La sindrome di Antonio di Claudio Rossi Massimi, in sala da oggi con la Draka Distribution, è tratto dall’omonimo romanzo, scritto dal regista, ed è interpretato da Biagio Iacovelli, Queralt Badalamenti, Antonio Catania, Moni Ovadia, Stefano Scialanga, Chiara Gensini, Mingo De Pasquale, Crescenza Guarnieri, Gianluca Passarelli, Luca Pastore, Laura Galigani, Giulia Carpaneto. Con la partecipazione straordinaria di Remo Girone e Giorgio Albertazzi, nella sua ultima apparizione sul grande schermo. Stasera, alla première al Cinema Jolly di Roma, verrà consegnata a Pia de’ Tolomei, moglie di Giorgio Albertazzi, una targa in ricordo e ringraziamento per l’ultima interpretazione del grande artista.
Nel settembre del 1970 Antonio Soris (Biagio Iacovelli) parte da Roma alla volta di Atene, con pochi soldi in tasca, alla ricerca della caverna e dei luoghi che hanno ispirato Platone. Arrivato in Grecia, conosce la bella e divertente Maria (Queralt Badalamenti). Rapito dal fascino della ragazza e dalla bellezza senza tempo dei luoghi che visitano insieme, il giovane si abbandona alla suggestione di un viaggio quasi fuori dalla realtà. In giro tra templi, mare cristallino e coste mozzafiato, i due ragazzi instaureranno un rapporto fatto di allegria e malcelata passione, di scambio sulla vita, sull’amore e sulla politica. Ma nel viaggio di Antonio ci saranno altri incontri: quello con Vassilis (Antonio Catania), il proprietario della locanda in cui alloggia Antonio, quello con Lissa (Chiara Gensini), una donna folle che pone indovinelli sul senso della vita, e ancora quello con Klingsor (Giorgio Albertazzi), il pittore silente che spera nel ritorno della sua compagna scomparsa da anni. Eppure non tutto è come sembra, e per Antonio luci ed ombre assumeranno aspetti e significati inattesi, raccontati dalla voce fuori campo dell’amico Gino (Remo Girone). Sullo sfondo, il sogno della rivoluzione, la liberazione dei costumi e la Grecia dei colonnelli.
“Un film generazionale ma non solo. Lo spirito anticonformista e combattivo di un giovane, porta con sé i sogni di un’intera generazione, quella del ’68, che trova il proprio specchio negli avvenimenti drammatici della Grecia, piegata sotto il dominio militare – afferma l’autore nelle note di regia – I riferimenti storici sono lo sfondo continuo dello studio dell’autore, che affonda la mano nei malesseri esistenziali dell’animo umano, quelli che non hanno epoca, immutabili nelle varie generazioni e che scaturiscono solo dai disagi interiori di ogni uomo che decida di misurarsi col mondo.
Il protagonista de La sindrome di Antonio è un giovane ingenuo ma saggio che trascina la sua gioventù alla ricerca di un materiale che oggi è pressoché sconosciuto: gli ideali. Questo film è il racconto di una generazione che voleva cambiare il mondo ma che, alla fine, non è neanche riuscita a cambiare sé stessa”.
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