Esce il 29 novembre in 128 copie con 01 l’opera prima di Francesca Muci, L’amore è imperfetto, film tratto dal suo stesso romanzo omonimo, prodotto da Rai Cinema e R&C, e con protagonista la brava Anna Foglietta, nei panni di una donna confusa che, dopo la traumatica fine di una relazione sentimentale, si lascia travolgere da un vortice di passioni, amorose ed erotiche, divisa tra le attenzioni di una disinibita diciottennte (Lorena Cacciatore) e quelle di un affascinante cinquantenne (Bruno Wolkowitch).
Sceneggiata con la collaborazione di Gianni Romoli, la pellicola ondeggia, come la sua protagonista, tra diverse suggestioni, dalla commedia, al dramma, all’eros, fino ad approdare a un finale spiccatamente mélo: “Ci piaceva l’idea – dice Romoli – di includere l’eros in una storia che non era di stampo spiccatamente erotico. E’ una vicenda sentimentale dove, semplicemente, i momenti erotici non sono tagliati, eliminati o edulcorati. Nel cinema italiano è sempre stata una componente importante, da Pasolini a Bertolucci a Fellini a Visconti, fino agli anni ’80, il periodo in cui iniziarono a uscire le leggi che non lasciavano passare in tv i film VM18 e costringevano i VM14 alla seconda serata, il che ha provocato negliu autori una sorta di tendenza all’autocensura”.
“Rispetto al libro – racconta la regista – abbiamo reso i toni meno cupi, facendo prevalere gli aspetti più leggeri. Non volevamo insistere sugli aspetti morbosi, volevo raccontare una donna moderna e contemporanea, con una storia d’amore assoluta. Anche se ci ho messo del mio: l’sms osé ricevuto dalla protagonista è arrivato anche a me, anni fa. Per me le cose sono andate diversamente, in quel momento stavo allattando mia figlia e la cosa mi ha scossa, ma pure divertita. Da lì è nata l’idea”.
Dopo il successo di Nessuno mi può giudicare, Anna Foglietta si ritrova catapultata in un contesto radicalmente diverso: “E’ una gran fortuna – dice l’attrice – di solito registi e produttori tendono a incastrarti nel ruolo che ti ha resa celebre. Elena è una donna complessa, sfaccettata, poliedrica. Ha avuto in pratica due vite, è stato come interpretare due donne in una. Naturalmente le scene erotiche sono molto impegnative, ma non ho avuto reticenze soprattutto grazie alla grande leggerezza di Francesca. Però, non ho voluto improvvisare. Ho voluto orchestrare tutto da principio e sapere fin dove mi dovevo spingere con i miei partner, che sono stati entrambi estremamente professionali”. Il film di ambienta a Bari, una Bari priva di connotazioni regionali, che interpreta semplicemente una generica città: “Ammetto di essere stata campanilista nella scelta – dice Muci – io sono di Lecce ma a Bari ho studiato e trascorso gli anni più importanti della mia vita. Ha il lungomare più grande e più bello d’Europa che mi fa pensare alle relazioni, all’apertura verso l’altro, a un luogo d’incontri babelico. Però non volevo connotarla, proprio perché non racconto una storia locale, ma un sentimento universale. Ognuno ha mantenuto il proprio accento e l’ho adorato”.
Piccola sorpresa la prova attoriale di Giulio Berruti, finora apprezzato più per la sua avvenenza che per la sua bravura, nei panni dell’uomo che spezza il cuore a Elena, e che riesce a prodursi anche in uno spiritoso spogliarello: “L’arma vincente – dice – è stata l’ironia dice l’attore che mi ha aiutato a superare l’imbarazzo che, del resto, fa parte anche del personaggio, e l’ha resto più umano”. “Cogliendo l’occasione – conclude la regista – per citare 9 settimane e ½, un classico della mia generazione”. Nella colonna sonora, due pezzi a opera di Tiziano Ferro, L’amore è una cosa semplice e TVM.
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