Seconda Primavera, che segna il ritorno al cinema di Francesco Calogero, dopo la parentesi documentaria e a quindici anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio Metronotte, sarà nelle sale dal prossimo 4 febbraio. Si tratta di un film corale, suddiviso in capitoli che seguono l’avvicendarsi delle stagioni. Quattro i protagonisti e quattro le storie raccontate, ognuna da un differente punto di vista, nell’arco di sei stagioni: il racconto prende inizio dal primo inverno, per arrivare alla “seconda primavera” del titolo, che allude alla rinascita di Andrea, architetto cinquantenne, interpretato da Claudio Botosso. A sovvertire il suo inverno interiore è l’incontro con la studentessa Hikma, l’emergente Desirée Noferini, una giovane donna somigliante alla moglie Sofia, scomparsa quattro anni prima in circostanze oscure.
Dopo essere rimasta incinta del trentenne Riccardo, a cui dà il volto Angelo Campolo, già sposato con Rosanna, interpretata da Anita Kravos, Hikma viene ripudiata dal fratello, un piccolo imprenditore maghrebino, e in un momento così delicato e difficile della propria vita accetta l’ospitalità di Andrea. Nella grande villa al mare, circondata da un giardino indocile e affascinante, Hikma insegna ad Andrea a prendersi cura delle piante, inducendolo così all’impegno e alla dedizione alle cose care. Intanto il rapporto quotidiano con la giovane donna, malgrado la presenza incostante del compagno Riccardo, costringe Andrea a interrogarsi su questioni sopite da lungo tempo: da qui un inconfessato e complesso sentimento nei confronti di Hikma. La seconda primavera della storia rappresenta una nuova stagione di passioni, che segna la rinnovata apertura alla vita di Andrea. Come dice il regista, parafrasando Thomas Eliot, “finalmente consapevole che al giardino delle rose si accede attraverso la porta che non abbiamo mai aperto”. Completano il cast Hedy Krissane, Tiziana Lodato, Gianluca Cesale, Antonio Alveario, Monia Alfieri e Livio Bisignano, con l’amichevole partecipazione di Nino Frassica, che incarna una sorta di deus ex machina, pronto a propiziare gli incontri e favorire la tessitura delle relazioni.
Il film, che si avvale dell’apporto artistico di Giulio Pietromarchi alla fotografia, Mirco Garrone al montaggio e Sandro Di Stefano per la musica originale, è stato presentato in anteprima al XXVI Trieste Film Festival, in competizione al Premio Corso Salani. Girato interamente in Sicilia, Seconda Primavera è prodotto da Polittico con la collaborazione di Sicilia Film Commission – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo della Regione Sicilia, Regione Lazio – Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo, in associazione con Università degli Studi di Messina, Argo Software e Agriplast e con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Messina. La distribuzione nazionale è affidata a Mariposa Cinematografica, che partirà con una trentina di copie nei maggiori capozona.
“Il film si ambienta in gran parte in una bellissima villa messinese – dice il regista – che io avevo visto per la prima volta d’estate. Mi è capitato di tornarci d’inverno e l’impressione era del tutto diversa. Faceva freddo, i rovi e le sterpaglie si erano riappropriate dell’ambiente, e allora mi sono chiesto cosa poteva capitare se alcuni personaggi fossero stati costretti a viverci dentro per un anno, per tutte le stagioni, magari già con delle tensioni in corso tra di loro. DA qui è nata l’idea del film”. “Dovevo lavorare molto di equilibrio – dice l’inetprete Botosso – non per forza di sottrazione ma il ruolo richiedeva una certa chiusura, non è certo il lavoro più soddisfacente per un attore, ma poi rileggendo la sceneggiatura mi sono reso conto di che bella sfida fosse”. “Logisticamente -continua il regista – è stato necessario concentrare tutta la lavorazione attorno al mese di settembre, anche per avere Frassica sul set che nel frattempo girava Don Matteo e ci raggiungeva nel week-end. Il tempo variabile ci ha aiutati. Ogni tanto se vedevo pioggia cambiavo il piano di lavorazione e dicevo ‘oggi facciamo l’inverno’. Gli attori hanno potuto anche un po’ improvvisare, ogni tanto vanno lasciati a briglia sciolta”.
Da sottolineare anche l’intenso lavoro del direttore della fotografia Giulio Pietromarchi: “Dovevo costruire in poco tempo vari climi, ho dovuto simulare la freddezza dell’inverno e i colori della primavera e molto l’ho fatto in post-produzione, grazie anche a un colorist molto bravo che la produzione ci ha permesso di poter pagare. Altra parte del lavoro importante è stata la scelta degli obiettivi. Sono tutti degli anni ’70 e donano un tocco di morbidezza al realismo crudo e definito delle macchine da presa digitali”.
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