TAORMINA – Si inizia dalla Fine, ne La terra dei figli, il nuovo film di Claudio Cupellini presentato in anteprima fuori concorso al Taormina Film Fest e in arrivo nei cinema il 1° luglio con 01 Distribution. La fine con la “f” maiuscola, quella di un mondo post-apocalittico, paludoso e sinistro, popolato da pochissimi esseri umani disperati tra cui un padre (Paolo Pierobon) e un figlio (il rapper Leon de La Vallée, qui al suo debutto cinematografico), impegnati a sopravvivere tenendo lontane minacce e sentimenti. Ispirato all’omonimo romanzo a fumetti di Gipi, il film di Cupellini compie un viaggio durissimo, colmo di violenza, attraverso la desolazione di un mondo distrutto da non meglio precisati “veleni”, in cui padre e figlio hanno rapporti variamente utilitaristici solo con la Strega (Valeria Golino) e il misterioso Aringo (Fabrizio Ferracane). Un mondo in cui solo gli adulti sono alfabetizzati, tanto che il ragazzo, alla morte del padre, avrà un’unica ossessione: farsi leggere il diario del genitore. Un mondo in cui i pochi ragazzini rimasti conoscono solo morte e sopraffazione, incontrano solo cadaveri gonfi che galleggiano sull’acqua oppure persone inermi come Maria (Maria Roveran) o ambigue come Lorenzo e Matteo (Maurizio Donadoni e Franco Ravera) e, sul finale, il Boia, interpretato da un sorprendente – e molto toccante – Valerio Mastandrea.
“Sono sempre stato un fan di Gipi e ho letto praticamente tutto ciò che ha fatto – racconta il regista – La terra dei figli mi ha parlato: conteneva molto di ciò che cerco di raccontare quando faccio un film, un universo sentimentale che non riguarda solo il mio ombelico ma il vissuto di tutti. All’inizio, rispetto al testo, ero prudente. Mi chiedevo: che apporto posso dare a un materiale così definito? Poi, dopo lunghe chiacchierate con Gipi, ho trovato la mia voce personale, fatta di tradimenti virtuosi”. Una delle modifiche più rilevanti è quella che riguarda il protagonista: nel film c’è un solo figlio, nel graphic novel c’erano invece due fratelli: “Di fronte alla violenza del padre – spiega Cupellini – due fratelli avevano la possibilità di consolarsi tra loro, invece in questa storia non doveva esistere esperienza sentimentale: il nostro protagonista doveva essere totalmente a digiuno di sentimenti”.
Dal punto di vista visivo, invece, l’aderenza del film al fumetto è grande: “Per trovare quei paesaggi siamo andati sul Delta del Po, nel ferrarese, nella laguna di Chioggia, nel Polesine – aggiunge Cupellini – Quei luoghi sono parte della mia formazione personale (il regista è originario della provincia di Padova, NdR) e cinematografica: c’è il passato illustre di Paisà ma soprattutto quella è la terra raccontata da Carlo Mazzacurati. Il racconto è radicato quindi nel luogo più giusto e dal punto di vista sentimentale mi sembrava di sentire una mano poggiata sulla spalla”.
Collegato da remoto con il festival siciliano, Valerio Mastandrea ha spiegato invece quanto il suo personaggio fosse quello che “più di tutti traina la memoria. Lui porta il ricordo dell’amore e questo gli permette di compiere scelte che danno speranza. Affrontando il film ho subito pensato all’importanza della memoria culturale, sociale e personale, non solo post-pandemica”. Ad accompagnare quest’opera post-apocalittica ma “anti-spettacolare ed estremamente europea” c’è la colonna sonora di Francesco Motta: “Ci siamo affidati alla sacralità di un canto contemporaneo ma che riporta indietro al passato”, sottolinea Cupellini.
Prodotto da Indigo Film con Rai Cinema, La terra dei figli segna inoltre il debutto al cinema del ventenne Leon De La Vallée, rapper fresco di Disco d’oro e interprete incredibilmente somigliante al personaggio disegnato da Gipi: “Il fumetto mi ha aiutato tanto ad avvicinarmi al personaggio – ha detto l’attore – perché sembra uno storyboard. C’è stata una preparazione lunga e un’immersione progressiva in quel mondo. Questo ragazzo l’ho sentito fraterno anche per ciò che mi è successo nella vita personale. Mio papà è mancato poco prima delle riprese e questo, nel bene e nel male, ha contribuito a farmi costruire il personaggio, mentre essere impegnato nel film mi ha dato la forza di affrontare quel brutto momento. La terra dei figli è stata un’avventura incredibile che dedico a lui”.
L'attore tedesco ha vinto il premio per il miglior film e il miglior attore con Next Door, miglior regia a A Classic Horror Story, Matilda De Angelis miglior attrice per Atlas. La serata, condotta da Anna Ferzetti, è stata aperta dalla musica di Francesca Michielin, che ha omaggiato Franco Battiato
L'attrice è assoluta protagonista del film di Niccolò Castelli, in concorso al Taormina Film Fest e dall'8 luglio in sala, nei panni di Allegra, una ragazza con la passione per l'arrampicata ma costretta improvvisamente all'immobilità dopo essere stata vittima di un attentato, mentre era in vacanza in Marocco, in cui ha perso amici e fidanzato. "Allegra è un animale in gabbia che si chiude nel silenzio perché pensa che nessuno la possa capire, semplicemente perché nessuno ha vissuto ciò che ha vissuto lei"
In concorso a Taormina e su Netflix dal 14 luglio, il film è firmato da Roberto De Feo e Paolo Strippoli che, attraverso ambienti, personaggi e situazioni ricorrenti del "cinema di paura", vogliono in realtà prendere in giro il genere ma anche e soprattutto "lanciare un'accusa alla pornografia del dolore che vediamo ogni giorno intorno a noi". Nel cast Matilda Lutz, Francesco Russo e Peppino Mazzotta, che devono affrontare creature misteriose legate alla leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso
L'attrice di tanto cinema d'autore esordisce nel lungometraggio con Occhi blu, un "film che usa il genere per superare il genere", in cui Valeria Golino è una misteriosa rapinatrice, connotata da pochi dialoghi ma molte suggestioni visive, inseguita dal commissario Ivano De Matteo e dall'ex-poliziotto Jean-Hugues Anglade in una Roma stilizzata