BERLINO – Al via oggi la 73ma edizione della Berlinale, a presiedere la giuria internazionale Kristen Stewart, sicuramente tra le più giovani presidenti di giuria al festival, che ammette di stare tremando alla sola idea del compito che la attende, ma di sentirsi ben sostenuta dai grandi talenti della giuria che la accompagnano. L’attrice americana, tutt’altro che insicura, si dice pronta ad essere cambiata da ogni film che vedrà e dalle persone che la circondano, e di voler, soprattutto, vivere l’esperienza come una grande opportunità per enfatizzare il bello in un momento in cui è difficile aggrapparsi alle cose. “Questo perché – sottolinea – il compito di un artista sta proprio nel prendere il brutto, lo strano, il disgustoso, elaborarlo e trasformarlo, attraverso il proprio corpo, in un elemento più bello e più utile per tutti”. Alla domanda, poi, sulle qualità di un potenziale vincitore dell’Orso d’oro, risponde di aspettarsi qualcosa che sia politico e conflittuale, in senso positivo. Mantenendo sempre ben chiaro per tutti i giurati l’obiettivo di essere, in ogni momento, completamente aperti alle novità. “Ritengo – aggiunge – che la diversità e l’ampiezza delle prospettive dei film ci forniranno nuovo materiale con cui confrontarci e su cui discutere. Se non saremo d’accordo, vorrà dire che il film è buono”.
A portare l’elemento politico al centro della conferenza stampa di presentazione della giuria, l’attrice iraniana Golshifteh Farahani: “Berlino è la città che ha abbattuto il muro, reale e simbolico, verso la libertà e l’uguaglianza. È, quindi, particolarmente rappresentativo essere qui quest’anno in cui sembra che il mondo intero si stia disintegrando, che stia crollando da ogni sua parte”, ha sottolineato con chiari riferimenti alla guerra in Ucraina, ai terremoti in Turchia e Siria, alle manifestazioni in Iran. Farahani, che vive attualmente in Francia ed è già stata alla Berlinale nel 2009 con About Elly, proprio da Berlino ha voluto lanciare una chiara denuncia nei confronti della difficile situazione che sta vivendo il suo paese d’origine: “L’Iran è una dittatura, vivere lì vuol dire essere in pericolo, soprattutto se si è un artista. Ma l’arte è essenziale, è come l’ossigeno. Sono felice della possibilità di riunirci qui a guardare bei film, a discutere di arte e cultura, per celebrare il cinema e anche per lottare per la libertà, in Iran e nel mondo”.
Tra gli altri membri della giuria che giudicheranno i titoli del concorso ufficiale, la regista spagnola Carla Simón, il cui Alcarràs ha vinto proprio lo scorso anno l’Orso d’oro; la produttrice americana di Birdman (2014) e Marriage Story (2019), Francine Maisler; il regista e produttore cinese Johnnie To; i registi Valeska Grisebach (Germania) e Radu Jude (Romania).
Dal 1 agosto 2023 assumerà la direzione della sezione curata e gestita in modo indipendente dall'Arsenal – Institute for Film and Video Art. Wurm succede a Cristina Nord
"Sono felicissimo del premio che ha ricevuto il film, a maggior ragione considerando che si tratta di un’opera prima”, ha detto con entusiasmo Giacomo Abbruzzese, regista di Disco Boy. “Mi è stato detto che è uno dei film più amati dalla giuria, in molti suoi aspetti: ne sono onorato"
Il documentario francese Sur l'adamant di Nicolas Philibert vince l'Orso d'oro della 73ma Berlinale, a Roter Himmel di Christian Petzold Orso d'argento Grand Jury Prize
Il sottosegretario al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni interviene a proposito del tema sollevato dall’attore Pierfrancesco Favino al Festival di Berlino