BERLINO – Due donne. Da una parte una casalinga che, insieme a un gruppo femminile, lotta per ottenere la libertà di abortire. Dall’altra una madre, con due figli grandi, che deve riprendere in mano la sua vita dopo esser stata lasciata dal marito.
In competizione nella quarta giornata della Berlinale arrivano Call Jane e Les Passagers de la Nuit, altri due film che in questa edizione numero 72 del Festival tedesco puntano i riflettori sull’universo femminile. Elizabeth Banks è Joy, classica casalinga borghese americana degli anni ’60, felicemente sposata e con una figlia adolescente. La donna rimane inaspettatamente di nuovo incinta. Ma questa gravidanza rappresenta una seria minaccia per la sua vita e il medico le consiglia di abortire. Il consiglio dell’ospedale, però, tutto maschile, si rifiuta di concedere un’eccezione alla rigida legislazione anti-aborto. Troverà sostegno in un gruppo di donne, le “Janes”, guidate da Virginia, ossia Sigourney Weaver, che clandestinamente offrono alle donne la possibilità di abortire e prendere il controllo del loro destino.
La sceneggiatrice di Carol, Phyllis Nagy, stavolta si è affidata a uno script di Hayley Schore e Roshan Sethi per parlare nella sua opera seconda dei diritti delle donne, lanciando un grido di battaglia contro le ostruzioni del patriarcato attraverso uno sguardo tutto al femminile. “Quando il produttore Robbie Brenner mi ha inviato la sceneggiatura di Call Jane, sapevo che dovevo dirigerla, seppur con tanti timori. Ma ho sentito che quella paura mi avrebbe aiutato a mantenere una visione onesta e così è stato – ha detto la regista, unica presente al Festival – L’importante era creare dei personaggi senza che venissero giudicati nonostante i loro comportanti complessi e contraddittori. Ma ciò che mi interessava di più era raccontare la storia di questa protagonista, una donna qualunque, che ritrova se stessa in circostanze piuttosto straordinarie in un momento storico particolare”. Il film si apre con un’elegante festa in un hotel alla quale sta partecipando Joy, mentre fuori c’è una manifestazione di hippie.
Charlotte Gainsbourg è, invece, Elisabeth, una madre di due figli grandi, che dopo la rottura con il marito tenta di riprendere in mano la sua vita. Inizia a lavorare per un programma radiofonico notturno e come bibliotecaria part-time. Nella sua vita entrano a far parte un’adolescente problematica e un uomo. The Passengers of The Night, questo il titolo del film diretto da Mikhaël Hers, che vede nel cast anche Emmanuelle Béart, ambientato negli anni ’80, si concentra sul percorso di una donna che vive i cambiamenti che la vita le ha riservato. “Quando ho letto la sceneggiatura mi ha toccato il suo calore e la sua delicatezza, oltre al rapporto di questa madre con i suoi figli”, ha detto l’attrice francese, spiegando della sua Elisabeth: “È una donna molto riservata che non nasconde i suoi sentimenti e le sue debolezze. Di lei mi è piaciuto che sia limpida e sincera ed è semplice capire le emozioni e le sensazioni che vive. La sua timidezza potrebbe portarla a rifugiarsi in se stessa, e invece lei non ha paura di mostrarsi com’è. Ho trovato interessante costruire il personaggio, proprio perché non avevo troppi riferimenti personali. Non proviene né dalla classe operaia, né fa parte di un ambiente intellettuale e privilegiato. Ed è stato curioso anche vivere in un quartiere di Parigi che conosco pochissimo”. Del regista, lo stesso di Memory Lane e Quel giorno d’estate, la Gainsbourg ha poi detto: “È un autore che lavora attraverso i dettagli, molto importanti in una storia. Lui è un regista molto timido e quando ci siamo incontrati non ha detto molte parole. Ma ci siamo capiti subito e sul set ci siamo compresi perfettamente”.
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