Piedone – Uno sbirro a Napoli è un omaggio all’indimenticata serie di film con Bud Spencer, e al contempo un viaggio tra i vicoli e le atmosfere di una Napoli contemporanea, dove l’eco del passato si intreccia con le sfide di un presente frenetico e complesso. La serie, una nuova produzione Sky Original, si propone come una rivisitazione e un omaggio alla figura iconica del commissario Rizzo, detto appunto Piedone, protagonista della serie originale degli anni ’70.
Qui invece al centro della scena è Salvatore Esposito, che veste i panni di Vincenzo Palmieri, un ispettore di polizia che porta con sé l’eredità morale e lo spirito del mitico predecessore. Palmieri è un uomo della strada, che vive e respira le dinamiche del quartiere, conosce ogni angolo nascosto della città e si muove con il piglio di chi ha visto tanto e non si lascia intimidire. È irregolare, testardo, talvolta rude, ma al tempo stesso ha un cuore d’oro e un senso innato di giustizia. Non si ferma davanti a regole che considera troppo rigide per il mondo reale e crede fermamente che per difendere i deboli e combattere i soprusi serva un approccio diretto, a volte spigoloso, ma efficace.
Accanto a lui, troviamo Silvia D’Amico nel ruolo della commissaria Sonia Ascarelli, una donna forte e determinata che rappresenta l’opposto di Palmieri. Lei è rigorosa, crede nelle regole e nelle procedure, e cerca di mantenere un controllo ferreo sul distaccamento di polizia al porto di Napoli. La loro dinamica è un continuo scontro di visioni, ma è proprio questo contrasto che permette ai due di completarsi, trovando un equilibrio tra passione e razionalità.
Completa il trio Fabio Balsamo, che interpreta l’ispettore aggiunto Michele Noviello, un personaggio dal profilo unico. Nato con l’animo del ricercatore – avrebbe preferito studiare storia medievale – si ritrova quasi per caso in polizia, dove dimostra un talento sorprendente. Dotato di una rara sensibilità e di un’intelligenza umana fuori dal comune, Noviello aggiunge un tocco di leggerezza e umanità alla squadra, dimostrando che anche il lavoro di squadra più improbabile può ottenere grandi risultati.
La regia di Alessio Maria Federici e una sceneggiatura corale, firmata da autori come Peppe Fiore e Salvatore Esposito stesso, contribuiscono a creare una narrazione dinamica e coinvolgente, che unisce azione, emozione e quel pizzico di ironia che richiama lo spirito originale dei film con Bud Spencer.
Con quattro episodi, questa serie promette di offrire non solo intrighi polizieschi avvincenti, ma anche un ritratto autentico e appassionato di Napoli, città di contrasti e di bellezza, dove i protagonisti si muovono tra legalità e umanità. Piedone – Uno sbirro a Napoli non è solo un’indagine criminale: è un viaggio nel cuore della città e nelle sfumature dei suoi personaggi, un’ode moderna a un mito del cinema italiano. Disponibile dal 2 dicembre su Sky e in streaming su NOW, questa produzione si candida come uno degli appuntamenti televisivi più attesi dell’anno.
E’ una produzione Sky Studios, Wildside, e Titanus Production.
“La figura di Vincenzo Palmieri – dice il regista – legata all’iconico Piedone interpretato da Bud Spencer, arriva sul piccolo schermo come un personaggio schietto, concreto e un po’ burbero, ma con tratti di profonda umanità. Insieme a Salvatore Esposito, che ne veste i panni, abbiamo optato per uno stile visivo colorato e vivace, con riprese dinamiche: le sequenze d’azione sono un’espressione della personalità di Vincenzo Palmieri e del suo approccio al mondo. Abbiamo voluto riabbracciare la dualità del mito di Piedone, giocando con il contrasto tra la sua imponenza fisica e la sua sensibilità: ogni scena riflette questa complessità, utilizzando inquadrature che enfatizzano il suo peso nella comunità, grazie ai luoghi che raccontano la napoletanità, ma anche la sua vulnerabilità. Napoli era il posto giusto per questa serie, il comun denominatore è che il primo Piedone raccontava la povertà. Oggi raccontiamo la solitudine e la povertà 2.0. Napoli è un melting pot dai sapori distinti”.
Per Sonia Rovai, CEO di Wildside “Piedone è patrimonio nazionale. Siamo tutti cresciuti con Piedone. Ognuno di noi ricorda almeno un momento della sua vita legato alla visione dei film con il leggendario Commissario Rizzo interpretato dal mitico Bud Spencer.
