La fragilità della vita e il potere dell’arte

BERLINO – Due fratelli gemelli legati da una relazione fatta di un’incredibile vicinanza, l’una, Lisa, drammaturgo di successo che ha rinunciato alla carriera per seguire la famiglia in Svizzera, e l’altro, Sven, attore di teatro a che recita a Berlino, protagonisti del film in Concorso Schwesterlein (My Little Sister) di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond. Il legame invisibile e indissolubile tra i due – ‘sorellina’ e ‘fratellino’ – diventa ancora più forte quando a Sven viene diagnosticato un tipo aggressivo di leucemia. Lisa rifiuta di accettare quel destino che sembra segnato, e fa di tutto per riportare suo fratello sul palco, dove si illumina sostenuto dalla presenza del pubblico. Lisa ricomincia a scrivere per offrire a Sven un ultimo ruolo. Ma, inconsciamente, lo fa tanto per se stessa quanto per lui. In questo modo, torna in contatto con le sue aspirazioni artistiche più profonde, con se stessa, e torna a creare per sentirsi viva. Attraverso la malattia del fratello fa un viaggio interiore nella sua creatività e si riconnette con l’arte, per lei molto più che semplice intrattenimento, e con la scrittura che sente come una forma di creazione capace di condurla fuori dall’oscurità. Così, mentre il fratello svanisce, la sorella viene alla luce. Lui muore, lei rinasce.

“Per scrivere Schwesterlein, abbiamo tratto ispirazione dalla nostra relazione atipica, in cui a volte ci sentiamo più vive quando stiamo creando che nella vita di tutti i giorni, come i gemelli nel nostro film, sempre collegati al loro mondo immaginario condiviso quando sono insieme”, hanno sottolineato le registe che si conoscono da lungo tempo. “Attraverso l’amore dei nostri personaggi per il teatro, il nostro film racconta a suo modo la necessità dei sogni come un modo per sfuggire alla realtà”.

Nel cast due grandi interpreti tedeschi, Nina Hoss e Lars Eidinger: “Sul palco mi sento pieno di vita, paradossalmente sono più vicino a me stesso quando recito”, ha rivelato l’attore, al festival anche nel ruolo dello chef nazista protagonista di Persian Lessons. A proposito della sua compagna di scena: “Ho incontrato Nina a diciannove anni. La ammiro perché è leale, incredibilmente onesta e con una grande integrità. Mi fido totalmente di lei, sul set eravamo molto vicini l’uno all’altra, e quando ti fidi di un partner puoi mostrare molto di te stesso in scena”.