La Tel Aviv delle ‘disobbedienti’

Esce con Tucker film il 6 aprile il film Libere, disobbedienti, innamorate di Msyaloun Hamoud


Esce con Tucker film il 6 aprile il film Libere, disobbedienti, innamorate di Msyaloun Hamoud (titolo internazionale, decisamente più adatto, In beetween, ovvero ‘in mezzo’). Vincitore del NETPAC Award a Toronto, dello youth Jury Award a San Sebastian e del premio miglio debutto a Haifa, racconta uno spaccato ‘borghese’ di vita femminile a Tel Aviv, in bilico tra la necessità di trovare sé stesse e una società poco propensa ad abbandonare le tradizioni – al di là dell’appartenenza religiosa – anche quando si vorrebbe porre come liberale e moderna.

Protagoniste tre giovani donne, un’emancipata e attraente avvocatessa, una vivace musicista lesbica e una timida studentessa islamica molto osservante, che si trovano a condividere un appartamento e la vita, tra progressismo e conservatorismo, fra uomini, donne e amori, fra il villaggio d’origine ela famiglia e una grande città caratterizzata dal fermento della cultura underground (“come se fossero gli anni Sessanta del mondo arabo”, dice la regista). Tre amiche, diverse nel carattere ma uguali nella necessità di liberarsi di un mondo che le tradisce, le giudica e le umilia. Trentacinque anni, figlia di genitori comunisti, Hamoud è cresciuta a Be’er Sheva, ha studiato a Gerusalemme e poi a Jaffa, dove ha frequentato i corsi di cinema della Minshar School of Art. “Ho cercato di raccontare il prezzo che queste ragazze devono pagare – dice Hamoud –  per una condizione che normalmente può apparire scontata: la libertà di lavorare, fare festa, fare l’amore, scegliere. E ogni scelta ha il suo costo. Sono unite come una sola donna, ci sono delle scene che lo sottolineano. Sono molto intense e ci hanno fatto piangere. Ma non è una condizione solo delle donne palestinesi, la società è maschilista in generale. Non c’è solo il conflitto, volevo anche parlare dell’underground di quelle terre, è la realtà in cui vivo e in cui ci muoviamo, anche con le mie attrici. Per un anno abbiamo fatto famiglia, mangiavamo insieme, e così ci preparavamo al film”.

L’opera ha indignato gli integralisti islamici e scatenato la loro furia estremista, tanto che la regista, che ha ricevuto minacce di morte: “Sono un bersaglio. Ma si tratta comunque di strumentalizzazioni. Qualcuno, anche senza vedere il film, ha pensato che volesse essere un attacco alla religione o alle tradizioni, perché abbiamo toccato dei temi tabù e lo abbiamo fatto parlando di quotidianità. La gente non è abituata a vedere film complessi, non capivano se stessero guardando un’opera di fiction o un documentario, perché ha un approccio realistico. E’ successo tutto nei primi giorni di distribuzione, ma poi sono arrivate anche tantissime lettere di sostegno e ci sono stati articoli e incontri di associazioni di donne che hanno parlato del film, allora ho capito che le minacce non erano importanti. Tel Aviv non è il luogo di libertà e armonia che vogliono farvi credere. Va bene se ci si adatta a un certo modo di vivere ma appena esci dal seminato vieni discriminato. Il conflitto ci influenza tutti ma la vita continua e attraversa fasi e cambiamenti, e questo volevo mostrare. Viviamo in una condizione politica sfavorevole ma io volevo concentrarmi sugli individui piuttosto che sulla società, e rompere anche certi stereotipi, ad esempio l’idea che i cristiani siano sempre tolleranti e i musulmani dei mostri. Le cose non stanno così perché i valori tradizionali sono forti in qualsiasi ceppo religioso. Personalmente non mi sono chiesta di che religione fossero le mie attrici, e anche per i loro personaggi non è quella la questione importante. Ci si incontra tra cristiani, musulmani, osservanti e laici, ogni storia è diversa ma per me il punto focale è quanto le donne devono pagare per poter essere sé stesse. Vi dedicherò una trilogia, con storie diverse ambientate nello stesso mondo”.

In conferenza anche l’attrice Mouna Hawa, che racconta: “anch’io ho ricevuto molto sostegno e ricorderò sempre una ragazza che mi ha stretto la mano dicendo: ‘spero che la tua vita sia davvero come quella del tuo personaggio nel film’”.

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29 Marzo 2017

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