Quando all’uscita della proiezione stampa di John Carter ci chiedono un aggettivo per descriverlo, noi rispondiamo istintivamente “secolare”. Parliamo di contenuti, ovviamente, perché la forma del film Disney, in arrivo in sala in 385 copie, è ovviamente all’avanguardia, con tanto di 3D ed effetti digitali di tutto rispetto. Ma, contenutisticamente parlando, e senza per questo voler dare un giudizio di tipo qualitativo, non si può evitare di notare che dalla pubblicazione del primo romanzo del ciclo di E.R. Burroughs, da cui la pellicola è ispirata, ‘La principessa di Marte’, conosciuto anche come ‘Sotto le Lune di Marte’, è passato un secolo esatto.
Il fascino della storia sta tutto lì: fantascienza, ma retrò. Il protagonista è un cowboy che improvvisamente si ritrova trasportato sul rosso pianeta popolato da molte razze, tutte più o meno primitive e in conflitto tra loro. Anzi, più che trasportato, telegrafato: quello che agisce su Marte è infatti un suo simulacro perfetto, una sua copia, mentre il corpo originario rimane sulla Terra. Se vi ricorda Avatar, non vi sbagliate di certo. James Cameron ha espressamente dichiarato di essersi ispirato proprio a John Carter per il suo capolavoro stereoscopico. E non solo lui: tutti i classici del genere fantasy e fantascientifico, da Flash Gordon a Star Wars, passando per Superman – Carter su Marte, grazie alla diversa densità delle sue ossa, riesce quasi a volare – gli debbono qualcosa. Per cui, in qualche modo, la pellicola è un ritorno alle origini, con un sapore che oggi appare forse naif – è anche piuttosto difficile a volte seguire i dialoghi, composti in gran parte di strambi termini ‘marziani’ – ma che trova il suo senso proprio pensando che si tratta di materiale originato cento anni fa. Western più fantascienza, un po’ come in Cowboys & Aliens, con la differenza che Burroughs il West lo ha vissuto in prima persona.
Fedelmente al libro, il film, si diverte tra l’altro a giocare sul piano meta-letterario, rendendo lo scrittore uno dei protagonisti. Si immagina infatti che Burroughs sia il nipote del protagonista, incaricato di narrare le sue emozionanti avventure.
La pellicola è diretta dal premio Oscar Andrew Stanton, alla sua prima prova ‘live’ dopo i successi animati di Alla ricerca di Nemo e WALL.E, e interpretata da Taylor Kitsch, a cui si affiancano la bella Lynn Collins, il “perfido” Mark Strong e un irriconoscibile Willem Dafoe sotto il trucco digitale di un alieno.
Il personaggio ha avuto in passato anche molte trasposizioni a fumetti: la prima apparizione è nella rivista The Funnies della Dell Comics, dove fu pubblicato nei nn. 30-56 tra il 1939 e il 1941, in tavole realizzate per lo più dal figlio di Edgar Rice Burroughs, John Coleman, che poi realizzò 69 tavole domenicali per la United Features Syndicate, che apparvero sul giornale ‘Chicago Sun’ a partire dal 7 dicembre 1941. Seguiranno tre storie pubblicate dalla Dell nella rivista ‘Four Color Comics’, nei nn. 375, 437 e 488 del 1952-1953, illustrate da Jesse Marsh (ristampate dalla Gold Key Comics nel 1963-1964 nei numeri 1-3 di ‘John Carter of Mars’). Una versione inglese dal titolo ‘The Martian’, scritta da D.R. Morton e disegnata da Robert Forest, apparirà sul ‘British Sun Weekly’ tra il 1958 e il 1959, mentre una versione in lingua ceca dal titolo ‘Dobrodrużství Johna Cartera’ (le avventure di John Carter), scritta da Vlastislav Toman e illustrata da Jiří Veakrna e Milan Ressel uscirà tra il 1968 e il 1971 sulla rivista cecoslovacca ‘ABC’.
Più recenti e famose le versioni della DC Comics, che ha pubblicato storie di John Carter in diverse riviste. La prima fu scritta da Marv Wolfman e disegnata da Murphy Anderson e apparve su Tarzan 207 dell’aprile 1972. Ricordiamo che l’uomo scimmia condivide con Carter il ‘papà’ letterario, essendo nato anche lui dalla penna di Burroughs. Gli stessi autori ne realizzarono altre pubblicate sui nn. 1-7 di Weird Worlds nel 1972-1973; John Carter riapparve nel 1976 nei nn. 62-64 di Tarzan Family, in storie scritte da Bob Kanigher e illustrate da Noly Zamora e Vi Catan, cui seguirono ristampe delle storie di Wolfman e Anderson nei nn. 65-66 della stessa rivista.
Anche la Marvel Comics, eterna rivale della DC, ha pubblicato alcune avventure dell’eroe nella rivista ‘John Carter Warlord of Mars’, di cui uscirono 28 numeri più tre Annuals tra il 1977 e il 1979, con testi ancora di Marv Wolfman e Peter B. Gillis, matite di Gil Kane, Carmine Infantino, Larry Hama, John Buscema, Alan Weiss e Ernie Chan e inchiostri di David Cockrum, Rudy Nebres, Ricardo Villamonte e Ernie Chan. Tra il settembre e il dicembre del 1987 lo scrittore Don Kraar e il disegnatore Gray Morrow, allora autori della striscia di ‘Tarzan’ per lo United Features Syndicate, realizzarono poi per le tavole domenicali un’avventura di Tarzan in cui compariva Carter.
La Dark Horse pubblicò nel 1996 una miniserie dal titolo ‘Tarzan/John Carter: Warlords of Mars’ in cui si incontrano i due eroi, per i testi di Bruce Jones e Simon Revelstroke e i disegni di Bret Blevins, Ricardo Villagran e Mike Manley.
Carter appare infine anche nel primo episodio della seconda serie della graphic novel ‘La Lega degli Straordinari Gentlemen’ di Alan Moore, sorta di bizzarro ‘crossover’ tra personaggi letterari dell’epoca vittoriana.
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