“Ha dà passa ‘a nuttata” e “A guerra nunn’è fernuta” sono queste le frasi passate alla storia di Napoli Milionaria, spettacolo di Eduardo De Filippo che a marzo 1945 ritrasse la sua Napoli bellica come in un’istantanea. Un’opera più fragorosa delle bombe che fino a pochi mesi prima scuotevano le case partenopee che ha saputo superare la prova degli anni anche grazie agli adattamenti cinematografici e operistici dello stesso Eduardo. Il 18 dicembre arriva in prima serata su Rai 1 la nuova versione televisiva di questo classico della commedia napoletana diretta da Luca Miniero con protagonisti Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera, già interpreti principali nel film su Filumena Marturano. Questo quarto, nuovo e non ultimo capitolo della “Collection” De Filippo sarà seguito il 2 gennaio dal Non ti pago diretto da Edoardo De Angelis con protagonista Sergio Castellitto.
La trama di Napoli Milionaria è grossomodo quella della commedia originale. A Napoli, sul finire della seconda guerra mondiale, la famiglia di Gennaro e Amalia Jovine vive in povertà pressata dal terrore dei continui bombardamenti. Quando Gennaro verrà preso prigioniero dai nazisti in fuga, Amalia troverà il modo di arricchirsi attraverso il lavoro di contrabbandiera in una città investita da una nuova, inaspettata ricchezza, che lascerà però molti indietro. Al suo ritorno, dopo un anno, l’uomo troverà una famiglia completamente cambiata: più ricca, ma sempre più vicina a perdere la propria umanità. Spetterà a lui – ancora traumatizzato dalle violenze subite – provare a riportare i suoi amati sulla retta via.
Notevole il lavoro di messa in scena, che parte da un vicolo reale di Forcella per poi aprirsi alla città intera. Una restituzione fedele e appassionata di una Napoli eterna sempre uguale a se stessa anche a 80 anni di distanza, come il regista Luca Miniero sottolinea nell’ultima vertiginosa inquadratura. “Forcella è il simbolo di una città che sta cambiando. Abbiamo girato in Vico Scassacocchi, – spiega il regista – che viene citato anche nel film di Napoli Milionaria diretto da De Filippo, perché ci abita il personaggio interpretato da Totò. Per noi è stato un vero e proprio incontro con la gente del vicolo che ci ha accolto. Dal punto di vista visivo quel luogo conserva ancora il fascino degli anni del dopoguerra. Il sentimento di Napoli è qualcosa di prepotente, c‘è in Eduardo, ma anche in Mare Fuori, in Gomorra, in Troisi. Questo sentimento a seconda delle proporzioni e del modo di raccontarlo rende un’opera interessante o troppo da cartolina”.
La responsabilità di vestire i panni del personaggio cucito da Eduardo su e per se stesso, tocca a Massimiliano Gallo, una scelta naturale e riuscitissima che ci restituisce un personaggio che richiama quello originale, nella sua comicità dimessa e nei suoi modi gentili. “Per me è un sogno che si realizza, è quello che avrei voluto sempre fare. Un testo straordinario, una prova incredibile da affrontare. Filumena Marturano per certi versi era più semplice, perché aveva una drammaturgia con 3-4 colpi di scena incredibili che ti aiutavano a lanciare tutta la storia. Qui il pubblico deve seguire i personaggi nella loro crescita, nella loro progressione. Sono personaggi che nascono in un modo e finiscono in altro modo, che cambiano. È quello che succede durante un evento tragico come una guerra, Eduardo vuole raccontare che l’animo umano cambia. Le macerie non sono quelle dei palazzi, ma sono interiori, sono le scorie che ti lascia la guerra. La cosa incredibile è che lo fa immediatamente dopo la guerra, gli Alleati erano appena entrati. Queste frasi iconiche sono rimaste perché sono ancora attualissime”.
Ma il cuore pulsane ed emotivo dell’intero film è indubbiamente il personaggio di Amalia, chiamata al cambiamento più repentino, sfiorando la perversione e la spietatezza dell’avidità senza mai perdere un’umanità nei gesti e nello sguardo. “In Filumena Marturano avevo un lavoro più corposo di scene madri, quello è tutto una scena madre. – spiega Vanessa Scalera – Qui è stato più difficile fisicamente, questa estate faceva un caldo torrido, dovevo gridare e sono stata male, ho preso un raffreddore ad agosto. Il mio corpo è stato provato fisicamente. Poi tutte le scene insieme a Massimiliano sono andate lisce come l’olio, sia perché ci conosciamo bene, sia perché il testo parlava. Mi sono divertita nel secondo passaggio, nel mettere in scena una Amalia rinnovata e ricca grazie al suo lavoro di contrabbandiera. Una Amalia che si apre al mondo e per la prima volta esce da quel vicolo. Quando la vediamo a cena con Settebellizze, mi sono divertita ad avere uno sguardo differente, a provare a immaginare una donna che non ha mai visto il mare. Abbiamo lavorato amando il testo e sforzandoci di farlo risuonare”.
Lo sforzo ha indubbiamente pagato, permettendo al pubblico della Rai di riscoprire un’opera dal valore immutato e di un’attualità sconcertante. Eduardo De Filippo, oggi come 80 anni fa, si conferma un maestro da cui tutti possiamo imparare, mettendoci a confronto con le nostre più impietose contraddizioni.
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