La settima onda: storia di mare e amicizia

Esordisce alla regia l’attore Massimo Bonetti (Stato d’amore e d’amicizia, La piovra tra gli altri), con Francesco Montanari, Valeria Solarino e Alessandro Haber nel ruolo dei protagonisti


Esordisce alla regia l’attore Massimo Bonetti (Stato d’amore e d’amicizia, La piovra tra gli altri), con La settima onda, dal 24 maggio al cinema, con Francesco Montanari, Valeria Solarino e Alessandro Haber nel ruolo dei protagonisti principali, supportati da un cast di altri ottimi professionisti come Imma Piro, Antonio Iuorio, Donatella Pompadour e Tony Sperandeo.

Gestito con eleganza, il film trae vantaggio dall’ambientazione pugliese: su un incantevole sfondo di mare cristallino, sole, terre brulle e atmosfera mediterranea, si incontrano due uomini che sembrano tanto diversi eppure hanno molte cose in comune: Tanino (Montanari) è un pescatore in difficoltà economiche con la passione nemmeno troppo nascosta per il cinema. Saverio (Haber) un grande regista che ha lasciato la settima arte in seguito a un trauma. Tra i due è subito amicizia, un’amicizia che ricorda da vicino quella tra Mario Ruoppolo e Pablo Neruda ne Il postino di Radford & Troisi. Il titolo è quello di una canzone dei Nomadi.

“La storia – dice il regista – nasce da un incontro che io stesso ha avuto con un pescatore. Si chiamava realmente Tanino e ne sapeva di cinema più di me. Ho tramutato in tutto in sceneggiatura aggiungendo istanze come la precarietà sul lavoro, il mio amore per questo mestiere e le difficoltà della vita. Un incontro che mi ha lasciato molto sorpreso. L’ho fatto con l’intento di omaggiare Pirandello, uno dei miei autori preferiti sin da quando ero a scuola, mi ha sempre incantato il suo modo di raccontare novelle e rapportare i personaggi al racconto in maniera crepuscolare, minimalista ed efficace. Idealmente avrei ambientato la storia negli anni ’50, ma il costo sarebbe levitato tantissimo, quindi mi sono accontentato di evitare qualsiasi riferimento alla moderna tecnologia, dai cellulari al computer. C’è invece una lettera, importante nell’economia della trama, inviata attraverso la classica ‘buca’ che ormai è un pezzo da museo. Non avrei mai potuto sostituirla con un sms o un WhatsApp. Essendo attore ho sfruttato la mia esperienza di set, ero sempre attento a tutte le soluzioni registiche e sono stato aiutato da un cast molto buono, che ho lasciato lavorare in serenità. Non mi piace dare troppe indicazioni come regista e non sopporto quando addirittura si danno agli attori le intonazioni. Non si fa. Puoi intervenire se un attore propone qualcosa di diverso dalla tua idea ma per il resto non lo puoi distrarre, se conosce bene il personaggio lo devi lasciar lavorare. Come diceva Avati, che è un grande maestro, gli attori devono recitare con le labbra ma non li si deve sentire da lontano, devono vivere e non recitare”.

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22 Maggio 2018

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