Jessica Chastain: ‘Tammy Faye’, Barbie e Ken del tele-evangelismo

The Eyes of Tammy Faye, prodotto e interpretato da Jessica Chastain, film d’apertura della 16ma Festa del Cinema di Roma, esce in sala dal 3 febbraio


“Ho scoperto e sono cresciuta con Tammy Faye e Jim Bakker (moglie e marito, interpretati da Jessica Chastain e Andrew Garfield) in tv, sulle copertine delle riviste: conoscevo lo scandalo. Ho poi visto il documentario nel 2012, apprendendo la loro vera storia, che mi ha entusiasmato”, ha spiegato Jessica Chastain, produttrice e interprete di The Eyes of Tammy Faye, alla 16ma edizione della Festa del Cinema di Roma, per cui il film diretto da Michael Showalter è stato l’opera di apertura, che ora esce in sala dal 3 febbraio. 

L’attrice, che ha accompagnato il film alla scorsa Festa (ed è stata anche protagonista di uno degli Incontri Ravvicinati: leggi articolo), spicca per un’interpretazione versatile su più registri, dal grottesco al fanciullesco, mettendo in scena la Fede sincera di questa bambina prima, donna poi, dal sentire religioso quasi naïf: “Quello che ho amato di più di Tammy è stata la sua apertura, la vicinanza al pianto senza confini, la capacità di legare connessioni con le persone: è difficile interpretare un personaggio che non ha limiti. Penso che Tammy credesse in qualcosa di più grande, aveva una forte Fede; credo lei pensasse che quello che sentiva fossero davvero voci guida. Non sono un giudice, credo che fosse sincera nel suo credere: era per lei un’ossessione che tutti sentissero questo amore divino. Da bambina era cresciuta in una Chiesa Pentecostale molto conservatrice, la scena iniziale (del suo primo ingresso in chiesa, seguito da una sorta di crisi mistica) è davvero successa: per la prima volta ha sentito cosa significasse essere guardata con accettazione e amore”, lei che – perché figlia di una madre divorziata – fino a quell’istante era considerata solo oggetto del peccato. 

Tammy e Jim – dagli Anni ’60 ai ’90 – erano considerati i Barbie e Ken del tele-evangelismo, fino alla caduta negli inferi degli scandali – sessuali e finanziari – che li hanno trascinati in un cosiddetto Evangel-Gate, ad assonare il più famoso Water Gate della Casa Bianca. 

L’ascesa della coppia, lui giovane predicatore, lei altrettanto giovane adepta della Fede, comincia con una scalata televisiva che debutta con la proposta di piccoli show: erano protagonisti sulla televisione statunitense insieme a Susie Moppet, un pupazzetto creato da Tammy per predicare più facilmente presso il pubblico dei piccoli, e in generale per una più facile diffusione della Parola di Dio in termini popolari. 

La Fede che guida il divismo catodico dei Bakker – in un breve lasso di tempo – si concretizza in una macchina da soldi: con la loro emittente/società famigliare, PTL Network, durante le loro dirette tv raccolgono migliaia di donazioni telefoniche, capaci di essere fondi per grandi investimenti immobiliari nel nome del Cristianesimo, ma anche fondo personale per uno stile di vita alto borghese, la cui gestione economica esclusiva era nella mani di Jim, colui che – secondo la storia – sarebbe stato il deus ex machina di tutto lo scandalo, all’insaputa dell’ingenua Tammy, seppur la cronaca del tempo l’abbia descritta e dileggiata non meno del marito, condannato al carcere. “Non sono mai entrata in contatto con Jim Bakker, ho letto il libro da lui scritto in prigione, ho reputato mi bastasse: volevo guardarlo attraverso gli occhi di Tammy Faye, che ho voluto raccontare a prescindere da lui”, continua Chastain. “Per noi l’intento era di riesaminare chi fosse Tammy Faye: quando si fa ricerca verso di lei come persona, si scopre che nulla di quello che si sapeva era davvero la verità. Volevamo rendere servizio alla donna ridicolizzata, in parte per causa del marito”, aggiunge la produttrice Kelly Carmichael

Era una miniera di Fede e di denaro quella dei Bakker, il pifferaio magico di milioni di credenti americani come il pozzo dorato della politica, infatti l’allora presidente Ronald Regan non mancò di sostenere pubblicamente il progetto PTL, a riflesso anche di una complessa macchina tra religione e politica. “Tammy credeva che le persone fossero tutte uguali: ci credeva, ambiva fossero trattate equamente (per esempio, dava voce agli omosessuali), era una persona – sì un po’ ingenua, infantile – che combatteva la diseguaglianza all’interno della società. Con Tammy ho sentito una connessione perché anch’io credo che tutti meritino amore, ma sono partita dalla sua esteriorità per entrare poi dentro il personaggio, capirne il nervosismo o la solitudine”, racconta ancora Jessica Chastain, che nel film ha certamente affrontato anche un significativo lavoro di trucco e parrucco, per essere davvero simile a Tammy, che nella vita non si è mai separata dalle sue artificialissime ciglia e dal pesante trucco sul viso, tanto da consentire all’attrice americana un “travestimento camaleontico” che rende difficile il riconoscerla, pregio che concorre a rendere efficace la sua interpretazione, impeccabile anche grazie alla conoscenza di alcuni dettagli apparentemente non utili, come conoscere il profumo che Tammy indossava nella realtà, e piccole altre specifiche fondamentali a costruire la donna prima, e il personaggio poi, informazioni trasmesse dai due figli di Tammy, interpellati da Jessica Chastain: “Ero nervosa nel parlargli ma era importante per me, essendo un personaggio reale. Sono bambini cresciuti in televisione e avere il cognome Bakker era come un marchio, benché loro fossero innocenti; per me era importante far sapere loro la nostra intenzione, ovvero che non volessi ripetere il cinismo precedente”. 

 

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02 Febbraio 2022

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