Non ce la fate ad aspettare il 5 novembre e il ritorno di James Bond in Spectre? Niente paura, quest’estate avrete di che consolarvi con un paio di storie di spie altrettanto entusiasmanti e coinvolgenti. La prima ad arrivare in sala (19 agosto) è Mission: Impossible – Rogue Nation, sesto capitolo della longeva saga ideata da Tom Cruise – che ne è interprete e produttore – sulla base di un celebre serial televisivo. Cruise è il vero collante e mente dietro al progetto. La regia cambia di film in film e stavolta cade nelle mani esperte di Christopher McQuarrie, che già aveva lavorato con l’attore in Edge of Tomorrow (come sceneggiatore) e Jack Reacher – La prova decisiva. Ethan Hunt si ritrova stavolta braccato dal Sindacato, un’organizzazione di assassini altamente addestrati che vogliono distruggere la IMF, con l’aiuto della sua squadra dovrà affrontarlo e distruggerlo. La trama è tutto sommato niente di originale, quello che fa la forza della serie, oltre alle scene d’azione (tra cui si distinguono in particolare l’apertura con Cruise appeso a un Airbus A400M in volo, come sempre senza controfigura, e un inseguimento in motocicletta, come nel secondo memorabile episodio diretto da John Woo) sono le location – da Vienna al Marocco – e una rinnovata dose di ironia grazie all’introduzione dell’esperto comico Simon Pegg, nei panni di una spalla abile coi computer ma totalmente imbranata nelle azioni spericolate, che costituisce per Hunt tanto un appoggio quanto un ulteriore ostacolo, stimolante in fase di sceneggiatura. La bella del lotto è Rebecca Ferguson, agente britannica spietata ma non troppo. Il primo weekend d’apertura è andato benissimo (121 milioni di dollari, 56 in USA e 65 a livello mondiale) tanto che Cruise ha dichiarato di essere già al lavoro su un sesto episodio.
Tratto da una serie (poco conosciuta in Italia) è anche il meno altisonante – ma altrettanto divertente – Operazione U.N.C.L.E. di Guy Ritchie, in uscita il 2 settembre, con Henry Cavill, Armie Hammer, Alicia Vikander, Hugh Grant e Elizabeth Debicki. Il modello è in questo caso quello del ‘buddy movie’, con Cavill agente americano costretto a collaborare con una spia russa negli anni della guerra fredda. Il film è stato girato senza risparmio di mezzi – in parte in Italia, fra Roma e Napoli – e punta “all’intrattenimento”, come ha sottolineato all’ANSA Cavill, senza voler essere tuttavia “semplicistico”. Perché Guy Ritchie – con cui lavorare è stata “un’esperienza fantastica”, esclama all’unisono con Hammer – “è anche regista “complesso, capace di dare a modo “un messaggio”: e cioé che il mondo non è sempre diviso fra bene e male, che i contatti e persino i contrasti umani avvicinano oltre ogni ideologia e pregiudizio”. Concetto condiviso dalle due protagoniste femminili: la svedese Vikander (Anna Karenina, The Royal Affair e il recente Ex Machina), che interpreta Gaby, figlia di uno scienziato tedesco che gruppi criminali nostalgici del nazismo hanno catturato per farsi consegnare la formula semplificata di una bomba atomica in grado di dare a chi la possiede un potere micidiale; e l’australiana Debicki (Il Grande Gatsby), che veste la parte della cattiva, Victoria, moglie del playboy italiano Alessandro (Luca Calvani) il quale ha ereditato una fortuna dal padre fascista e nasconde i laboratori dell’organizzazione criminale nelle aziende di famiglia. “Nel film – spiega in particolare Debicki – abbracciamo con gusto gli stereotipi, su americani, russi, tedeschi, inglesi, italiani, per farne oggetto di divertimento. Ma non c’e’ il bianco da una parte e il nero dall’altra, piuttosto un’ampia zona di grigio”. La pellicola è stilisticamente intrigante, tra i montaggi alternati tipici del regista britannico e una grana poco raffinata che ricorda le pellicole degli anni ’70, e non mancherà di predisporvi gradevolmente alla nuova stagione cinematografica in attesa del ritorno della spia per eccellenza. Sapete il suo nome.
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