Immagina di svegliarti una mattina e di accorgerti che nessuno riesca più a comprenderti, che le tue parole siano diventate dei suoni ovattati che si dissolvono nell’aria senza che alcun destinatario se ne accorga. È questo un altro degli importanti temi affrontati durante il corso della 37esima edizione del Bolzano Film Festival e, nella sua giornata di chiusura, una luce sulla scomparsa (ogni quattordici giorni) di una delle tante minoranze linguistiche. Ed è proprio qui che Laaste woord di Diek Grobler si inserisce, nella sezione Piccole Lingue Doc organizzata in collaborazione con la Libera Università di Bolzano laurea magistrale in Linguistica applicata e l’Associazione culturale La Fournaise. Dedicata al tema delle minoranze linguistiche, la sezione del BFFB si pone l’intento di gettare un ponte tra le lingue maggioritarie a quelle minoritarie valorizzandone la rilevanza culturale e sociale.
Nel cortometraggio d’animazione dell’artista sudafricano Diek Grobler, una donna si sveglia sola e scende in città alla ricerca di qualcuno che parli la sua lingua, di qualcuno che possa capirla. Tra le migliaia di parole che ascolta intorno a lei, anche la donna emette le sue, eppure, nessuno sembra ascoltare e tanto meno comprendere. Tra la folla c’è però un giovane che resta colpito dall’emissione di quei suoni così segue la donna cercando di afferrarli e di capirli strappandoli via alla dissolvenza.
Narrazione e poesia convergono in questo piccolo cortometraggio d’animazione per porre l’attenzione sul dilemma socioculturale della scomparsa delle lingue e, nel caso particolare, dell’afrikaans. Ed è così che la motivazione ideologica trova nell’animazione e nell’arte figurativa, il mezzo perfetto per valorizzare il peso della perdita culturale che consegue alla scomparsa delle piccole lingue. In Laaste woord quello che ha tutte le sembianze di un surreale paesaggio metropolitano fitto di individui che si muovono tra le mille faccende giornaliere, diventa l’ultimo sito in cui ascoltare le parole che vengono da un mondo lontano. Nonostante i tentativi del giovane di non far disperdere le parole, nella visione di Grobler, finiranno per estinguersi diventando “oggetti” da museo disposti in una teca accompagnati da una didascalia senza che nessuno sia più in grado di coglierne l’intrinseco significato.
Tra gli altri premiati anche Sleeping with a Tiger di Anja Salomonowitz e While the Green Grass Grows di Peter Mettler
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