Uno degli aspetti migliori di prendere parte a un festival enorme e sfaccettato come quello di Cannes è la possibilità di entrare a contatto con filmografie lontane, che difficilmente si avrebbe la possibilità di scoprire in seguito, almeno sul grande schermo. Film di genere, anche brillanti, che, nella migliore delle ipotesi, si riuscirà a recuperare in qualche piattaforma di streaming. È questo il caso di Kennedy, noir indiano scritto e diretto da Anurag Kashyap, presentato al 76mo Festival di Cannes nelle Midnight Screenings, sezione che non va sottovalutata e che nei prossimi giorni porterà a Cannes un’accoppiata di spicco come quella formata da Roberto Rodriguez e Ben Affleck, con il film Hypnotic.
Nel giorno che vedrà tornare Quentin Tarantino sulla Croisette (ospite della Quinzaine), Kennedy promette fin dai titoli iniziali di essere un film dai tratti pulp, anche se la resa stilistica segue un approccio molto più sobrio. Protagonista è un ex-poliziotto che è stato costretto, per motivi che si scopriranno solo in seguito, a fingersi morto e a diventare un sicario al soldo del corrotto distretto di polizia di Mumbai. La vicenda si sviluppa durante la seconda ondata della pandemia di Covid, in una India quasi del tutto priva di vaccini e in crisi economica a causa dei restrittivi lockdown. Una situazione tragica che ricade anche sulla criminalità organizzata, sempre più a corto di contante. In questo contesto, Kennedy (questo è il soprannome del protagonista interpretato da Rahul Bhat) si troverà invischiato in una serie di crimini, che lo porteranno a fare i conti con il proprio passato.
Nel film, morte chiama morte, in un domino infinito che costringe Kennedy a misurarsi con un numero incalcolabile di cadaveri, una responsabilità che grava su di lui mettendo a rischio la sua tenuta mentale. Kashyap affronta con lucidità i topos tipici del noir, come la corruzione e la criminalità, mescolandoli in maniera originale con l’ambientazione pandemica (le mascherine caratterizzano visivamente tutta l’opera) e con la tematica attuale della violenza della polizia. L’atto dell’omicidio viene sviscerato in tutte le sue sfumature, incarnandosi nella figura del protagonista: un anti-eroe che ci viene presentato come irrimediabilmente sadico, ma che non riesce a liberarsi dei “fantasmi” delle persone – spesso innocenti – a cui ha strappato la vita. Una dualità indubbiamente intrigante.
Senza mai brillare di particolare originalità, Kennedy è un film che sa regalare alcuni personaggi interessanti – come la femme fatale interpretata da Sunny Leone – e molte sequenze d’azione di buon impatto, in cui spicca in particolare un convincente utilizzo della colonna sonora, che accosta brani classici a scene di efferata violenza. Anche qui niente di nuovo, ma il risultato è assicurato. Il thriller di Kashyap riesce a impreziosire le Midnight Screening, ottenendo l’obbiettivo più importante, che è poi quello della sezione a cui partecipa: tenere sveglio e attivo il pubblico durante una proiezione a tarda notte.
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