John Belushi? “Una persona fantastica, dolcissima, diverso dai suoi personaggi estremi. Quando giravamo The Blues Brothers era sotto effetto di cocaina e alcol, ma solo lui poteva controllarsi, nessun altro poteva aiutarlo. Perderlo così presto è stata una tragedia, perché avrebbe potuto fare ancora cose straordinarie”. Così John Landis ricorda l’attore, ucciso prematuramente, a 33 anni nel 1982, da un cocktail di cocaina e speed.
John Landis, autore di film cult come Animal House, The Blues Brothers e Un lupo mannaro americano a Londra, è alle Giornate del Cinema Muto, da dove si collega con alcuni giornalisti. Non è la prima volta che il regista americano, appassionato di silent movies, partecipa al Festival di Pordenone. “Centodieci anni fa, un’arte completamente nuova si affacciava al mondo e riusciva a creare un nuovo linguaggio in tempi incredibilmente brevi, grazie a grandi geni come David W. Griffith e gli altri. Sono qui per divertirmi perché non sono uno studioso. Ma posso dire che ai miei inizi, negli anni ’60, a Los Angeles, ho potuto incontrare tanti pionieri come King Vidor, Hal Roach e Allan Dwan, sono andato a cercarli io per parlare con loro, erano davvero affascinanti”.
Landis, sul palco delle Giornate, insieme al direttore del festival Jay Weissberg, è accompagnato dalla moglie, Deborah Nadoolman Landis, costumista, direttrice dell’UCLA David C. Copley Center for Costume Design presso la UCLA School of Theater, Film and Television, e collaboratrice di film come The Blues Brothers, I predatori dell’arca perduta e Il principe cerca moglie oltre che curatrice della Bloomsbury Encyclopedia of Film and Television Costume Design (2023), di prossima pubblicazione. Con loro Michelle Tolini Finamore, curatrice di moda e autrice del libro Hollywood Before Glamour: Fashion in American Silent Film (2013).
Insomma un gruppo di appassionati di cinema per testimoniare l’importanza del costume design sia nel muto che nel sonoro e inaugurare una serie di conferenze dedicate al tema che si svolgeranno proprio qui a Pordenone negli anni prossimi. Iniziativa, concepita da Deborah Nadoolman, per esplorare uno degli aspetti meno noti del cinema muto. Quest’anno il focus è su Norma Talmadge, diva a cui le Giornate dedicano la retrospettiva.
“L’Italia è patria di grandi artisti come Piero Tosi – afferma Deborah Nadoolman – il miglior di tutti e non solo per Il Gattopardo. I suoi abiti non appartengono solo alle epoche raccontate ma esprimono sempre un suo gusto”. E ricorda un aneddoto, quando Tosi fermò una signora alla Stazione Centrale di Milano negli anni ’50 per comprare il suo cardigan. La donna lo prese per pazzo, ma quando lui disse che sarebbe servito a vestire Anna Magnani, decise addirittura di regalarglielo. Michelle Finamore racconta di aver visitato la collezione Tosi a Roma (alcuni di questi capolavori sono stati esposti a Cinecittà si Mostra oltre che nella Sartoria Tirelli).
Landis ricorda come nel cinema in bianco e nero i colori non fossero affatto superflui. “Per esempio in The Bride Wore Red (1937, ndr) Joan Crawford indossava un vestito rosso fiammante che poi si vedeva grigio sulla pellicola. Deborah, nella sua mostra ‘Hollywood Costume’ al Victoria & Albert Museum di Londra, aveva esposto quell’abito, illuminandolo con una luce verde che faceva vedere l’effetto finale, ovvero la colorazione in grigio”.
Un’altra delle passioni del settantenne Landis è il western: “Anche lì i costumi sono importantissimi, per esempio i cappelli. William Wyler, che girò un centinaio western, diceva che per far capire chi fosse l’eroe bastava fargli indossare un cappello bianco”. E Landis rivela anche di portare sempre la cravatta sul set. “Me lo ha insegnato Alfred Hitchcock, dicendomi che è una forma di rispetto per la nostra arte, quindi anch’io la metto, anche se Deborah critica le mie scelte”.
Il 4 ottobre presso il Teatro Verdi, alle 21, verrà proiettato in originale The Lady, film del 1925 con Norma Talmadge, il cui titolo italiano è Una vera signora. Il film fu aspramente criticato perché scabroso
The Unknown (1927), film maledetto girato da Tod Browning e ritrovato da Henri Langlois, inaugura le Giornate del cinema muto di Pordenone
L'attrice canadese protagonista di Up In Mabel's Room, regia di E. Mason Hopper (1926). Si tratta del film di preapertura delle Giornate del Cinema Muto e sarà proiettato a Sacile venerdì 30 settembre
La rassegna, alla sua 41ma edizione, si svolge dal 1° ottobre al Teatro Verdi della città friulana e debutta con un film di Tod Browning, protagonista Joan Crawford. L'evento di chiusura, sabato 8 ottobre, è nel segno di Alfred Hitchcock