Pesaro – “Un altro film in Italia? Dipende dalla sceneggiatura che mi propongono. Accetto se la storia mi interessa, se mi tocca, se mi arriva al cuore”. Per il momento, a parte la promozione di Il padre e lo straniero – di cui è protagonista accanto ad Alessandro Gassman e che sarà al prossimo Festival di Roma – Ksenia Rappoport non ha in progetto di calcare il set di un altro film italiano. Dopo essere stata lanciata nel nostro paese da Giuseppe Tornatore con La sconosciuta nel 2006, l’attrice russa è stata sempre più protagonista, non solo sui nostri schermi, ma anche nei nostri festival. Tappeto rosso per lei a Roma nel 2008, dove ha presentato L’uomo che ama, e nello stesso anno madrina della Mostra di Venezia (dove nel 2009 ha vinto la Coppa Volpi per La doppia ora) e oggi giurata, accanto al regista Marco Risi e al critico Enrico Magrelli, alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, proprio nell’edizione che dedica un’imponente retrospettiva al cinema russo contemporaneo, tra i cui film c’è anche Yuri’s Day, in cui la Rappoport recita diretta da Kirill Serebrennikov, che vinse la prima edizione del Festival di Roma con Playing the Victim.
Il padre e lo straniero, che al festival capitolino sarà presentato in anteprima come evento speciale, è tratto dal romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo e ambientato in una Roma caotica in cui due padri – uno italiano e l’altro arabo – condividono il dolore di avere un figlio disabile.
A ottobre la vedremo al Festival di Roma tra i protagonisti di Il padre e lo straniero di Ricky Tognazzi, qual è il suo ruolo?
Sono la moglie del protagonista Alessandro Gassman, una fotografa che ha smesso di lavorare da anni per occuparsi a tempo pieno del figlio autistico. Il mio è un piccolo ruolo “in interni”, in cui il mio personaggio non si muove da casa. Ho accettato di fare questo film perché mi piaceva l’idea di lavorare con Alessandro Gassman e per esplorare il tema dei bambini disabili, che mi tocca molto.
Ha altri film italiani in programma prossimamente?
Per il momento no, sono molto impegnata con i film russi che sto girando o promuovendo, come ad esempio un film a puntate tratto da Mikhail Bulgakov, e non ho pellicole italiane in vista.
Quanto è conosciuto il cinema italiano in Russia?
Quello contemporaneo non è conosciuto, perché non arriva, mentre i grandi classici sono amati da tutti. Io in particolare ho amato molto Rocco e i suoi fratelli, i film di Pasolini e quelli di Fellini, che vedevo in una piccola sala quasi clandestina di San Pietroburgo.
A Pesaro c’è un’imponente retrospettiva sul cinema contemporaneo del suo paese. Che rapporti ci sono oggi in Russia tra arte e potere?
Ci sono dei problemi. C’è un film Russia 88, di Pavel Bardin, che è stato denunciato per propaganda del fascismo e non ha ottenuto il visto censura. Ne è seguita una battaglia in tribunale che è stata vinta dal regista, quindi presto il film uscirà in sala. Paradossalmente è più facile essere liberi dentro quando si è oppressi dal potere. Quando invece il controllo decade è più complicato.
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