Due Oriana Fallaci a confronto: l’una radicale e progressista, figlia di quella Resistenza vissuta da giovanissima nella Firenze occupata dai nazisti; l’altra testimone di quell’11 settembre che la fa sentire in guerra con l’Islam, visto come un nemico che l’Occidente deve combattere. E’ questa la sequenza chiave, tagliata nella versione più breve per le sale (visibile tra giovedì 5 e venerdì 6 febbraio su circa 60 schermi), del film tv L’Oriana diretto da Marco Turco, in onda su Rai1 in prima serata lunedì 16 e martedì 17 febbraio. Una sequenza per comprendere la vita di una grande protagonista del XX secolo, giornalista e scrittrice, reporter di guerra e femminista ante litteram.
Sullo schermo due Oriana dialogano: la giovane che si è battuta contro ogni dittatura politica, culturale e ogni integralismo e la donna matura in lotta contro il fanatismo religioso, identificato con la comunità musulmana, ma anche contro il tumore ai polmoni, “L’Alieno”, che le è stato diagnosticato.
Il film tv, prodotto da Fandango con Rai Fiction, sceneggiato da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, è interpretato con convinzione e partecipazione da Vittoria Puccini, da Vinicio Marchioni (Aleksos Panagulis), Gabriele Marconi (il fotografo Dulio Pallotelli), Stephane Freiss (Francois Pelou), Francesca Agostini (la studentessa Lisa), Adriano Chiaramida (padre di Oriana) e Benedetta Buccellato (madre di Oriana).
“E’ stata un’impresa produttiva complicata raccontare una vita così intensa e ricca, che ha attraversato e vissuto i grandi eventi del Novecento – spiega il regista – In fase di sceneggiatura c’è stato una gran lavoro di sintesi con l’obiettivo di dare allo spettatore l’idea di una cittadina del mondo. Una vita di una donna libera, in continuo conflitto con il pregiudizio, le rigidità”.
L’Oriana racconta perciò i momenti significativi di questa intensa esistenza: la partecipazione alla Resistenza fiorentina come staffetta partigiana, i primi passi da cronista di nera e l’ingresso nell’importante magazine ‘L’Europeo’, inviata in Pakistan e nel mondo per scrivere della condizione delle donne, l’avventura spaziale americana degli anni ‘60, corrispondente dal conflitto in Vietnam, il massacro studentesco a Città del Messico nell’ottobre 1968 dove rimane ferita, l’incontro e l’idillio con Aleksos Panagulis, leader della resistenza greca contro il regime dei colonnelli, il tradimento e la morte dell’uomo amato e il dramma dell’aborto, le grandi interviste ai potenti della Terra come quella con il leader religioso Khomeini che finisce in una sfida ai diktat islamici, il ritiro a New York a scrivere la sua biografia, l’11 settembre, la scoperta del cancro, il confronto, inventato dal regista, con la giovane Lisa, specchio di un nuovo modo di essere donna e giornalista.
“Avevamo molto pregiudizi rispetto alla Fallaci, una persona non catalogabile su cui hanno messo ‘il cappello’ a turno i radicali, la destra, la sinistra – dice lo sceneggiatore Sandro Petraglia – Una donna capace di rabbie straordinarie ma anche di ironia come risulta dai suoi libri e dal racconto di chi l’ha conosciuta. Nell’affrontare una vita non facilmente raccontabile, abbiamo selezionato i momenti più importanti”.
Stefano Rulli ricorda che già in passato si è misurato con figure di eretici come la Fallaci, persone difficili da inquadrare (Perlasca, Don Milani) che hanno segnato la storia del Paese. Per Vittoria Puccini fin dall’inizio è stata una sfida impersonare questa donna e si è ispirata proprio al suo coraggio e alla sua anima di combattente. “Per prepararmi al ruolo ho letto i suoi libri, le sue interviste delle quali lei stessa è una star; ho studiato questa sua vita che l’ha vista testimone di eventi significativi del XX secolo; ho conosciuto questo desiderio di maternità e di un marito mai avuti anche se lei stessa non credeva possibili, perché abituata all’indipendenza e all’autonomia. Una donna insomma senza mezze misure che il regista ha raccontato senza dare giudizi”.
Per Eleonora Andreatta, alla guida di Rai Fiction, si tratta di un personaggio solista, fuori dal coro che non ha mai avuto timore delle polemiche e di esprimere il suo pensiero, “una giornalista che sentiva la responsabilità individuale e collettiva del proprio mestiere”. L’idea di produrre L’Oriana, che è stato girato in Vietnam, Pakistan, Grecia, Tunisia, racconta Domenico Procacci, è venuta quando, comprati i diritti del romanzo ‘Un uomo’, ha conosciuto il nipote e ha parlato con lui della storia d’amore della giornalista con Panagulis.
Chissà come avrebbe accolto la Fallaci, che in vita rifiutò di essere raccontata sullo schermo, questo film tv? “Credo che ci avrebbe massacrato – risponde il regista Turco – ma sono convinto anche che lei avrebbe riconosciuto nella passione che abbiamo messo in questa difficile impresa la stessa passione che ha insegnato per il mestiere di giornalista”.
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