Simpatico e affabile, Jean Reno ospite al Giffoni Experience, affronta la platea dei giovanissimi in cui, spiega, vede una luce particolare che gli adulti devono raccogliere. “Io ho sei figli – dice l’attore francese – e so quanto è importante comunicare con loro e so quanta responsabilità è necessaria da parte nostra nel dare continuità a quella luce”. Di recente ha dato la voce all’orco del film in animazione Il giorno dei corvi, opera prima del giovane regista francese Jean Christophe Dessaint “con cui – dice – ho lavorato benissimo perché è stato un gruppo di lavoro affiatato e di giovani molto preparati. Ci ho messo davvero il cuore nel fare questo doppiaggio”.
Da circa una settimana è impegnato a Parigi nelle riprese di Jo, la nuova serie TV poliziesca in cui Reno interpreta un agente inflessibile impegnato a risolvere casi di omicidio. La serie divisa in 8 puntate che andrà in onda in Francia su TF1 e successivamente distribuita anche all’estero è co-diretta dal regista canadese René Balcer, vincitore di un premio Emmy per la serie americana Law&Order, interpretata da Charlotte Sieling, Stefan Schwartz e Kristoffer Myholm.
Di prossima uscita tre film che lo vedono come protagonista in ruoli molto diversi: Alex Cross di Rob Cohen, in uscita in Italia il prossimo 22 novembre con 01, tratto dal romanzo di James Patterson “La memoria del killer”. In uscita nel 2013, The Seagull di Christian Camargo tratto da “Il gabbiano” di Cechov con Katie Holmes e William Hurt, in cui Reno è il Dottor Luis. In Marco Polo, a young man in love di T.J. Mancini, la cui uscita è prevista per il 2014, Reno interpreta Maffeo accanto ad Al Pacino e Mila Kunis.
Si dice molto amico di Nicholas Sarkozy, con il quale ha un forte legame affettivo e che ha sostenuto nell’ultima campagna elettorale. In Italia, dopo aver lavorato con Antonioni (Al di là delle nuvole), Benigni (La tigre e la neve) e Ferreri (I love you) gli piacerebbe tantissimo tornare a lavorare con Roberto Benigni che considera “un angelo, un uomo dal cuore grande!”.
Sul mestiere dell’attore e sul modo in cui si prepara per affrontare un ruolo, spiega che ci sono due scuole di pensiero “quella di Dustin Hoffmann che prima di girare ogni scena corre per almeno dieci minuti, e quella di Laurence Olivier che vedendo Hoffmann correre continuamente durante le riprese de Il maratoneta a un certo punto gli chiese ‘Ma perché non ti fermi e reciti?’. Ecco… il corpo dell’attore – continua Reno – per me è uno strumento. Tu non sei il personaggio”.
Sull’exploit della commedia francese negli ultimi due anni, nota che la commedia sta vivendo un buon momento non solo in Francia. “La gente ovunque ha bisogno di ridere per non lasciarsi sopraffare dalla paura che arriva dalla televisione. Ma far ridere davvero la gente con profondità, è un mestiere difficile”.
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