Ed è proprio per questo che, quando Sky e Titanus (insieme a Giuseppe Pedersoli – figlio di Bud Spencer – e con Esposito, che fin dall’inizio ha creduto nel progetto) ci hanno proposto di partecipare all’impresa di portare in scena un Piedone moderno, non abbiamo saputo resistere e, seppur con il dovuto timore e rispetto, l’entusiasmo ha preso il sopravvento e ci siamo lanciati in questa splendida avventura. Conta tanto il territorio, che ci consente l’esportazione. Tutti gli ingredienti trovano la loro amalgama e si ritorna un po’ al passato delle nostre grandi IP. Il pubblico vuole contenuti attuali, ma l’Italia è fatta di storia. Titanus ha fondato un’icona ineguagliabile, che può avere vita anche per le nuove generazioni, tramandando la nostra cultura”.
Per Maria Grazia Saccà, CEO & Producer Titanus Production “con la serie Piedone – Uno sbirro a Napoli, abbiamo voluto omaggiare l’opera originale, conservando alcuni elementi “Piedoniani” che hanno reso il personaggio un cult. Le famosissime scazzottate, la vivacità della famiglia d’elezione che si raccoglie attorno al protagonista e una particolare attenzione verso gli emarginati sono state riproposte con grande cura e rivisitate con un linguaggio narrativo moderno, capace sia di richiamare i fan storici, sia di appassionare una nuova generazione di spettatori.
Non potremmo essere più entusiasti di Salvatore Esposito: solo lui poteva interpretare Vincenzo Palmieri – l’allievo del Piedone originario – come ha fatto, con grande rispetto e affetto per l’eredità di Bud Spencer, ma in una chiave tutta originale e contemporanea.
E’ il grande momento delle Proprietà Intellettuali in Italia e nel mondo e Titanus ha quelle più amate nel mondo. Sono tesori culturali che hanno accompagnato il nostro sviluppo e stiamo lavorando ad altre opere ispirate alle nostre property. Senza esagerare, distillando e centellinando. Piedone è tra le più amate, ma soprattutto è la prima. Il primo amore non si scorda mai. Ma ne faremo certamente altre e vi daremo novità”.
Per Nils Hartmann, Vice Presidente Esecutivo di Sky Studios Italia: “Mai come quest’anno il posizionamento delle serie Sky è chiaro e limpido. E’ tutto grande cinema, da Valeria Golino ai Fratelli D’Innocenzo, Sidney Sibilia e M-Il figlio del secolo. Siamo ben posizionati in questo mondo di serie e piattaforme. Io ho sangue napoletano e guardavo Bud Spencer da ragazzino. Temevo che mi arrivasse un progetto imitativo pieno di scazzottate, ma poi ho capito che aveva una sua anima. Era un “liberamente ispirato”. Poi naturalmente l’eredità. Un tema decisamente importante che la serie accoglie nel migliore dei modi. Non avevo target. E’ un modo vecchio di ragionare. Le storie belle funzionano per tutte le generazioni. Hanno ucciso l’uomo ragno ha fatto conoscere gli 883 ai miei figli”.
“Piedone è il nostro Batman – spiega Esposito – Bud Spencer era il supereroe delle nostre generazioni, immune a proiettili, tavoli e sedie che gli distruggevano addosso. Proteggeva sempre i più deboli, anche quando interpretava un fuorilegge. Il Commissario Rizzo aveva poi un vero e proprio costume, che gli permetteva di affrontare al meglio i criminali di quella Napoli. Così come anche il costume di Batman rappresenta una ‘legacy’, lo stesso vale per Piedone. Il Commissario Palmieri viene salvato dal Commissario Rizzo dopo l’omicidio dei genitori, ed è così che diventa quello che è. E’ un personaggio ferito, scorbutico, con una certa voglia di vendetta che mancava all’originale, ma il suo percorso lo porterà a migliorare. Napoli svela tante anime, un poeta l’ha definita “città dai mille colori”. Bellezza più totale e degrado assoluto, vicoli anni ’70 e metropolitana che sembra costruita nel 3000. E’ unica nel suo genere, è un luogo di partenza, dove muoversi e raccontare una storia che Napoli eleva rispetto a qualsiasi altro luogo”.
Nessuna paura di confrontarsi con un colosso come Spencer?
