Bradley Cooper e Jennifer Lawrence fanno ormai coppia fissa, cinematograficamente parlando. Li ricordiamo intensi, romantici e divertenti in due film come Il lato positivo e American Hustle. Li ritroviamo un po’ troppo manierati e compiaciuti in Una folle passione, melodramma in piena regola diretto da Susanne Bier, ormai in libera uscita dalla natìa Danimarca dopo Love Is All You Need.
Una folle passione è un film dal percorso accidentato, che avrebbe dovuto dirigere Darren Aronofsky e interpretare Angelina Jolie, e a cui l’autrice premio Oscar per Un mondo migliore ha probabilmente aggiunto un quid di proto-femminismo. Per la verità Serena, più che femminista, è una donna rapace e determinata, guidata da istinti animali e che nell’amore per il marito ha sublimato una vicenda traumatica della sua infanzia. Però Susanne Bier la vede diversamente: “Quando ho letto lo script mi ha colpito la presenza di una donna in un mondo prettamente maschile, dimensione affascinante nella quale anche io sono riuscita a identificarmi. In qualunque set troverai il 10% di donne e il 90% di uomini. In qualche modo, Serena vive in un mondo simile al mio e viceversa. Mi piace raccontare una storia che trasmette un messaggio al pubblico contemporaneo”.
Indubbiamente Serena ha una sicurezza di sé insolita per l’epoca e per la sua classe che mette in imbarazzo alcuni e affascina altri. Come si legge anche nel romanzone di Ron Rash da cui il film è tratto (in Italia lo pubblica Salani). Ambientato nel 1929 – ancora una storia nell’anno della grande crisi, in cui si cercano evidentemente spunti per capire i disastri attuali – in North Carolina dove l’ambizioso e macho industriale del legname George Pemberton (Cooper) sta disboscando un’ampia regione non senza vittime sul campo, tra incidenti sul lavoro e serpenti a sonagli insidiosi. Mentre le banche premono per ottenere maggiori garanzie sui crediti, visto che la crisi incombe, George, durante una trasferta a Boston, s’innamora a prima vista di Serena (Lawrence), abile cavallerizza e unica superstite di una dinastia di taglialegna tutti periti nell’incendio della casa. Nel giro di pochi fotogrammi la abborda e la sposa, portandola con sé nei boschi dove lei non fa alcuna fatica ad adattarsi. Anzi, dimostra notevoli doti e non solo imprenditoriali. Per dirne una addestra personalmente un’aquila per dare la caccia ai serpenti, mentre dà ordini agli operai su come tagliare gli alberi. L’amore tra i due sembra destinato a durare e dar vita a un impero, che tuttavia viene messo a repentaglio e sgretolato dallo scatenarsi dei vizi peggiori: la corruzione di George, che unge i politici per non dover cedere alle richieste di un sindaco ambientalista e non esita di fronte a nulla per coprire le sue malefatte; la gelosia furiosa di Serena, scatenata dalla presenza dell’ex amante del marito diventata madre di un bimbo che somiglia al padre come una goccia d’acqua. Nella sua bramosia di vendetta la giovane donna è aiutata da un taglialegna e tagliagole (Rhys Ifans) che si mette al suo servizio anima e cuore dopo che lei gli ha salvato la vita. Con molti echi dal Macbeth scespiriano, come ammette lo sceneggiatore Christopher Kyle, e qualche spunto da Medea, la tragedia è in agguato. Ma succede davvero di tutto e troppo di tutto.
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