Tutto con Midge inizia da un accessorio. Lo sappiamo, l’abbiamo visto. Miriam Maisel è un concentrato di parole e tessuti, cappelli e gesti, battute e imprevedibili tailleur confetto. Midge è l’apparenza e la sostanza, e così la sua serie: straordinario esempio di produzione televisiva che abita ogni pixel di idee, trovate, colori. Conosciamo La Fantastica signora Maisel da quattro stagioni e sei anni. Ma ora è tempo dei saluti. Da venerdì 14 aprile al 26 maggio, le nove puntate de La Fantastica Signora Maisel 5 segneranno la fine della serie che fu manifesto e vanto di Prime Video. 3 Golden Globe, 5 Critics Choice Awards e 17 Emmy Award sono traguardi importanti per la sua creatrice, Amy Sherman Palladino, e per l’esuberante cast: dalla protagonista Rachel Brosnahan, pronta a tornare un’ultima volta nei panni di Midge, ai sempre più centrali comprimari.
L’episodio pilota de La Fantastica Signora Maisel era già un compendio preciso e sincero. Qui, diceva, dentro e fuori comunicano: un abito, una punta di colore, un cappello fuori posto, possono dire tutto di un personaggio. Riassumerlo, ma anche espanderlo. È maniacale, Midge. È maniacale, La Fantastica Signora Maisel. Ci si perde nelle inquadrature che giocano solo per all-in. Sceneggiature piene, per inquadrature dense e popolate di personaggi e dettagli di sterminate scenografie anni ‘50. La si vorrebbe sfogliare, se si sapesse da dove partire. Gli accessori, i costumi, i vestiti, sono forse accesso prioritario per i segreti della fantastica signora Maisel. Un guardaroba sterminato, quasi fantasy, impossibile, ma necessario per raccontare l’epopea di una donna che riprende in mano la vita e su un palco di stand-up comedy cambia se stessa e i colori del proprio mondo.
Per riuscirci, lungo le quattro stagioni sinora mostrate, la fantastica signora Maisel ha attraversato anni ‘50 e ‘60 inseguendo i pensieri più sagaci e la battute più caustiche con una parlantina da vertigine e un vastissimo vestiario, indossato come un’armatura che di volta in volta ne ha rappresentato ambizioni e desideri.
L’incredibile sforzo produttivo ha numerosi responsabili, ma per i costumi (pluripremiati agli Emmy) c’è un nome che ha fatto la differenza nelle cinque stagioni de La Fantastica Signora Maisel: Donna Zakowska. Nel novembre del 2021, quando Midge non appariva sui piccoli schermi di Prime Video da prima dello stop delle produzioni, per via del covid, Zakowska ha pubblicato un volume che ripercorre il lavoro svolto per i vestiti della serie.
Si intitola Madly Marvelous: The Costumes of the Marvelous Mrs. Maisel. Strabordante di immagini e dietro le quinte da La Fantastica Signora Maisel, il volume apre porte nascoste nel rapporto dinamico che la serie ha instaurato tra il dire e il mostrare. L’attrice protagonista, Brosnahan, chiama la Zakowska “Cappellaio matto”, mentre sul set Amy Sherman Palladino si rivolge a lei come “genio” e “generale”. Perché la perfezione, e il perfezionismo estremo, decide il destino di ogni singolo bottone.
Cresciuta a Brooklyn circondata da uno stuolo di zie italiane in una raffica di eventi sociali e celebrazioni festive, fatte di giusti abiti per giusti momenti, Zakowska ha imparato presto che il colore è racconto. “Mia madre credeva fermamente nel potere dell’ornamento e nell’idea che qualunque siano le circostanze della propria vita, non si dovrebbe mai abbandonare l’impegno per abbellire se stessi e l’ambiente”. Un riassunto della poetica di Midge.
Tra i ricordi d’infanzia elenca l’argento metallico della casa, le rose di velluto rosso, i tulipani in primavera, le foglie autunnali, le zucche in autunno. Ricorda la palette, l’insieme policromo e il dettaglio del colore quando lo si separa dal resto. Ricorda, e ripropone, riusa e innesca nell’inquadratura. Anche, e soprattutto, in The Marvelous Mrs. Maisel, serie che ha sempre avuto come unici imperativi esagerazione e fantasia.