“Forse all’inizio – replica sicuro Esposito – ma appena ho capito che era un sequel diretto, con un’identità propria, non ho avuto né desiderio né paura di rischiare di essere simile al precedente. Eventualmente potremo affrontare preclusione e pregiudizio, ma basterà guardare la serie per sciogliere ogni nodo. Per me il solo vedere accostato il mio nome a quello di Bud, forse apprezzato più all’estero che in Italia, è un grande motivo di orgoglio. Per Bud c’è un museo permanente a Berlino, non c’è altra star internazionale che abbia lo stesso trattamento lì. Grande responsabilità ma anche assoluto piacere”.
Dice Pedersoli: “a mio padre piaceva il personaggio di Esposito in Gomorra. Lo trovava “gagliardo”. Abbiamo visto il remake di Altrimenti ci arrabbiamo, che con tutto il rispetto per i professionisti coinvolti non ci era piaciuto. Qui abbiamo preferito fare una serie che funziona a sé stante, con un personaggio interessante, dove “Piedone” è un valore aggiunto, ma che va benissimo anche da sé. Papà teneva a Piedone, perché è stato il suo primo film di successo da solo, senza Terence Hill, dal secondo in poi recitava con la sua voce, quindi sarebbe stato certamente contento e soddisfatto di questo lavoro. Alessio ha dato allo script un taglio moderno e dinamico, non ci sono mai frasi di troppo”.
Commenta Silvia D’Amico: “il mio è un personaggio nuovo, una donna dura e pura su cui abbiamo lavorato insieme a tutto il team. Non volevamo mettere in scena un cliché ma offrire qualcosa di speciale, in un momento dove è così importante il punto di vista sul femminile. E’ un contrappunto rispetto a Piedone che non segue del tutto la legge. Ma sempre ricordando umanità e sensibilità, con tante diverse sfaccettature, non necessariamente giocando la carta del “‘capo donna”. Non ci siamo messi a raccontare delle scelte tra carriera e famiglia, ci sono, ma restano sotto. Questa rappresentazione si aggiunge alle nostre battaglie, non ce le siamo dimenticate, ma abbiamo studiato e scelto ogni parola per seguire questa direzione”.
Nella serie c’è sicuramente il noir, un certo “lato oscuro”, ma c’è anche la parte comedy che era parte del franchise originale.
Dice Balsamo: “La difficoltà principale e la più grande soddisfazione è il dosaggio di tanti aspetti. Un lavoro di fino che non è semplice. Nella serie c’è anche un grande valore di tenerezza, andava fuso un clima di tenerezza anche nella famiglia del commissariato in un contesto di morte, droga e problemi di strada. Ognuno coi propri demoni e il rifiuto di sé stesso fa i conti con il valore dall’autocompassione”.
Fa da contrappunto proprio il regista: “Io non amo parlare di eroi e supereroi. Sono personaggi umani. Il genere lo abbiamo evitato, non ci volevo cadere, c’è commedia e dramma, ma dovevamo sfiorargli dando loro un colore unico. Lo approccio come un unico film di 320 minuti e non quattro puntate divise”.
Così conclude lo sceneggiatore Fiore: “molte idee sono di Salvatore, come l’elemento del wrestling. Lavoriamo a un vero universo narrativo, che vive di vita propria, non lo chiamo remake né reboot. Fisicità e violenza sono esorcizzate proprio in quella dimensione di empatia, malinconia, umanità e tenerezza. Il suo modo di essere poliziotto in una città come Napoli, che condivide le stesse caratteristiche, è un suo tratto distintivo. E’ una città consapevole, turisticizzata, iper raccontata, che oggi appende i panni a favore dei turisti e inventa meme come la “limonata a cosce aparte”. Tuttavia, ci siamo ispirati per realismo a reali casi di cronaca: mala sanità, migrazioni, Fentanyl, è tutto attuale. Non tutti i problemi sono riconducibili alla Camorra, è una visione tridimensionale. I film di Bud Spencer sono capolavori, ma funzionavano secondo stilemi e regole tutte loro. La scazzottata era un must. Ce le siamo riviste tutte, c’è una perizia tecnica incredibile in quelle coreografie di stuntmen e cascatori. Noi siamo partiti da lì soprattutto assorbendo il sapore del personaggio, ma naturalmente ce ne siamo gradualmente dimenticati. Volevamo fare una serie moderna, contemporanea, con un protagonista contraddittorio e complesso”.
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