“E’ stato complicato raggiungere l’unanimità sui film. Alla fine ci siamo divisi rispetto al vincitore, designato a maggioranza così come per una menzione, tutti d’accordo invece per l’altra”. La 26enne attrice Jasmine Trinca, giurata di Un certain regard nella quale concorre il film di Daniele Luchetti, a pochissimo dal verdetto finale non si lascia scappare nulla. Solo che ai giurati sono piaciuti molto gli interpreti di Mio fratello è figlio unico.
Ha visto il film di Luchetti per la prima volta a Cannes?
Sì, mi sono voluta tenere la sorpresa. Il film mi è piaciuto così come agli altri giurati con i quali l’ho visto e la reazione del pubblico è stata felice. Sarà un film che avrà fortuna fuori dall’Italia,perché agli stranieri non è sembrata una storia troppo italiana, ma accessibile fuori confine. I criteri di scelta della giuria sono stati complessi, avevamo di fronte una selezione composita: alcuni film molto buoni, tra cui alcuni esordi, 2 o 3 documentari e le opere di maestri del cinema.
La giornata tipo di un giurato?
Sveglia non troppo presto, i giornalisti hanno vita peggiore. La mattina c’è un film che vediamo tutti insieme, poi breve pausa pranzo-riunione in cui scambiarsi idee sul film appena visto e quello del pomeriggio precedente. Subito dopo un’altra proiezione, la sera feste o cene. E poi due incontri più generali a metà del programma e uno alla fine.
Prende appunti?
Sì, ma ho perso il catalogo con le mie impressioni scritte, spero che nessuno lo trovi. Alcuni film sono stati eliminati a posteriori e tutti i giurati erano d’accordo, poi sugli altri titoli pareri differenti.
Quale personaggio interpreta in Il disco nel mondo-Il piano, solo diretto da Riccardo Milani, ambientato tra Firenze e Roma?
Nel film, ora in fase di montaggio e il cui titolo cambierà, sono la donna che il musicista interpretato da Kim Rossi Stuart incontra. La fidanzata che interviene su di lui così problematico; rispetto alla sua esistenza sofferta rappresento un personaggio solare, una ragazza piena di voglia di vivere. Il film dai toni drammatici fa un’operazione che non è frequente, quella di metter in rapporto generi e mezzi diversi: raccontare la musica anche per immagini è una bella scommessa.
Prossimi impegni?
Soprattutto ho avuto dei contatti per pellicole da realizzare all’estero, in particolare la Francia, dove i film che ho fatto sono tutti usciti, e poi l’anno scorso ho ricevuto il premio Chopard, che si dà ai giovani attori, per l’interpretazione de Il caimano. Mi piace pensare molto sui ruoli, fare delle scelte credo sia importante.
Ha rifiutato delle proposte?
Si, è accaduto per qualche prodotto televisivo, anche se ho lavorato per film della tv come Cefalonia o La meglio gioventù. Per me è fondamentale la scrittura, quando ci sono una buona e sceneggiatura perché non partecipare? Non si tratta di essere snob, uno fa anche un proprio percorso scegliendo di non accettare, che non vuol dire non affrontare dei rischi, perché lavorerei anche per un regista esordiente, soprattutto se la storia realizzata si discosta dai moduli consolidati.
Tornerebbe a lavorare per Veronesi?
Volentieri, ho fatto Manuale d’amore quando ormai mi avevano messo su una specie di rotaia del film d’autore a tutti i costi, ho scelto di divertirmi lavorando per lui. Così come lavorerei per Paolo Virzì. Un’attrice deve essere completa.
A che punto sono gi studi universitari di archeologia?
Mi sono abbandonata al cinema, ormai ci ho preso gusto, l’archeologia rimane un hobby. Povera me, resto una somara. Prima sembravo la laureata del cinema italiano e ora sono l’ultima della classe.
Ha aggiunto altri nomi nella lista delle attrici preferite guidata da Jodie Foster?
Amo molto un gruppo di attrici inglesi più che trentenni: Kate Winslet, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Rachel Weisz.
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