La grande bruttezza. E non è la “solita” Commedia

Biggio & Mandelli presentano La solita Commedia. Inferno nelle sale dal 19 marzo con Warner Bros. E la formula degli sketch diventa un catalogo di mostruosità quotidiane, dai telefonini agli ingorghi


Si potrebbe intitolare La grande bruttezza il nuovo film dei Soliti Idioti, perché la bruttezza sembra dominare un mondo di maleducazione, infantilismo e nevrosi. Il duo comico torna per la terza volta sul grande schermo (i primi due film hanno incassato, rispettivamente, 12 e 9 milioni di euro), mantenendo la formula degli sketch ma rinnovando personaggi e situazioni, dai condomini al supermercato, dal bar agli ingorghi. E scomodando Dante. Già perché La solita Commedia. Inferno, diretto insieme a Martino Ferro, immagina che l’Alighieri torni sulla Terra per catalogare i peccati contemporanei. Hacker, maniaci di whatsup e indisciplinati del traffico affollano infatti l’anticamera dell’inferno e Minosse non sa in che girone mandarli. Così Biggio & Mandelli si divertono a elencare le efferatezze quotidiane fatte più di maleducazione e stupidità che di autentica perfidia o malaffare.

Sono questi i nuovi mostri contemporanei? “Il paragone ci onora – risponde subito Fabrizio Biggio – quel  film di Dino Risi è uno dei nostri modelli: ci accomuna  lo spirito, la voglia di raccontare l’Italia attraverso la gente comune, senza scomodare i politici o i personaggi famosi, quindi di rappresentare le mostruosità che condividiamo tutti”. Gianmarco Tognazzi che ha quattro ruoli, tra cui quello chiave del ministro della bruttezza, rivela: “Insieme ad Alessandro Gassmann avrei voluto fare I figli dei mostri. Non ci siamo mai riusciti, ma le scenette di Biggio e Mandelli sono una lettura della società contemporanea in chiave grottesca paragonabile a quella che fecero papà e Vittorio Gassman”.

Francesco Mandelli, a chi allarga il paragone a Cochi e Renato, replica: “Sono riferimenti altissimi e non vogliamo scomodare nessuno. Noi cerchiamo di trovare il nostro stile, ma posso dire che… se uno non vuole vedere la solita commedia va a vedere La solita commedia”. L’idea è anche affrontare argomenti tosti con apparente leggerezza. “Anche se a vedere il film un po’ di ansia viene, ti chiedi se veramente facciamo questa vita?”, chiosa Biggio.

Ce n’è per tutti, poliziotti fuori di testa, fashion blogger, pubblicitari invadenti e persino i santi – riuniti nell’aldilà in un parlamento rissoso e vanesio – e Dio stesso, che fuma, beve whisky, si impasticca e non riesce a star dietro agli appuntamenti nonostante sia ubiquo. “Spesso si dice che di certe cose non si può scherzare – spiega Mandelli – ma i produttori della Wildside ci hanno dato piena libertà. Dio indaffarato e confuso è più umano, Padre Pio che vende t-shirt il migliore mai rappresentato”. Mentre Tea Falco è un Gesù adolescente, incollato al telefonino e che saluta il padre per andare a judo. “Gesù è un po’ donna nell’ iconografia classica – dice la giovane attrice catanese lanciata da Bernardo Bertolucci – non voglio essere blasfema, ma la Chiesa è sempre stata un po’ maschilista e questo Cristo sarà una specie di rivalsa femminista”. Ed è lei a coniare la definizione di Grande bruttezza: “Il fondo il film è La grande bellezza in chiave comica, come quello di Sorrentino racconta gli stereotipi umani”.

Chissà se ha tenuto presente Il senso della vita dei Monty Python, Fabrizio Biggio. Che teorizza la satira sulla religione come un modo per mettere alla prova lo spettatore. “Con l’Isis non si può scherzare, ma ora vediamo come reagiranno i cattolici e il prossimo bersaglio potrebbe essere proprio Maometto”. In realtà il grande accusato del film è la dipendenza esasperata dalla tecnologia. “Non giudichiamo – spiega Mandelli – ma è vero che l’abuso ci fa male come una droga, io sono contro un uso smodato e codardo dei mezzi”. Per Biggio telefono a gettoni e macchina da scrivere sono oggetti belli, mentre la bruttezza che avanza fa paura perché è come se fosse una cosa voluta. In fondo il brutto costa meno e ti fa guadagnare di più”. E alla guida di un ministero della bruttezza vedrebbe Gasparri, Alfano o Salvini. “L’Italia – aggiunge il comico – è il paese più bello del mondo, è un delitto aprire sale slot e centri massaggi nelle nostre città”. È d’accordo Mandelli: “Con la bruttezza si specula, si guadagna. È quello il peccato peggiore, anche se noi abbiamo scelto non i peggiori vizi ma quelli nuovi. Ad esempio la violenza sulle donne, una cosa terribile, c’era già ai tempi di Dante. Avevamo pensato di invertire i ruoli, mostrando una moglie che picchia il marito, poi abbiamo evitato. Invece lo sketch che mi fa più ridere è quello dei mariti bambinoni che litigano al ristorante per un piatto di patatine fritte: questo infantilismo è un peccato molto diffuso e di cui anch’io sono colpevole”.

C’è forse un pizzico di maschilismo nell’universo di Inferno? “Essendo uomini è difficile vedere il mondo con gli occhi di una donna, anche per questo abbiamo voluto una montatrice, Valentina Mariani. per osservare le sue reazioni. Ma poi credo che le donne ne escano bene, che ci siano poche peccatrici”. Davvero pensate che tra cento anni si studierà Vasco Rossi al posto della Divina Commedia?  “E’ Vasco che racconta la nostra quotidianità con versi come ‘fegato fegato spappolato’. Alle elementari il programma è lo stesso di 30 anni fa, c’è una staticità della scuola italiana che volevamo prendere di mira”, commenta Biggio. E sulla novità di questa commedia rispetto ai tanti stereotipi del cinema italiano contemporaneo aggiunge: “Noi ci sorbiamo i film spagnoli e francesi e non esportiamo niente, perché fare il remake di una pellicola che ha avuto successo, vuol dire rischiare di meno. Però non rischiare porta alla ripetitività”. E per Mandelli: “Non c’è polemica nei confronti delle solite commedie, anch’io ascolto sempre gli stessi gruppi musicali. Ma noi volevamo fare qualcosa che andasse oltre. C’è una nuova leva di comici fortissima, vorrei rifare Grandi magazzini di Castellano e Pipolo con Maccio Capatonda e Frank Matano”.
Costato 3 milioni di euro, La solita Commedia esce in 400 sale dal 19 marzo con Warner Bros.

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12 Marzo 2015

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