La musica, la passione che la muove, il talento e l’umanità di chi la suona, tornano con La Compagnia del Cigno – seconda stagione, la cui filosofia di fondo è “quando tutto cambia, l’amicizia rimane”, a restituire perfettamente il profilo aggiornato della serie ideata e diretta da Ivan Cotroneo, scritta con Monica Rametta, che spiega come: “La sfida è stata immettere una deriva noir, senza perdere la cifra della serie, affinché non diventasse un giallo, ma entrasse in modo morbido nella storia, fusa con il racconto tutto. È una delle cose più riuscite, è stato piuttosto difficile: abbiamo lavorato moltissimo in sceneggiatura per il bilanciamento dei toni, tipico dello scrivere di Ivan e mio, anche se qui la sfida era un pochino più alta per i due generi diversi”.
“La nostra era un’idea di giallo dei sentimenti, ispirata dal grande cinema, un pò quello hitchcockiano, per cui si teme per le sorti di qualcuno. La seconda stagione per noi è stata importante sin dalla scrittura: con Monica, abbiamo cercato di dare una svolta alle storie per vertere al punto dei due anni passati per tutti – ora alle soglie della Maturità -, con sfide più grandi, perché l’amicizia resista agli urti della vita”, dice Ivan Cotroneo.
Il Conservatorio “Giuseppe Verdi”, tempio della musica e delle vite musicali, quanto di quelle intime, del rigoroso maestro Luca Marioni (Alessio Boni) e dei suoi allievi, in particolare sette giovani musicisti – Barbara, Sara, Sofia, Matteo, Domenico, Robbo, Rosario -, si conferma fulcro spaziale degli eventi, insieme ad una bella Milano, riconoscibile nella sua essenza architettonica e urbanistica più classica e in quella più contemporanea, dall’Arco della Pace al Politecnico, dal Duomo illuminato in notturna alla punta svettante dell’avveniristica Torre Unicredit.
Per i giovani musicisti è appunto imminente “il giorno più importante della nostra vita”: le prime sequenze della serie, infatti, dichiarano che gli allievi stiano per affrontare l’esame di maturità, per cui – come anticipato da Cotroneo – il consiglio di Marioni è proprio: “cercate di restare amici, questa è la più grande battaglia che dovete combattere”. La competitività musicale alza la propria asticella, ascendendo anche il grado di conflitto, sfamato dall’arrivo di Teoman Kayà (Mehmet Gunsur: debutto con Il bagno Turco di Ferzan Özpetek, è attualmente protagonista assoluto della serie internazionale The Gift), maestro e ex allievo del Conservatorio, vecchio amico di Marioni e di sua moglie Irene (Anna Valle), adesso direttore d’orchestra di fama mondiale. L’entrata in scena di Kayà non è transitoria, non sarà indolore, porta con sé un fine misterioso, le cui conseguenze potrebbero ripercuotersi proprio sulla famiglia di Luca Marioni, anche quella “allargata” dei suoi allievi, innescando un pericoloso mulinello.
“Per alcuni aspetti, ho colto un po’ di analogia con la mia classe di Arte Drammatica – c’erano anche Gifuni, Favino, Lo Cascio -, con un maestro come Orazio Costa: cinque di noi siamo rimasti davvero in amicizia, e sono consigli preziosi quelli di queste persone, perché è come se fossero della stessa famiglia, c’è una comprensione profonda. Perché, se sei onesto, segui il percorso del tuo amico, e il consiglio è una miglioria fondamentale: come nella classe della Compagnia, si tratta di Amicizia con la A maiuscola”, spiega Alessio Boni, per cui: “La musica Classica fa parte del mio percorso sin dall’Accademia, è inevitabile: al di là del ruolo, indosso spesso le cuffie per trovare un contagio musicale utile a esprimere una scena, mi aiuta molto, proprio… mi contagia; per Marioni, ça va sans dire: con il preludio della Traviata e un intermezzo della Cavalleria Rusticana mi ha davvero riportato alla ‘Silvio d’Amico’. È una cosa stranissima: anche se non dirigevo davvero, è interessante la reazione dell’orchestra al tuo gesto dal podio, un’emozione enorme; ora capisco, anche grazie alle tante prove con i musicisti professionisti, delle sfumature che prima non coglievo e, se possibile, sono stato influenzato ancor di più verso la musica Classica”.
