L’illazione brucia ancora


Un film risarcimento che non fu mai mandato in onda dalla Rai, che pure l’aveva prodotto, e che adesso torna a vivere grazie al Festival di Roma e all’impegno della vedova di Lelio Luttazzi, Rossana, che dopo la morte dell’artista tiene viva la sua memoria con una Fondazione. È L’illazione, tv movie da 60′ che il jazzsta triestino realizzò nel 1972 e quindi due anni dopo quello che chiamava il suo anno zero, il 1970, quando a causa di una telefonata dell’amico Walter Chiari venne coinvolto in una vicenda di droga. Era del tutto estraneo ma fu presunto colpevole per un intero mese da incubo. “Fece 27 giorni in cella d’isolamento, senza neanche sapere di che cosa era accusato”, racconta Rossana. “Venne completamente scagionato, ma per tutta la vita, ogni volta che qualche personaggio dello spettacolo veniva trovato con una dose di stupefacenti, il suo nome saltava fuori sui giornali. Abbiamo fatto molte querele e ottenuto molti risarcimenti, eppure ancora nel 2010, quando Lelio è volato via, sono apparsi degli articoli che parlavano di un suo coinvolgimento in una vicenda mai chiarita”.

 

Alla legittima indignazione, oggi fa spazio la gioia di vedere proiettato in pubblico L’illazione di cui Luttazzi fu non solo autore (ispirandosi a una sua novella) ma anche protagonista (come attore, del resto, aveva lavorato spesso anche con registi importanti come Antonioni e Ferreri). Qui si ritaglia un ruolo evidentemente autobiografico, quello di Decio, scrittore controcorrente che vive in campagna nei pressi di Roma con la sua compagna Paola, giovane donna alternativa che ama l’India, detesta il matrimonio e non crede nella fedeltà. La coppia sta cercando di vendere un terreno alla moglie di un magistrato, che sarebbe entusiasta di cambiare vita. Così la invitano a cena insieme al marito. Ed estendono l’invito agli amici Monica e Lorenzo, che hanno appena perduto un figlio, nato con una grava malformazione. Lorenzo, che è un medico, continua a ricevere lettere anonime che lo accusano di aver provocato il decesso del piccolo e forse l’uomo di legge potrà dargli un consiglio per uscire da questa penosa situazione. Ma la notte bianca, tra partite di Scarabeo e giochi parapsicologici, si trasforma via via, a causa della deformazione professionale del giudice, che ha una spiccata tendenza a vedere il marcio anche dove non c’è, in una sorta di incubo ad occhi aperti fugato solo dall’arrivo del mattino. Frase chiave, quella pronunciata da Decio, e in realtà ricalcata da una di Giuseppe Berto, “chi svolge certe professioni, come l’insegnante o il giudice, dovrebbe essere psicoanalizzato per legge, per evitare che sia un sadico o un narcisista”. Chiaro atto d’accusa contro coloro che l’avevano “incastrato” senza tanti complimenti. E che così descriveva in un’intervista recente con Fabio Fazio: “Una commistione di superficialità, conformismo giacobino e voglia di dare addosso al personaggio in vista”.

L’illazione, come detto, non venne mai trasmesso in tv “perché affrontava un argomento che era meglio non trattare” e finì nel dimenticatoio. Fu ritrovato da Rossana nella stalla di una casa in campagna dove la coppia viveva e da cui stava traslocando nel ’78. “Lo feci riversare in VHS dalla pellicola, ma quando provai a farlo vedere a Lelio mi strillò contro, lui che non alzava mai la voce, così non ne parlammo mai più. Solo dopo la sua morte l’ho fatto vedere a un amico, critico cinematografico, che mi ha confermato il valore dell’opera. Poi Paolo Giaccio di Rai 5 mi ha aiutato a far partire il restauro e infine Piera Detassis l’ha voluto al festival”.

 

Mario Valdemarin (il taciturno Lorenzo del film) ricorda oggi come all’epoca Luttazzi citasse spesso Oscar Wilde alla cui vicenda di vittima innocente della giustizia si sentiva probabilmente vicino. “Bisognerebbe trattare con spirito qualsiasi argomento, dove si ride non c’è immoralità e Lelio sapeva parlare di tutto con leggerezza”, aggiunge l’attore. Tuttavia il suo soggiorno in carcere spezzò in buona misura quella leggerezza, “gli cambiò completamente il carattere”, come ricorda Rossana che lo conobbe cinque anni più tardi e rimase con lui fino alla fine, quando ormai era tornato nella natìa Trieste, parlava solo triestino e passava molto tempo al pianoforte a comporre.

 

La copia, restaurata dal laboratorio L’immagine ritrovata di Bologna con la supervisione di Cesare Bastelli, sarà proiettata al Festival di Roma il 30 ottobre alla presenza, tra gli altri, del giudice Ferdinando Imposimato e chissà che non si faccia qualche ulteriore “illazione” sul tema molto attuale delle intercettazioni telefoniche. Intanto di Luttazzi sta per uscire un cofanetto con le colonne sonore, mentre quello che rimane il suo unico film andrà in onda su Rai 5 sempre il 30 ottobre alle 22.

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26 Ottobre 2011

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