Di famiglia in famiglia. Jacob diventa Money (Money Man, per la sua precedente professione di agente di cambio): in seguito a un incidente che lo vede scontare la pena per l’omicidio colposo del suo migliore amico, l’uomo, per necessità di sopravvivenza, entra a far parte della “famiglia” del carcere, distante da quella che lo aspetta a casa – la moglie, il figlio -, una comunità di fratellanza ariana, regolata da codici di violenza e riti di passaggio. Quando grazie a uno sconto di pena lo mettono in libertà vigilata, la fratellanza carceraria non si interrompe, anzi: Jacob, ormai per sempre Money, appartiene a una dinamica stringente per cui deve confermare la sua adesione anche fuori dalle sbarre.
Protagonista del film è l’attore danese Nikolaj Coster-Waldau, per il grande pubblico appassionato di serialità televisiva Jaime Lannister, uno dei personaggi principali de Il trono di spade; esordiente negli USA con Ridley Scott (Black Hawk Down, 2001), è stato in Second chance di Susanne Bier, in The Other Woman di Nick Cassavetes e in Oblivion accanto a Morgan Freeman. L’attore ha dichiarato: “Nel momento in cui conosciamo questo personaggio la sua vita sta andando alla grande. Poi finisce in una prigione popolata da veri criminali, deve riuscire a uscirne indenne e per questo fa una scelta”.
Nel ruolo della moglie Kate, l’attrice Kate Bell, che annovera in carriera sia titoli da grande schermo – Speakeasy, La sposa fantasma, Notte brava a Las Vegas – che televisivi – E.R. Medici in prima linea, Practice, Surface, Boston Legal -, oltre ad una carriera da doppiatrice di cartoon, da Shrek e vissero felici e contenti a Pets – Vita da animali.
Diretto da Rich Roman Waugh – qui anche sceneggiatore e co-produttore – già regista di Snich – L’infiltrato (2013), ha tematiche non distanti da questo ultimo racconto, tanto da far definire le sue ultime tre produzioni, incluso il film Felon, una trilogia di prison-movie; il regista ha approcciato il progetto in prima persona sin dal principio: Waugh è stato poliziotto sotto copertura per due anni, ha lavorato come agente volontario in California: “Ho avuto accesso in maniera sempre più profonda a quel mondo violento. Nessuno sapeva che fossi un regista. Quello che ho imparato subito è che le guardie possono controllare anche i cancelli e le porte ma, dentro le prigioni, comandano le gang”. Il principio che l’ha guidato era quello di raccontare il profilo di un uomo che potrebbe essere ciascuno di noi, a cui potrebbe accadere un imprevisto drammatico: il regista si è quindi domandato come, ognuno, banale uomo comune, dinnanzi a quel “nuovo mondo”, potrebbe decidere di comportarsi per sopravvivere.
Il film è stato girato un paio d’anni fa nello Stato americano del New Mexico, soprattutto all’interno di tre prigioni tutt’ora in uso, in particolare la Old Main Prison di Santa Fe, nota alle cronache quale teatro di alcune delle rivolte carcerarie più sanguinose in America: qui si è girato per una settimana, per un totale di 12 differenti set, in un complesso di riprese di 25 giorni. La fratellanza è stato presentato in anteprima al Los Angeles Film Festival a giugno, esce in sala il 7 settembre, distribuito da Notorious Pictures.
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