La leggenda dell’Almamula, il mostro che rapisce chi è ‘diverso’

​Omofobia, machismo, etero normalità, differenza di classe, religione, medio ambiente. Sono tanti i temi toccati con intelligenza e cura dal film di esordio di Juan Sebastian Torales


BERLINO – C’è un essere mitologico, per metà donna e metà animale, diffuso nel nord dell’Argentina. Si chiama Almamula e si dice trascini con sé chiunque commetta ‘peccati carnali’. Almamula è anche il titolo dell’intelligente e curato lungometraggio di esordio di Juan Sebastian Torales, coproduzione Francia-Argentina-Italia in concorso alla Berlinale nella sezione “Generation 14plus”, che racconta la vicenda del quattordicenne Nino alle prese con il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e con i suoi primi risvegli sessuali. Nino è vittima di pesanti attacchi omofobici da parte dei suoi coetanei e, per proteggerlo, i genitori decidono di lasciare temporaneamente la città e trasferirsi vicino alla foresta dove lavora il padre. In questo ambiente rurale e superstizioso, Nino sente parlare della misteriosa Almamula. Così, mentre i sermoni del sacerdote locale ripetono a Nino che la sua sessualità non è ben vista agli occhi di Dio, il fascino per l’Almamula, che accetterebbe i suoi peccati, cresce.

La pellicola – che miscela realismo a universo fantastico – è il primo film girato a Santiago del Estero, città d’origine del regista, che da dodici anni ha lasciato l’Argentina per vivere a Parigi. Il film mette in scena un racconto fortemente autobiografico: “La foresta che si vede nel film è il posto dove andavo da bambino con mio padre, dove trascorrevo intere giornate a camminare e giocare con i mostri. Almamula è il risultato di una ferita emotiva della mia infanzia, da bambino sono stato preso in giro con tutti i nomignoli possibili per via della mia sessualità, ma alla fine sono sopravvissuto. Questo film è un percorso meraviglioso e pieno di dolore nel mio passato. Un processo introspettivo molto lungo, in cui man mano, in maniera inconscia, ho selezionato delle parti da mettere inscena. Almamula è un mix di tutto quello che ho vissuto, come una sorta di seduta terapeutica. Un viaggio in cui c’è tutta la mia vita dentro”.

La natura e l’ambientazione del film partono come sfondo per diventare man mano personaggi principali, in cui la paura dei demoni – personificata nel mostro protagonista della leggenda – è alimentato dal paesaggio oscuro e dall’annegante e soffocante calura dell’ora della siesta, quando tutto si ferma e diventa fuori fuoco. “Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura volevo reinterpretare questa leggenda, capire perché è stata creata”, racconta il regista. “Come molte altre cose inventate dalla Chiesa cattolica, l’Almamula è stata creata per cancellare tutto ciò che consideravano immorale o una minaccia. Quindi, alla fine, Almamula non racconta la storia del mostro che vive nella foresta, ma del mostro che noi, come esseri umani, abbiamo creato intorno alla sessualità, e di come tutto ciò che è diverso a volte ci spaventa”.

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19 Febbraio 2023

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