La vecchiaia di una colf a Hong Kong


Non è poi così sconosciuta in Italia Ann Hui, cinese d’origine ma trapiantata fin dall’infanzia a Hong Kong, esponente a suo tempo della new wave hongkonghese e prima regista donna ad ottenere l’Asian Film Awards alla carriera. Tre anni fa il Far East Film Festival di Udine le ha dedicato una retrospettiva dei suoi oltre venti titoli che comprendeva anche i lavori televisivi. All’ultima Mostra di Venezia, dove tra l’altro Ann Hui è stata giurata nel 2003, il suo ultimo lavoro A Simple Life, in sala l’8 marzo con Tucker Film, ha vinto la Coppa Volpi grazie all’intensa prova di Deanie Ip nei panni di un’anziana ‘amah’, cioè una domestica che fin da ragazzina, per tutta la vita, lavora in una famiglia, nel ruolo di baby sitter e colf.

 

Ah Tao infatti da sessant’anni lavora per la famiglia Lee e ora si prende cura, come fosse un figlio, di Roger, scapolo e affermato produttore cinematografico. Un infarto costringe la donna, ormai senza parenti, a lasciare il lavoro e a ricoverarsi in una casa di riposo di Hong Kong per ricevere le cure necessarie. E’ l’occasione per lei, ma soprattutto per noi spettatori di confrontarci con una condizione di vita e un mondo spesso rimossi. La semplice e silenziosa Ah Tao, nonostante la nuova ‘casa’ non sempre accogliente, non disdegna di fare amicizia con l’insolita famiglia composta da anziani da lei così diversi, dal ‘Don Giovanni’ al poeta, e da una giovane paziente in dialisi.

E innanzitutto Ah Tao scopre la riconoscenza e la gratitudine filiale di Roger, che l’assiste con affetto passo dopo passo, nonostante gli impegni di lavoro, nel suo tramonto.

 

Al centro della narrazione troviamo un insolito rapporto di solidarietà tra generazioni lontane per età e condizione sociale. Una storia ispirata da una vicenda reale, vissuta dal produttore del film Roger Lee che firma anche la sceneggiatura insieme a Susan Chan. Una vicenda di cui la regista viene a conoscenza durante le riprese del suo Summer Now, di cui Lee è produttore associato: “Roger sentì il bisogno di raccontare questa storia vera, non solo a me ma a tutti. Ha subito toccato una corda dentro di me, perché ognuno di noi ha una persona come Ah Tao nella vita”.

 

E per mettere in scena al meglio questo rapporto tra un’anziana donna di una condizione sociale umile e un uomo adulto in carriera, la regista ha voluto accanto a sé una sperimentata coppia madre-figlio inaugurata quasi 30 anni fa in una fiction televisiva, e formata da due star del cinema hongkonghese. Si tratta di Andy Lau attore versatile, protagonista di commedie romantiche e film d’azione, da Wong Kar-wai a Zhang Yimou e a Andrew Lau; e di Deanie Ip, tra le migliori attrici coprotagoniste di Hong Kong. Il suo volto è quello di una donna modesta e tuttavia piena di dignità, che accetta con animo sereno e non astioso la vecchiaia.

 

C’era il rischio, data la vicenda, della lacrima facile o di un pietismo di maniera, ma la regista evita tutto questo puntando all’essenza dei sentimenti, trattenuti mai gridati. La narrazione attinge sia a un registro realistico a volte documentaristico, avvalendosi anche di attori non professionisti, sia a momenti poetici e talvolta umoristici anche nello sguardo dentro la casa di riposo.

Da segnalare che A Simple Life a Venezia 68 ha ottenuto anche due riconoscimenti: il premio Nazareno Taddei per i valori umani mostrati e il premio Pari Opportunità dell’omonimo Dipartimento per aver mostrato “il ritratto di una donna che ha vissuto donando se stessa agli altri e ricevendo in cambio quel rispetto che dovrebbe essere regola di vita in ogni comunità”.

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