“Furono quasi 20mila gli emigrati che come Luciano e Guglielmo tornarono a proprie spese dall’Argentina per difendere il paese dei padri. 8500 furono le infermiere volontarie della Croce Rossa che come Agnese e Adelaide curarono i feriti al fronte. Furono un centinaio i piloti americani che con Fiorello La Guardia combatterono a fianco degli aviatori italiani”. Così la didascalia finale che chiude Noi eravamo, il film documentario di Leonardo Tiberi sui volontari della Prima guerra mondiale. E subito dopo la voce di Renzo Arbore recita il testo della popolare e patriottica canzone del Piave, poi interpretata in tono non trionfalistico dal Motus Mandolin Quartet, mentre un soldato in marcia, nel filmato dell’epoca, si gira verso il cineoperatore e guarda in macchina.
Noi eravamo è una produzione Baires Produzioni e Istituto Luce Cinecittà – che lo distribuisce in sala con un’uscita evento il 22, 23 e 24 maggio -in associazione con Gruppo Banco Desio, con il contributo della Regione del Veneto.
Il film documentario è stato presentato a Roma con un’anteprima a inviti alla sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, presenti i rappresentanti del ministero della Difesa, gli esponenti e militari delle quattro componenti delle Forze Armate e le infermiere volontarie della Croce Rossa.
Prima della proiezione Laura Delli Colli, presidente del SNGCI, ha presentato il regista di “questa storia di speranza, coraggio e sentimenti”, Tiberi che sottolinea di non aver realizzato un film didascalico. “Tutto nasce dalla scoperta grazie ai documenti storici di questi volontari, così ho raccontato dei personaggi tipici, soprattutto delle situazioni”. Il produttore Maurizio Tedesco ricorda l’utilizzo di velivoli d’epoca funzionanti, grazie a un appassionato come Giancarlo Zanardo.
Roberto Cicutto si sofferma sull’impiego creativo dei materiali dell’Archivio Luce, “alcuni addirittura precedenti alla sua fondazione, un utilizzo finalizzato alla riflessione storica e che aiuta a crescere e ad essere migliori”. Stefano Lado, presidente del Banco di Desio, ricorda che dopo Fango e gloria hanno ripetuto l’esperienza di finanziare il cinema e dunque la cultura. Per Cristiano Corazzari, assessore alla Cultura della Regione Veneto, si tratta di una storia con forti legami con la terra italiana; infine Alberto Rosso, capo di gabinetto del ministero della Difesa, ricorda che la ministra Roberta Pinotti ha fortemente voluto collaborare al film, perché importante tramandare ai giovani la nostra Storia
Il film è infatti inserito nel programma nazionale delle commemorazioni del Centenario della Prima guerra mondiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale.
Noi eravamo, ambientato tra gli ultimi mesi del conflitto e il 1933, anno della trasvolata oceanica di Italo Balbo, narra le vicende dell’italoamericano Fiorello La Guardia (Yari Gugliucci) – sindaco di New York dal 1934 al 1945 – che arriva nel nostro Paese assieme a un centinaio di compatrioti per imparare a pilotare e a combattere, volando sui celebri aerei Caproni. Nell’aeroporto militare veneto La Guardia conosce i fratelli Guglielmo (Alessandro Tersigni) e Luciano (Davide Giordano), figli di una famiglia operaia veneta emigrata in Argentina, che tornano volontari sul fronte italiano, divisi però da un’opposta valutazione della vita e degli eventi storici. Entrambi amano Agnese (Beatrice Arnera), giovane borghese trevigiana e crocerossina volontaria impegnata a soccorrere e curare i feriti, aiutando il disilluso medico (Roberto Citran) dell’ospedale da campo.
La storia prosegue poi nel primo dopoguerra, quando Guglielmo non torna in Sud America a differenza di Luciano, ma diventato un abile tecnico lavora in una fabbrica di aerei e viene scelto per far parte dell’equipaggio di uno degli idrovolanti che partecipano alla leggendaria trasvolata italiana dell’Atlantico.
Ed è proprio La Guardia, impegnato nella campagna elettorale di sindaco, a vedere dal suo studio di New York, lo spettacolo degli aerei italiani che sorvolano i grattacieli.
Intrecciate e amalgamate alle scene di finzione ci sono le eccezionali immagini provenienti dall’Archivio Luce che ci mostrano la Grande Guerra vissuta dai civili e dai soldati, le missioni militari aeree, la trasvolata oceanica, i festeggiamenti a New York, l’arrivo degli emigranti negli USA, la vita quotidiana a Buenos Aires.
“Le preziose pellicole dell’Archivio Storico sono state scansionate in alta definizione, restaurate da graffi e macchie, acquisite in digitale, variando la velocità di scorrimento per eliminare quei movimenti accelerati e ridicoli a cui siamo abituati – spiega Tiberi – Infine le immagini in bianco e nero sono state colorate con un procedimento che nei risultati assomiglia molto alle bicromie di inizio secolo. Una scelta non per esibizionismo tecnico o per desiderio di accattivarsi il pubblico, ma, al contrario, per generare drammaturgia e permettere allo spettatore di calarsi nel racconto in un modo quanto più possibile vivo e partecipato”.
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