La seconda notte di nozze


La seconda notte di nozze - castÈ veramente un elogio della bontà con quel pizzico di follia che inestricabilmente comporta, La seconda notte di nozze di Pupi Avati, terzo italiano in concorso a Venezia 62. E’ dolce e ingenuo, fino a diventare trasgressivo, Giordano, che vive con le due anziane zie in una masseria pugliese, fabbrica confetti e libera i campi dalle mine antiuomo all’indomani della seconda guerra mondiale. “Oggi – dice Antonio Albanese, che per questo personaggio è “ingrassato 15 chili in 48 ore” – ci vuole coraggio ad essere buoni, perché c’è una rassegnazione strana che ci circonda”. Ma è buona, a suo modo, anche Liliana, disposta a “vendersi” per un piatto di tagliatelle scotte ma capace di apprezzare il cuore puro di Giordano. E Katia Ricciarelli, osannato soprano lirico che con questo ruolo è diventata attrice, manda un pensiero dal Lido all’ex marito Pippo Baudo: ”Avrei voluto che fosse qui con me. È lui che mi ha convinto ad accettare la proposta di Avati. Purtroppo non ci siamo più parlati, anche se avrei voluto che restassimo amici dopo 18 anni insieme”. Baudo, a distanza, la ringrazia e si augura che il film abbia un grande successo “davvero con tutto il cuore”. Mentre Pupi Avati dedica la sua opera ai tanti bambinetti che, ieri a Sasso Marconi e oggi in Irak, perdono un braccio o una gamba, o magari la vita, per colpa delle mine, “quei bambini che, come stelle, fanno una grande luce”.
Un po’ cattivello è solo Neri Marcorè, tornato a lavorare col regista bolognese dopo il successo del Cuore altrove. A lui tocca di fare il figlio di puttana, il giovanotto che vive di espedienti e furtarelli, ma coltiva il sogno di Cinecittà e finirà per scappare con la troupe del suo attore preferito, Enzo Fiermonte, non senza aver sottratto 35.000 lire al candido zio.

Per Pupi Avati, che torna ai temi e alle atmosfere di sempre, è ancora un film-sfida: “Non avendo mai avuto un grandissimo successo, non sono costretto a piacere a milioni di spettatori e questo dà un’estrema libertà in una società che si basa sui grandi numeri, sulla legge dell’audience”. Tra le libertà che si concede, insieme al fratello produttore Antonio, quella di evitare la pigrizia di certi cast italiani, dove ricorrono sempre gli stessi nomi. “Io punto sul recupero di straordinari personaggi come il Johnny Dorelli di Ma quando arrivano le ragazze? oppure su scelte inedite, come quella di Katia. Oggi posso dire che è nata un’attrice”. Felice della buona accoglienza decretata al film, non risparmia qualche spunto polemico. “Il cinema italiano è costretto a vivere di briciole che si riducono sempre più. Una volta si faceva 300 film l’anno e ti potevi permettere di sbagliare, adesso abbiamo una responsabilità enorme verso gli investimenti”.

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10 Novembre 2005

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