Al BFBB ‘Stanze’, il corto di Simona Palmieri sulle tracce che lasciamo

Il 20 aprile al Bolzano Film Festival sarà presentato il cortometraggio diretto da Simona Palmieri, allieva della scuola di cinema Zelig


Cosa significa essere esistiti? Di certo, le tracce che lasciamo raccontano il nostro passaggio in quel luogo specifico. A questa domanda cerca di rispondere, attraverso una lunga riflessione, Stanze il cortometraggio diretto da Simona Palmieri posizionato nella BFBB Special tra la selezione di cortometraggi realizzati dagli allievi della scuola di cinema Zelig.

Una giovane donna da poco trasferitasi a Bolzano, resta affascinata da una macchia di colore in una zona grigia della città e comincia la ricerca dell’uomo che si cela dietro quel luogo. Proprio da lì inizierà il viaggio tra gli intimi pensieri della donna su cosa significhi esistere e sul senso stesso di abitare. Che cos’è la casa? Quali tracce lasciamo dietro di noi dopo che abbiamo vissuto un luogo? “Casa deriva dal latino e significa luogo coperto, non servono delle mura, basta un tetto” dice la donna. Stanze è dunque una ricerca che inizia dalle orme di un senzatetto, che un tempo viveva sotto due spalle dell’autostrada A22 a Bolzano, e la ricostruzione, tramite i souvenir di un’esistenza, sul senso più intrinseco di esistere e sul lasciare qualcosa di noi nei luoghi che abbiamo chiamato casa.

Che ne è di noi una volta che lasciamo il posto abitato? Cosa significa realmente esistere? Come un saggio poetico Stanze assume le sembianze di un’opera intima su cui meditare in merito ai temi della “Casa” e “dell’Appartenenza”, reso ancor più significativo dal percorso di ricostruzione della memoria di un uomo senza fissa dimora. Il voice over della donna ci culla in questa riflessione sul nostro passaggio tra i luoghi che ci sono in qualche modo “appartenuti”. “Abitare è un diritto” continua la donna nel flusso di pensieri che si accavallano mentre le immagini immobili di oggetti appartenuti si susseguono. A farsi spazio tra i frammenti di vissuto, gli scatti di vita quotidiana che prosegue, di gente che passeggia per la strada e continua con la propria di esistenza, laddove c’era qualcun altro – un invisibile – a condividerne lo spazio. Siamo dunque una sedimentazione continua di tracce e ricordi che lasciamo al nostro passaggio? Forse sì. “Mi chiedo spesso se sono nella memoria di qualcuno”, perché ogni traccia del nostro passaggio racconta chi siamo stati e cosa ne era di noi. Da quelle stanze allora non ce ne andremo mai e resterà sempre qualcosa per via delle tracce di vita che abbiamo lasciato e che continueranno a raccontarci. “Dare e darsi perché l’altro ne tenga memoria”.

Giulia Corsi
20 Aprile 2024

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