Il bianco e nero va decisamente di moda, almeno a giudicare dalla Festa di Roma. Dopo Passing e Belfast ecco anche C’mon C’mon di Mike Mills (Thumbsucker – Il succhiapollice, Le donne della mia vita) che arriva al festival dopo l’anteprima a Telluride e fresco di nomination alla 31ma edizione degli IFP Gotham Awards, i riconoscimenti assegnati a film indipendenti realizzati con budget inferiori a 35 milioni di dollari.
Il Joaquin Phoenix di Joker, mai così tenero e paterno, è protagonista di questa indagine sul difficile ma fecondo rapporto tra adulti e bambini. Mentre sta girando un documentario sui ragazzini americani, le loro speranze e le loro paure per l’avvenire (registra le interviste con un microfono che avrà un ruolo importante nella pellicola: giocattolo per suo nipote, diario e confessionale per lui), Johnny si trova improvvisamente a fare da genitore al nipote Jesse (Woody Norman), un ragazzino intelligente e iperattivo, che richiede attenzioni ed energie costanti. Nel frattempo la madre del ragazzo, sua sorella Viv (Gaby Hoffman) è partita per prendersi cura del marito, affetto da una seria malattia mentale.
I due, dunque, rimangono soli. Prima a Los Angeles e poi a New York, dove Johnny vive e lavora, infine a New Orleans dove si recano a causa di un impegno di lavoro di Johnny. Il bambino ha solo 9 anni ma è abituato dalla madre a verbalizzare tutte le sue emozioni e i sentimenti che prova, a parlare tantissimo, senza sosta, spesso anche di notte, lanciando anche giochi di ruolo, come quello in cui si finge un orfanello e bisogna assecondarlo. Johnny, dal canto suo, è un tipo piuttosto chiuso e riservato, il che gli ha causato problemi enormi di comunicazione sia con la sorella che con la madre, morta un anno prima dopo una malattia degenerativa, nonché con la fidanzata, suo grande amore, che l’ha lasciato non si sa bene perché.
Il tema del disgelo di un personaggio chiuso non è certo una novità al cinema, ma C’mon C’mon lo declina in chiave quasi pedagogica, alternando alle interviste di taglio documentaristico a bambini e bambine in varie città degli States (tutti sono o sembrano molto più maturi della propria età e incredibilmente responsabili in una sorta di rovesciamento di ruoli), gli scambi fisici e verbali, ora buffi, ora violenti, spesso estenuanti, tra zio e nipote. Il loro rapporto parte da zero e si costruisce giorno per giorno anche scandito dalla lettura di alcuni libri sull’educazione e temi affini da parte di Johnny, spunti che servono a dare allo spettatore qualche elemento ulteriore di riflessione. “Da padre – confessa il regista, aggiungendo una nota personale al progetto – ho scoperto che ci si sente sempre un principiante che cerca di stare al passo mentre le cose cambiano e nel film volevo ricreare questa confusione”.
C’mon C’mon in Italia sarà distribuito da Notorious in data da definire.
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