Il primo appuntamento di Michelle e Barack Obama, raccontato nel film di un regista esordiente, Richard Tanne, distribuito da Microcinema, dal 17 novembre in sala. E’ una storia d’amore Ti Amo Presidente, titolo italiano per Southside With You, che nella traduzione prende così un profilo ammiccante e distorto, perché il racconto del primo appuntamento di Michelle Robinson e Barack Obama non ha nulla a che fare con la biografia presidenziale, ma più con Southside, quartiere di Chicago in cui nacque il loro amore, in un tempo molto distante dalla nomina a presidente degli Stati Uniti d’America.
La storia, basata sul racconto pubblico del primo appuntamento tra Michelle e Barack, due colleghi di uno studio legale di Chicago – era l’estate del 1989 – si struttura nella composizione di sequenze, riferite ufficialmente in alcune occasioni dal presidente e dalla first lady.
Barack Obama riesce a strappare un appuntamento a Michelle Robinson, in quel momento sua referente professionale, disegnando così il loro primo appuntamento, composto da momenti fissati con precisione: una mostra d’arte, un picnic, un incontro a sfondo sociale, un cocktail, un film al cinema e un bacio (degna della migliore pubblicazione “Blue Moon” la scena del gelato/bacio).
Una basica, tradizionale, prevedibile, storia d’amore, null’altro che questo guardiamo sullo schermo, resa particolare dal solo fatto che lo spettatore sia a conoscenza della storia successiva, quella pubblica e politica, dimensione che conferisce al film un profilo appena meno monotono, altrimenti insignificante.
Di indubbia somiglianza quella di Parker Sawyers con Barack Obama, una fisionomia incredibilmente aderente al reale, che, con un lodevole lavoro di mimica espressiva e fisica, fanno dell’interprete un credibile giovane presidente, se si considera come riferimento l’immagine pubblica che abbiamo potuto conoscere negli ultimi anni di Storia.
Michelle, interpretata da Tika Sumpter, spicca per il carattere moralmente impeccabile, per la tendenza alla ricerca della perfezione che, a tratti, sconfina quasi in un eccesso di fastidiosa formalità, controbilanciata dal profilo di lui, decisamente più morbido, brillante, determinato ma non pedante.
Se Michelle sia effettivamente stata questa ragazza – e, tutto sommato, se anche Barack sia stato questo ragazzo – però non possiamo saperlo, perché quella sullo schermo non è nient’altro che la storia dell’incontro tra un uomo e una donna e la famiglia presidenziale, come restituita pubblicamente nei due ultimi mandati alla Casa Bianca, non è altro che la costruzione di un’immagine pubblica, di certo non capace di rivelare davvero chi siano le persone, dietro ai personaggi.
Il tempo storico si fa necessario protagonista, ovvero gli anni ’80 – esattamente l’estate del 1989 – che, oltre alla scenografia, sono efficacemente restituiti in una curata colonna sonora, presente nello snodarsi del racconto, a partire dal primissimo brano interpretato da Janet Jackson, affiancato ad altri successi di Cher e altre icone di quel preciso momento musicale, che fanno coppia con un altro puntuale riferimento artistico, quello cinematografico del film di Spike Lee, Fa’ la cosa giusta, che Barack e Michelle guardarono insieme proprio la sera di quel loro primo appuntamento.
Del destino futuro (la presidenza degli Stati Uniti) sul grande schermo non c’è nulla, se non passaggi di sceneggiatura in cui nell’esprimere ciascuno il proprio punto di vista – ma solo e sempre perché di loro già conosciamo il risvolto pubblico attuale – possiamo intercettare quelli che sono l’etica, la visione sociale, l’assenso politico, la sensibilità a certe tematiche di queste due persone, probabilmente in una libertà creativa che ha condotto a scrivere il dialogo del film basandosi sull’operato pubblico delle due persone.
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