Firenze, domenica 10 novembre ore 19.00, cinema La Compagnia proiezione speciale, alla presenza del regista e dei due protagonisti Andrea Anastasio e Giorgia Calandrini, del documentario L’anarchico venuto dall’America di Gabriele Cecconi, ritratto inedito dell’anarchico toscano Gaetano Bresci. La sera del 29 luglio 1900, a Monza, il re d’Italia Umberto I, mentre si stava spostando in carrozza tra due ali di folla festante, fu colpito a morte da tre colpi di rivoltella. L’attentatore era l’anarchico toscano Gaetano Bresci, giovane tessitore pratese di trentuno anni, emigrato negli Stati Uniti e tornato in Italia con lo scopo preciso di vendicare gli ottanta cittadini uccisi nel maggio 1898 a Milano, quando la popolazione era scesa nelle strade per protestare contro la famigerata “tassa sul macinato” e il generale Bava Beccaris aveva ordinato all’esercito di sparare col cannone sulla folla dei dimostranti. Nei giorni successivi alla strage il re aveva elogiato il generale, lo aveva insignito della medaglia d’oro al valore militare e poi lo aveva nominato Senatore del Regno.
La figura di Gaetano Bresci ha sempre suscitato polemiche e controversie: c’è chi lo ha considerato un terrorista squilibrato e assassino e chi un idealista che ha sacrificato la sua vita per la costruzione di un mondo più giusto. “Questo film è in linea con quella che è sempre stata la mia idea di cinema: raccontare storie scomode e controverse, poco conosciute, che nessuno ha mai raccontato. Il mio intendimento – afferma Gabriele Cecconi – non è quello di esaltare o di condannare, ma di capire e di raccontare, nella maniera più obiettiva possibile, la vita pubblica e quella privata di Gaetano Bresci, la sua formazione anarchica e i suoi amori. Il mio approccio non è stato politico-ideologico ma esclusivamente e rigorosamente storico, evitando condanne o esaltazioni che quasi mai aiutano a comprendere la realtà”.
Il film documentario, presentato alla scorsa edizione del Bellaria Film Festival, approfondisce i motivi che costrinsero Bresci ad emigrare in America e quelli che lo convinsero a tornare in Italia, abbandonando la moglie Sophie e l’amata figlia Madeleine, ma riapre anche il caso sulla sua morte, quando il detenuto più sorvegliato d’Italia fu trovato impiccato con un asciugamano alle sbarre della sua cella. Grazie alle riprese esclusive e inedite all’Archivio Centrale dello Stato di Roma e al Penitenziario borbonico dell’isola di Santo Stefano, viene avvalorata l’ipotesi che Bresci non fu suicida, secondo la versione ufficiale, ma “suicidato”, come ormai ritengono tutti gli storici e i giornalisti che si sono occupati del caso.
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