L’Enrico IV natalizio di Paolo Genovese


Leone (Sergio Castellitto) è ricco, potente, misterioso e affascinante, ma anche molto solo. Per la vigilia di Natale, decide di affittare una compagnia di attori perché interpretino la famiglia che non ha mai avuto. Questo lo spunto di Una famiglia perfetta, commedia corale girata a tempo di record da Paolo Genovese – solo poco tempo fa, ai primi di ottobre, avevamo avuto modo di visitare il set, a Todi – e interpretata, oltre che dal protagonista, anche da Marco Giallini, Claudia Gerini, Carolina Crescentini, Ilaria Occhini, Eugenia Costantini, Eugenio Franceschini (“li ho scelti tutti in ‘ini'”, scherza il regista) e Francesca Neri.

 

Uno spunto che ha origini iberiche: “L’idea – spiega Genovese – è nata 10 anni fa quando a me e Luca Miniero è stato proposto un remake del bel film Familia, di Fernando Lèon De Aranda, in cui un uomo ingaggiava una famiglia fittizia per il suo compleanno. Si trattava di un giallo però, con toni lontani dalle nostre corde, e inoltre noi già stavamo pensando a un film sul Natale. Ci interessava il tema dell’ineluttabilità delle scelte che si fanno nella vita, come ad esempio quella di avere o meno dei figli”. Inizialmente prevista per il 3 gennaio, l’uscita è stata anticipata – caso abbastanza raro – al 29 novembre, in 430-450 copie con Medusa: “Semplicemente – spiega l’ad Giampaolo Letta – abbiamo fatto uno scambio di date con il film di Muccino, che uscirà i primi di dicembre in Usa. Come opzione natalizia avevamo anche I 2 soliti idioti, ma data la bravura di Paolo nell’accelerare i tempi e il tema natalizio del suo film abbiamo pensato che fosse opportuno averlo in sala già prima delle feste e non nel mezzo”.

Nel film, che alterna brillantemente commedia e sentimenti, con ampie concessioni a parti riflessive e malinconiche celebrazioni della professione attoriale, qualcuno ha colto echi pirandelliani, dall’Enrico IV a Sei personaggi in cerca d’autore (dato che qui abbiamo un ‘autore’, pazzo di solitudine, in cerca dei suoi ‘familiari’ personaggi): “Sono lusingato – dice il regista – ma in fase di scrittura a queste cose non ci si pensa. Pensi solo a far funzionare la storia, poi, come dice Michèl Gondry, a intellettualizzarla ci penseranno gli altri. Racconto principalmente la storia di un rimpianto e solo dopo aver realizzato il film mi sono reso conto di aver rischiato molto, perché avrei potuto mancare totalmente l’obiettivo se non fosse stato per la bravura degli attori, che hanno retto il gioco di recitazione nella recitazione”.

“Paolo sa gestire la vera commedia – dice Castellitto del suo regista – che non è un esercizio ginnico come un semplice film comico. Si tratta di saper trattare con garbo e ironia temi seri. Leone si definisce un solitario, in realtà è solo. Il film parla di solitudine, con un disincantato sberleffo. E riflette anche sul senso ultimo delle festività. Cos’è il Natale se non un divertente e al contempo patetico tentativo di amarci di più? E’ come durante le Olimpiadi: non ci sono guerre, non c’è la fame nel mondo, in quel momento ci sono solo gli atleti meravigliosi che lottano per la medaglia. In queste parentesi la solitudine si sente meno, e noi ce ne prendiamo un po’ gioco”.

autore
28 Novembre 2012

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