La lealtà, l’amicizia, tessuti con il talento, sono gli addendi che portano la musica ad essere maestra di vita. La Compagnia del Cigno 2, dunque, conferma la musica quale cuore della propria narrazione, e si fa anche ascoltare nelle sua bellezza sonora, trasversale ai generi: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni e Niccolò Paganini, accompagnati da Bach, Beethoven, Liszt, Schumann e Mendelssohn, con l’Associazione “Orchestra Giovanile di Roma” che in scena interpreta l’orchestra della serie. Inoltre, il personaggio di Anna (Anna Nagai) introduce nel mondo della lirica, con l’ascolto di alcune delle più celebri Arie italiane. Si rinnova, anche in questa seconda stagione, l’affiancamento della Classica con la Leggera: si possono ascoltare le reinterpretazioni di alcuni brani di Vasco Rossi, Gino Paoli, Riccardo Cocciante, Mia Martini, oltre alle apparizioni speciali di Mika, Malika Ayane, Ornella Vanoni e Francesco Gabbani, “per il gusto di essere in un racconto che parla della loro passione, della loro vita”, precisa Cotroneo. La colonna sonora originale è composta dal M° Gabriele Roberto, mentre il produttore delle esecuzioni vocali è Stefano Cenci.
Un’atmosfera abbracciata dalla bellezza e dalla levità della giovinezza e della musica, ma non per questo assorta in una dimensione distante dall’attualità, infatti: “La cronaca nella prima serie entrava con Matteo (Leonardo Mazzarotto) e lo zio Daniele (Alessandro Roia), era tenuta viva con la loro provenienza da Amatrice, che avevamo previsto di andare a filmare per il finale, alla Casa della Musica, ma non è ancora stata inaugurata, cosa su cui contiamo presto. In questa seconda stagione, però, abbiamo deciso di raccontare senza l’attualità della pandemia, anche un augurio per quello che potrà tornare a essere il futuro prossimo, però senza rinunciare a temi cari, come la costituzione della coppia di zio Daniele con il fidanzato, e l’affidamento dei minori. Daniele è un personaggio importante, politicamente e personalmente, che ci ha portato a vincere il Diversity Award, simbolo di tutte le differenze nella società: Alessandro ha reso un’affettività quotidiana, perfino ‘banale’, crescendo Matteo come un papà, creando un gruppo famigliare”, spiega ancora Ivan Cotroneo.
“Il mio personaggio porta il tema dell’omofobia e dell’affido e lo fa in maniera onesta, all’interno della meccanica di una coppia; secondo me questa è la vera rivoluzione: il non parlare del macro tema, ma delle difficoltà intime di una situazione e un gesto così importanti”, riflette Alessandro Roia.
“Inoltre, abbiamo cercato di portare attenzione su figure di donne non sempre raccontate, come le mamme interpretate da Carlotta Natoli (Vittoria) e Claudia Potenza (Nico)”, aggiunge Cotroneo.
Per Vittoria, mamma di Barbara (Fotinì Peluso), “è stata una seconda avventura: con Ivan e Monica ho un sodalizio, devo a loro una grande fetta della mia carriera artistica, e il ruolo in questa seconda serie comporta la comparsa di ‘fantasmi’, zone d’ombra, cose che ciascuno di noi affronta; il mio ruolo è quello di una madre molto forte, ma anche borghese nel senso meno bello del termine, con molte convinzioni e poche domande, e proprio nella relazione con la figlia ha messo in discussione un po’ il suo ruolo genitoriale; adesso le crolla la sicurezza economica, ma anche quella di un marito che ne era garante, e torna un’ombra violenta dal passato della figlia, motivo per cui prima erano arrivati a Milano: le cose non elaborate si ripresentano e ti permettono di affrontarle e uscirne forte o restarne sotto. Con Fotinì Peluso abbiamo avuto un grande sodalizio, lei è una grande attrice, fatta e finita”, dice Carlotta Natoli.
Con la prestigiosa fotografia di Luca Bigazzi, la serie è prodotta da Indigo Film ed “è stata girata grazie al tempestivo arrivo dei protocolli: a fine febbraio 2020 eravamo a Milano, da cui siamo andati via sperando di poter tornare, così è stato a fine giugno e fino all’autunno inoltrato, per cui ringrazio tutti per il lavoro fatto con ulteriore sforzo, soprattutto alcuni reparti, per cui è stato particolarmente gravoso, pur aderendo con grande entusiasmo”, tiene a riconoscere Ivan Cotroneo.
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