“Era una personalità che si divertiva a sfidare il mondo proponendo la propria autenticità. C’è qualcosa di arcaico e qualcosa di ultramoderno, tutto vero e tutto sognato, inventato”, con queste parole, Paolo Virzì, più famoso (per il nostro cinema) concittadino di Amedeo Modigliani, lo racconta nel docu-film evento Maledetto Modigliani.
Nato a Livorno da famiglia ebrea, trapassato a Parigi (dove arriva nel 1906), Modigliani è stato pittore e scultore, ma questo solo fino al primo quindicennio del ‘900 – causa le precarie condizioni di salute: soggetto tubercolotico, condizione acutizzata da assunzione di alcolici e sostanze -, seppur nel giugno del 2010 sia stata venduta, da Christie’s a Parigi, una delle sue sculture, Tête de Caryatide, per la cifra record di 43,18 milioni di euro.
“La leggenda ne ha fatto un seduttore, drogato, alcolizzato, che ha vissuto una specie di bohème da cinema” dice il film dell’artista che ha dipinto una pittura senza fronzoli o dettagli superflui, in cui il volto si fa maschera dell’anima, l’essenza che a Modì interessava indagare.
Raccontato dallo sguardo femminile della sua ultima musa e amore assoluto, la nascente pittrice francese Jeanne Hébuterne (Caterina Fantetti), suicida poco più che ventunenne, incinta del loro secondo figlio: la primogenita era stata una bimba, Jeanne come la mamma, venuta alla luce nel novembre del ’18.
Il film è un inchino all’artista maledetto e al maestro indiscusso, scomparso proprio nel momento in cui sarebbe diventato ricco con l’arte, facendo l’artista: esempio, la sua arte, di quando l’avanguardia diviene un classico. Lui, l’artista più copiato del ‘900, con Maledetto Modigliani viene raccontato nella sua breve ma determinante (per l’arte) esistenza, vissuta soli 35 anni, ma “ogni giorno come se fosse l’ultimo … fino all’ultimo respiro”, dal 1884 al 1920.
S’inanellano sequenze di dipinti e bozzetti, cinema di finzione, riprese dal vero, come quella nel quartiere “Venezia” di Livorno, luogo natìo, quanto di fascino visivo e di appartenenza: soggetto di Didi Gnocchi per 3D Produzioni, sceneggiatura di Arianna Marelli e Valeria Parisi, anche regista, con le musiche di Zaganelli e Myachin, già autori di quelle suggestive – che qui si confermano e si fanno anche epiche – di Ermitage. Il potere dell’arte; inoltre, la colonna sonora del film dedicato a Modigliani contiene anche il brano Fino all’ultimo respiro, di un altro artista livornese – nato nel 1934 proprio difronte alla casa in cui nacque Amedeo Modigliani -, il cantautore e poeta Piero Ciampi.
Il docu-film evento esce in sala 12-13-14 ottobre con Nexo Digital.
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