L’urgenza di partire in una “Tarda estate”


VENEZIA – Terzo lavoro per il duo registico Marco De Angelis e Antonio Di Trapani, dopo i corti Il cuore sospeso e Voci di rugiada, oggi a Controcampo Italiano è passato Tarda estate, film a bassissimo costo prodotto da Gianluca Arcopinto e Emanuele Nespeca con la collaborazione del dipartimento Comunicazione e spettacolo di Roma Tre. Costato 8mila euro e mezzo, di sole spese vive, visto che gli attori hanno accettato di lavorare senza compenso, Tarda estate racconta la storia di Kenji giornalista giapponese di mezza età che vive in Italia ormai da molti anni. Il suo redattore gli affida un importante reportage sull’attuale situazione politica nipponica che gli impone di tornare nel suo Paese nel momento in cui scopre di essere malato. Questo viaggio, non cercato, sarà per lui l’occasione di confrontarsi e riabbracciare le proprie radici tra visite alla vecchia madre, apparizioni del fantasma dell’ex amata, e l’incontro con la nipote sedicenne con cui nasce una spontanea e immediata complicità. Il film si apre però con il racconto della leggenda nipponica dei due amanti ostacolati dalla Via Lattea che in Giappone si festeggia il 7 luglio, la festa delle stelle (Tanabata Matsuri), durante la quale ai due viene concesso finalmente di incontrarsi. Anche se solo per un giorno.

“La storia degli amanti è stata più un pretesto che una vera impellenza – ha detto a CinecittàNews uno dei registi, Marco De Angelis – il Giappone si sposa con la nostra intenzione di comporre inquadrature geometriche, con una linearità e una purezza che ricerchiamo nel nostro cinema. Non snobbiamo l’Italia nè la possibilità di fare film qui, semplicemente non ci riconosciamo tra quei registi che per lavorare devono sempre e solo fare film socialmente utili. Noi vogliamo innamorarci di un’idea, un’esigenza, e costruirci intorno un racconto”.

 

A rafforzare il concetto interviene anche il collega, Antonio Di Trapani: “Da noi al cinema si deve sempre riproporre qualcosa di identificabile di già noto in cui il pubblico si possa riconoscere. I nostri film invece vogliono far perdere lo spettatore dentro uno sguardo, una vicenda, una scena. Lavoriamo con una sorta di canovaccio, non una sceneggiatura vera e propria, aperto all’improvvisazione. Il nostro obiettivo è toccare le corde di chi guarda e trasmettere rilassatezza. Per Tarda estate l’idea di partenza è costituita essenzialmente dalla partenza stessa. Partenza intesa come tensione urgente verso ipotesi di bellezze lontane, come necessario allontanamento dal debito di contingenza con l’attualità”.

04 Settembre 2010

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