I vestiti de La Fantastica Signora Maisel guardano alla pubblicità dell’epoca, alle riviste, da Vogue a Harper’s Bazaar, alle rivoluzioni stilistiche del dopoguerra e alla storia cinema. Di episodio in episodio, Zakowska pedina, senza mai cedere alla banale imitazione, le dive anni ‘50 e ‘60, cadenzando gli astri del grande cinema per scandire il racconto.
Se le prime stagioni de La Fantastica Signora Maisel guardano a Grace Kelly o Audrey Hepburn, la “svolta francese” della quarta stagione porta verso Catherine Deneuve e Brigitte Bardot, strappando e ricucendo i confini delle icone prese a modello. L’obiettivo non è, per Zakowska, così come per Amy Sherman Palladino, una ricostruzione da museo delle cere. L’obiettivo è il racconto, costi quel che costi in termini di colore ed effervescenza.
Quando lesse la prima descrizione di Midge, Zakowska non ebbe dubbi che il punto di partenza sarebbe stato il rosa. Lungo i vari episodi viene inserito nello stereotipo del femminile per esserne strappato l’attimo dopo, in un gioco dinamico che crea ritmo e rivoluziona continuamente significati e valori dei personaggi. La mutazione di Midge passa per palette e gioca con l’epoca, le aspettative (nostre e sue), e qualche rivoluzione.
Amy Sherman Palladino viene dalla danza e nelle prime scene sul set fece volteggiare Rachel Brosnahan con un ampio cappotto tra i centinaia che erano stati preparati. “Li ho considerati l’equivalente di un mantello da supereroe“, raccontano regista e costumista rubandosi le parole, “un’armatura trasfigurante, protettiva ed emotiva che la incoraggia e la rafforza come personaggio”. Se inizialmente è evidente che il centro assoluto sia Midge, l’espansione dei confini de La Fantastica Signora Maisel nei sobborghi dei comprimari cerca aiuto nei costumi per accelerare o risaltare interi archi narrativi. Dalla crisi di mezza età del padre Abe alla svolta parigina di Rose, raccontata per “viola e rossi profondi, dal sentimento francese, di chi cerca un’identità”.
Nella scena clou del primo episodio de La Fantastica Signora Maisel Midge indossa la sua “prima armatura multicolore”. Quando viene lasciata dal marito il rosa scompare. La pioggia che batte forte sul personaggio, ubriaco e disinteressato mentre le crolla il mondo addosso, sembra togliere il colore, distruggere i vestiti. Sul palco del Gaslight, in cui per la prima volta scopre il proprio talento, arriva a spogliarsi. Battesimo e rinascita, la serie inizia mentre ricomincia la vita di Midge, che di episodio in episodio abbiamo visto fiorire e appassire, assumere e rubare colori. L’immagine più incredibile della quarta stagione è proprio Midge sdraiata su una montagna di abiti variopinti, come poggiata sulle pelli indossate.
Ora è il tempo delle ultime armature e Donna Zakowska ha promesso che tutti gli orli saranno al proprio posto. L’ultimo episodio della quarta stagione era un abbraccio, assieme rassicurante e terribile, nel bianco candido della neve. Midge, con un cappotto di ugual colore, azzerava tutto, colori e vita, prima di avviarsi al finale. Tutto con Midge inizia da un accessorio. Tutto con Midge finirà, per certo, con il giusto vestito.
Nel Concorso del Trento Film Festival, il film di Enrico Masi ricorda che il cinema può – e deve – avere il coraggio di porre domande scomode. Uno spaccato nei 45 giorni della Repubblica Partigiana di Montefiorino, nella ricorrenza degli 80 anni dalla Liberazione
L'attore candidato all'Oscar interpreta un detective nel nuovo film scritto e diretto dal regista di The Raid. Disponibile dal 25 aprile su Netflix
Il film è ambientato in Israele all'indomani degli attacchi del 7 ottobre 2023
Dopo oltre 15 anni di stallo a causa di complessi problemi legati ai diritti, il franchise horror torna con Linda Cardellini nel ruolo della madre di Jason