertura mentale, anzi stiamo andando indietro. Ma qui abbiamo un romanzo scritto negli anni ’70 e storicizzato che ci appare addirittura rivoluzionario. Cosa mi accomuna a Modesta? Anche io volevo scappare dal destino che mi era stato assegnato e anche io ho la ferocia dei sopravvissuti, ma sono cose molto intime da dire”.

Per la sceneggiatrice Francesca Marciano, la difficoltà di scrivere la serie è stata come utilizzare tutto il materiale del romanzo, che senza la voce narrante di Goliarda, rimane un feuilleton con tutte le carte in regola, il convento, la principessa, l’amante guardacaccia, i figli illegittimi. “Come usare questo materiale così sfruttato e mantenere un linguaggio cinematografico profondo? Senza moralismo e senza giudizio. Forse a scandalizzare ne L’arte della gioia, facendo pensare ai francesi che non sia adatta per la prima serata, non è il sesso in sé, ma piuttosto il sesso tra due donne”.

E Stefano Sardo conclude: “E’ brutto vivere in un’epoca in cui ci si preoccupa di turbare qualcuno. L’arte deve turbare, far sentire lo spettatore a disagio. La paura che gli adulti possano soffrire per qualcosa che vedono sta minando i fondamenti del nostro mestiere. Questa autocensura è il contrario dell’arte e della narrativa. Modesta fa cose atroci ma non perde mai la sua purezza. Chi vive liberamente le sue pulsioni cresce; chi le reprime invece, come la Madre superiora o il padre di Modesta, soccombe emotivamente. Possiamo essere liberi, almeno in ciò che vediamo”.

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24 Febbraio 2025

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