La filosofia dell’Armadillo

Dal 13 settembre in sala l’opera prima di Scaringi, La profezia dell’armadillo, dal best seller di Zerocalcare, proposta a Venezia nella sezione Orizzonti


VENEZIA – La coscienza ha la forma di un armadillo.

Un armadillo in placche e tessuti molli: è infatti un costume, un costume di scena, quello che indossa Valerio Aprea ne La profezia dell’armadillo per interpretare il ruolo dell’animale che, come una sorta di Grillo Parlante, attende sempre a casa Zero (Simone Liberati), l’umano a cui, in quanto coscienza, appartiene, e a cui perennemente pone dubbi, domande, stimoli. Come d’altronde si confà ad una coscienza che si rispetti. “È stata una sfida con diverse insidie: interpretare Zerocalcare era un’insidia ulteriore. Quando mi sono sentito sempre più ansioso per il mio personaggio ho capito che stavamo andando nella giusta direzione. Comunque, già in fase di provino, coglievo un’alchimia particolare, quella che tra attori fa poi trovare il risultato finale”, così ha commentato Simone Liberati il proprio personaggio. 

La profezia dell’armadillo, opera prima diretta da Emanuele Scaringi, e scritta da Valerio Mastandrea, Johnny Palomba, Michele Rech (Zerocalcare), Oscar Glioti, è la messa in scena cinematografica del fumetto best seller firmato Zerocalcare, alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti. “È stato coraggioso Procacci a propormi il film, per cui sono stato molto lusingato – ha detto Emanuele Scaringi. La pellicola contiene molte sfide: è piccola, indipendente, deriva da un fumetto di successo il che portava aspettative. È in qualche modo l’elaborazione del lutto con il tono della commedia: sono due registri difficili da tenere insieme. Sono stati molto bravi gli sceneggiatori a rendere il film compatto, meno frammentato del fumetto: un racconto lungo con un respiro quasi da romanzo. Zerocalcare è contento, ma certo per lui è strano vedere interpretata la propria vita in forma cinematografica: noi abbiamo cercato di essere fedeli al suo mondo, senza sfruttarlo, però naturalmente il film è autonomo, non è certo la vita vera di Michele Rech”.  

Ha continuato Domenico Procacci, il produttore, spiegando che: “Il film ha avuto un processo lungo, era stato annunciato dallo stesso Zerocalcare per la regia di Mastandrea, che è ora uno degli sceneggiatori. Riavvicinando infine la sceneggiatura al libro avevamo un copione che, conoscendo la sensibilità e le capacità di Emanuele Scaringi, ho pensato di affidare a lui, e questo progetto mi sembrava avesse le caratteristiche giuste per portarlo al debutto”. E sull’assenza dal Lido di Rech, Procacci taglia corto: “Ha visto il film, ma è impegnato su altri progetti e ha lasciato la promozione a noi”. 

Nonostante la derivazione dal racconto disegnato, il film sceglie il linguaggio dal vero, esclusa qualche breve sequenza in animazione, nella parte introduttiva: opzione, quella del live, che soprattutto umanizza profondamente l’armadillo, restituendolo come qualcosa di davvero umano e non artificiale o troppo fantasioso. “La mia responsabilità nell’interpretare l’Armadillo aveva una posta molto alta in gioco, tradire l’aspettativa del lettore del fumetto era un rischio altissimo. Già in tempi non sospetti Mastandrea mi disse che avrei dovuto fare l’armadillo, ma a me non sembrava cosa adatta a me. Poi, l’anno scorso, la produzione mi ha interpellato, e dopo aver letto la sceneggiatura ho confermato che non faceva per me: alla terza lettura ho colto qualcosa che mi ha convinto che avrei potuto interpretare il ruolo”, così ha commentato il suo armadillo Valerio Aprea.  

La profezia dell’armadillo è la storia di un fumettista, Zero, che, arrabattandosi un po’ nel mestiere condisce il tutto con le fatiche metropolitane dell’uso dei mezzi pubblici che lo scarrozzano per Roma, riportandolo infine, sempre, al suo appartamentino nel quartiere di Rebibbia, dove “vive” l’armadillo, “uno che sta nella mia testa”, come dice lo stesso Zero. Il protagonista non solo si confronta perennemente con la propria coscienza, ma compie anche, con un flash back tecnico, un flash back interiore nella leggerezza del tempo passato, quell’infanzia e quell’adolescenza che, per via della scomparsa prematura del suo primo amore, Camille, tornano alla superficie del suo dibattito interiore. 

Con Zero e l’Armadillo, c’è anche Er Secco, ovvero Pietro Castellitto, amico stretto del fumettista, un tipo che si spruzza in faccia la lacca per assuefarsi e riuscire a intessere delle relazioni umane. “Un po’ di responsabilità c’era, ma il giusto, senza che fosse senso di colpa – ha raccontato Castellitto jr – C’era soprattutto il desiderio di restituire la poeticità del lavoro generale di Zero”. 

Nel parterre di interpreti, seppur con ruoli non protagonisti, anche Laura Morante, la mamma di Zero, Diana Del Bufalo, compagna delle scuole medie, Teco Celio, il vicino di casa, Kasia Smutniak, l’operatrice ecologica che Er Secco sospetta gli lanci dei segnali d’amore, e Adriano Panatta, il famoso tennista, nel ruolo di se stesso: “Quando Procacci m’ha proposto la partecipazione ho subito pensato che non stesse bene! Mi ha mandato il copione sul telefonino, che non ho letto, e mi ha dato appuntamento sul set: la scena che faccio con Liberati l’ha scritta Procacci, poi io l’ho fatta un po’ mia, gigioneggiando senza troppa fatica, ho fatto me stesso”, queste le parole del campione.  

La profezia dell’armadillo è un film sul filo del rasoio tra concretezza e metafora, in cui Zero è alla perenne ricerca della lettura e del rasserenamento della propria interiorità, finché un giorno torna a casa, trovando grande disordine, e l’armadillo che lo accoglie dicendo: “hai superato la massa critica”. Appena pochi secondi più tardi riceve una telefonata, dall’altra parte della cornetta gli viene offerto un lavoro come fumettista, che Zero accetta, seppur non certo di esserne all’altezza. Qui di nuovo la voce dell’armadillo entra pragmatica, sentenziando che: “il mondo è pieno di gente che non è competente del proprio lavoro. Orgoglio precario attaccate ar cazzo”. 

La profezia dell’armadillo è un piccolo, ironico, molto ironico, “Bignami” della filosofia della vita, necessario per la sopravvivenza, la critica, la tenerezza, la consapevolezza, l’ansia, il sorriso. Omaggiando una battuta dell’armadillo: “Un vademecum per prendersela nel culo”, che, tra cinismo e serenità, chiosa consigliando a Zero di: “Non farti contagiare dalla voglia di un altro mondo, un altro mondo non è possibile”. 

Il film distribuito da Fandango esce in sala dal 13 settembre, in 150 copie. 

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