“Nonna spia” è il soprannome affibbiato dai media a Melita Norwood, minuta signora 87enne appassionata di giardinaggio, che, nel 1999, grazie ai documenti diffusi dall’ex archivista del Kgb Vasilij Mitrochin si scoprì, essere stata la spia inglese al lavoro per circa 40 anni, dagli anni ’30 alla “pensione” nel 1972 per i sovietici. Un’incredibile storia vera che ha ispirato il romanzo, ricco di elementi di finzione, La ragazza del Kgb di Jennie Rooney, portato sul grande schermo da Trevor Nunn in Red Joan, con Judi Dench, in sala dal 9 maggio con Vision Distribution.
Un nuovo ruolo da spia, per la grande attrice britannica dopo essere stata per sette film M, il capo di James Bond, sia in versione Pierce Brosnan che Daniel Craig, da Goldeneye a Skyfall, con un breve cameo anche in Spectre. La protagonista della finzione Joan (che da ventenne è interpretata da Sophie Cookson) “può essere considerata un’eroina o no a seconda di quanto ognuno creda – ha detto Judi Dench a ‘Stuff’ – Io certo non la considero un’eroina. Lei dice di aver creduto che se tutti avessero avuto le stesse informazioni sul nucleare, più difficilmente i diversi schieramenti si sarebbero attaccati a vicenda, dando il via a un’altra guerra. Ma molti penseranno che è una persona cattiva”.
Melita Norwood (che vista l’età non è stata sottoposta a processo ed è morta nel 2005), da impiegata della British Non-Ferrous Metals Research Association fornì ai sovietici informazioni sul cosiddetto progetto Tube Alloys, il lavoro degli inglesi per la Bomba atomica. Andata a lavorare a Londra dopo aver abbandonato l’università di Southampton, veniva da una famiglia che credeva nell’ideale comunista, e continuò a rivelare segreti per decenni, facendo anche da reclutatrice. Romanzo (edito in Italia da Piemme) e film, ne rileggono la storia con l’aggiunta di ampie dosi di romanticismo fittizio, immaginando Joan come studentessa di fisica negli anni ’30 a Cambridge, a contatto con l’ambiente dei cosiddetti Cinque di Cambridge, i rampolli di buona famiglia diventati importanti spie per i sovietici. Per la ragazza, più dei valori comunisti contano gli incontri: con l’affascinante Sonya (Tereza Srbova), il giovane e appassionato militante Leo (Tom Hughes), di cui si innamora, e più avanti con lo scienziato Max Davis (Stephen Campbell Moore), responsabile del progetto Tube Alloys. La scelta di passare segreti, per lei verrà proprio dal desiderio di preservare la pace. In un film nel quale la storia vera viene in parte banalizzata, spicca l’intensità di Judi Dench, che rende la complessità di Joan evidenziando il contrasto tra la fragilità del suo corpo da ottantenne e la potenza delle sue convinzioni, mai ripudiate. “Il film spiega che è stata Hiroshima a darle la convinzione di fare una cosa del genere – ha aggiunto sul suo personaggio Judi Dench, che vedremo presto anche in versione gatta nell’adattamento cinematografico firmato da Tom Hooper del musical cult Cats! -. Ricordo quella volta lo shock, e posso capire il desiderio di intervenire, di fare qualcosa, come dice lei”.
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