Kusturica, monaco ortodosso. E c’è anche Sorrentino


LECCE. Si trova a suo agio ogni volta che viene in Italia. Innanzitutto perché il suo cognome non viene storpiato ma pronunciato in modo corretto. E poi perché Emir Kusturica sente “di tornare alle radici della sua estetica, nel paese dove, a differenza della mia terra, il Rinascimento ha lasciato segni e testimonianze”. E’ ospite del Festival del cinema europeo che gli dedica, oltre a una mostra fotografica in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti-Parma, una retrospettiva che propone tra i dieci titoli in programma la versione integrale, più di cinque ore, di Underground (Palma d’Oro nel 1995) e Maradona di Kusturica che celebra il popolare artista argentino del pallone.

Non è un caso che il Rinascimento torni più volte nelle riflessioni a voce alta del regista serbo nel corso dell’incontro con il pubblico. In fondo Kusturica non è poi così lontano dalle grandi figure artistiche di quel secolo. Un artista poliedrico: cineasta, regista teatrale, attore, musicista e scrittore.

E non dimentichiamo che ha fondato il villaggio di Kustendorf (La città delle arti) curando sia la progettazione architettonica, ecocompatibile e ispirata alla tradizione delle montagne serbe, sia le diverse fasi di realizzazione. E in questo luogo che da cinque anni Kusturica organizza un festival cinematografico-musicale, differente da quelli votati solo al red carpet e dove per sette giorni i giovani e gli studenti possono incontrare gli esponenti del cinema d’autore e i registi emergenti.

E un nuovo progetto architettonico lo vede impegnato in prima persona: la realizzazione di una cittadina dedicata alla scrittore serbo Premio Nobel Ivo Andric e che s’affaccerà su quel ponte sulla Drina che è il soggetto del principale romanzo dello scrittore balcanico.

 

Nel frattempo l’artista ha finito di girare uno degli episodi, di cui è anche il protagonista, di Words with Gods, film collettivo sul tema della religione, coordinato dal regista messicano Guillermo Arriaga e che vede tra gli altri autori anche Paolo Sorentino oltre all’indiana Mira Nair e all’iraniano Bahman Ghobadi. “Probabilmente lo vedremo alla Mostra di Venezia – anticipa Kusturica – Il mio episodio Our Life parla di un monaco ortodosso impegnato nella costruzione di un monastero, che ha un’abitudine singolare. Ogni giorno, terminato il lavoro, riempie una sacca con i resti della pietra usata e con questo carico pesante sale su una collina vicina. Il monaco fa molta fatica, il terreno è pieno di ostacoli, di serpenti. Ma una volta arrivato in cima piange, sorride, lancia quei pezzi di pietra trasportati sulle spalle e torna giù”.

Spiega poi che il progetto di Cool Water non è andato in porto, nonostante avesse a disposizione un finanziamento di Eurimages. “Era una commedia con protagonisti due fratelli palestinesi in fuga, con il cadavere del padre, da Gerusalemme a Ramallah, e inseguiti dalla polizia israeliana e dalla mafia russa. Tutta colpa dellatteggiamento rigido dei produttori tedeschi che non hanno accettato la mia richiesta di 12 settimane di lavorazione contro le 10 da loro proposte”.

 

Restano in piedi i due progetti da tempo annunciati. Uno dedicato alla figura del rivoluzionario messicano Pancho Villa, basato sul romanzo ‘Gli amici di Pancho Villa’ di James Carlos Blake. “Questo grande progetto sarà un film parlato in spagnolo, con uno stile alla Sergio Leone, e caratterizzato da un atteggiamento kitsch verso questi ‘bastardi’ “. Ed è in fase di sviluppo l’altro film intitolato Verdiana, ispirato all’universo dei personaggi delle opere del famoso compositore, di cui nel 2013 ricorrerà il bicentenario della nascita. L’idea di fondo è di girarlo al Teatro La Fenice di Venezia, dove è in programmata l’Aida ma all’improvviso irrompono in sala dei terroristi e lo spettacolo non riesce ad andare in scena. E da un regista che si dichiara antihollywoodiano per eccellenza nonché sostenitore della cultura europea non può mancare un omaggio al neorealismo e a Federico Fellini.

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