E’ all’insegna dello “humour”, tra aneddoti e polemiche garbate, la conferenza stampa di Johan Padan a la descoverta de le Americhe, cartoon nato da uno spettacolo del premio Nobel Dario Fo, diretto da Giulio Cingoli che si è avvalso della voce di Fiorello e, nell’ultima parte, dello stesso Fo.
Evento speciale che chiude la Mostra 2002, il film mette in scena le avventure tra i nativi americani di Johan, giovane bergamasco un pò cialtrone che nella Venezia del 1513 abbandona la fidanzata accusata di stregoneria e prossima al rogo e, dopo varie peripezie, arriva nel Nuovo Mondo in groppa ad un maiale e in compagnia del panciuto Trentatrippe.
Nella severa sala del Casinò, Fiorello flirta via cuffia con la traduttrice in inglese e, richiamato dalla coordinatrice, prima invita a lasciarsi andare all’ironia poi recita il ruolo dell’attore serio per tornare subito dopo a gigioneggiare inarrestabile.
Con una battuta gustosa svela il primo incontro con Fo: “Gli ho detto: salve! Io ho vinto un Telegatto. E lei?”.
Si dichiara incapace di fare l’attore (è stato interprete di Cartoni animati, film di Sergio Citti mai uscito in sala) ma ama giocare con la voce e vorrebbe fare ancora il doppiatore, magari dell’americano Will Smith.
A Cingoli, regista d’animazione 70enne con alle spalle una lunga esperienza tra Rai (suoi i corti del Carosello) e pubblicità, il mattatore televisivo consegna un improvvisato premio Johan Padan, un pupazzo del personaggio. “Perchè ha avuto il coraggio di farmi doppiare il film”, dice. E confessa di esser stato sorpreso dalla rinuncia al gramelot originale: “All’inizio pensavo che il mio Johan dovesse avere uno spiccato accento bergamasco ma mi hanno detto di no perché è un film destinato a un pubblico ampio”.
Dal canto suo, Cingoli respinge la critica di una giornalista che lo accusa di aver dipinto gli indiani d’America in modo stereotipato: “A differenza dei tradizionali guerrieri impennacchiati la mia tribù di Seminole è fatta da uomini e donne semplici e asciutti, dallo spirito puro e infantile tanto che alla fine Johan rimarrà, come dice lui stesso, prigioniero del loro amore. Quando mai si era visto un Arlecchino, uno zanni disperato come lui apprendere sentimenti tanto profondi dagli indiani?”.
Tocca ad Adelchi Galloni, curatore della scenografia e dello studio dei personaggi che il regista chiama con affetto “l’orso solitario che ha dato al film il suo timbro mediterraneo e un coraggiosissimo stile pittorico”, spiegare i segreti del film, alla faccia delle creature di pixel made in Usa, con tecniche di animazione tradizionale. L’illustratore prestato al cinema, maniaco del noir classico, dice: “Il cattivo, un conquistatore spagnolo, è un mix tra Vincent Price e Sammy Davis Jr.. Per Trentatrippe mi sono rifatto al ciccione che compare in Ed Wood. Per le scenografie ho scelto l’acquarello perché è la tecnica che dà più profondità e trasparenza alle immagini”.
Assente dall’incontro con la stampa Dario Fo che arriverà al Lido nel pomeriggio. Johan Padan esce il 15 ottobre grazie a Mikado.
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