Il Teatro 5 di Cinecittà, quello legato alla memoria di Federico Fellini che qui aveva eletto la sua “casa” cinematografica, è il luogo ideale per Paolo Sorrentino – da molti considerato l’erede del riminese – che qui ha ricostruito nei mesi scorsi alcuni luoghi simbolo del Vaticano, dalla Cappella Sistina alla Basilica di San Pietro per girare The New Pope, la seconda serie ambientata in Vaticano dopo il successo di The Young Pope venduto in 154 paesi. Così il premio Oscar de La grande bellezza continua a misurarsi con la serialità, mentre è confermato che il suo prossimo film per il cinema sarà Mob Girl con protagonista Jennifer Lawrence.
The New Pope comincia dove finiva The Young Pope: il papa Pio XIII, il tormentato Lenny Belardo (Jude Law) non si è sentito bene, è entrato in coma, sta tra la vita e la morte e così il segretario di Stato il Cardinal Voiello (Silvio Orlando) decide che va eletto un nuovo papa. La scelta ricade su un cardinale sui generis, quasi un dandy, John Malkovich. Ma il vecchio Papa non è morto, è in coma e potrebbe svegliarsi:
“Ci sembrava costoso pagare una star come Jude Law per dormire e infatti ad un certo punto si sveglierà”, dice ironico Sorrentino nell’immensa sala del Teatro 5 con accanto il suo cast in una pausa delle riprese dei nove episodi della serie originale Sky con Hbo e Canal+ prodotta da Lorenzo Mieli e Mario Gianiani per Wildside.
“Lenny in Lenny out”, scherza il sardonico Jude Law sottolineando come “siano le contraddizioni a definire questo personaggio”, un papa a dir poco sui generis e che in The New Pope “va in direzioni inaspettate, nuovi luoghi, nuovi sviluppi, nulla di ripetitivo”. Il papa nuovo è John Malkovich che racconta: “Sono stato un grande fan della prima serie, non sono un cattolico né esperto di cose papali, ma sono affascinato dalla filosofia, dalla teologia, dalle vicende del Vaticano”.
Accanto a loro il cardinale Silvio Orlando, “un personaggio – dice – che porta un elemento di concretezza in questa storia di fantasia, un elemento disgraziato, di ineleganza – ironizza – ecco nell’estetica grandiosa della Chiesa io sono questo. Paolo Sorrentino? Con lui è sempre un grande viaggio, ogni giorno una sorpresa, ma sempre piacevole”.
La trama dei nuovi otto episodi è top secret. Capiterà qualcosa di clamoroso Oltre Tevere? “Sul Vaticano non ho scoperto niente, il mio – risponde Sorrentino – non è un lavoro di investigazione, sono curioso proprio perché non conosco le cose. Dal non conoscere fai il salto mortale per creare una realtà parallela”.
Dunque è tutto inventato? “Il Vaticano sa custodire molto bene i propri segreti”, risponde. La realtà però spesso supera la fantasia: “E’ capitato spesso, anche durante la prima stagione che qualche idea frutto di invenzione accadesse poi veramente. La realtà gareggia costantemente con la fantasia. In questa seconda serie siamo andati molto oltre – dice – speriamo di restare fantasiosi stavolta se no sarebbe pericoloso. Quello che capita, meglio che resti all’interno di una serie tv”.
Il regista, che definisce la serie “un luogo ideale di racconto” e dice di essere affascinato dalla narrazione seriale per la possibilità “di sviluppare i personaggi” spiega così i due papi, Jude Law The Young e John Malkovich The New. “Lenny Belardo, Pio XIII ha una visione reazionaria, conservatrice, dogmatica. Sembrava, quando è stato scritto da me con Stefano Rulli, Tony Grisoni e Umberto Contarello, un personaggio anacronistico. Ora sembra molto attuale, corrisponde molto all’umore dei tempi, a certe forme di intransigenza che hanno preso molto piede. Il nuovo Papa, John Malkovich, è a favore del compromesso, ferma gli estremismi, vuole che le forme estreme non prendano piede in Vaticano e questo di colpo è diventato un personaggio molto moderno”. I due papi “non sono in sfida ma in confronto. L’unica competizione – scherzano i due attori – è sulle scarpe, sugli abiti”.
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