CANNES – Ha il respiro rotto dall’emozione Jasmine Trinca, mentre sul palco della Sala Debussy riceve il premio per la migliore interpretazione del Certain Regard grazie al ruolo di Fortunata, donna della periferia romana che, armata di phon e spazzola, va in cerca di un posto nel mondo. “Questo è anche un premio alle donne, e io penso alle grandi donne della mia vita: mia madre e mia figlia, che stamattina vedendomi partire mi ha urlato non andare”. Grazie a questo ruolo benedetto dal nome, l’attrice ha portato in Italia uno dei riconoscimenti più importanti della “controselezione” del Festival di Cannes, come l’ha definita Frémaux.
La giuria di UCR, presieduta da Uma Thurman – che ha consegnato il premio per il Miglior Film a Lerd – Un homme intègre di Mohammad Rasoulof – ha puntato sulla interpretazione passionale e selvaggia dell’attrice capitolina, per cui in molti hanno evocato Mamma Roma. “Non mi aspettavo di ricevere un riconoscimento personale – ha detto lei, commossa, all’incontro con i giornalisti – Questo premio racconta il lavoro di un gruppo, il coro di Fortunata, che ha portato avanti il film con la stessa rabbia, voglia e forza della sua protagonista. Ringrazio per prima Margaret Mazzantini, che è riuscita a immaginarla e che, con Sergio è stata capace di delegare la propria creatura”.
Elegante e semplice in un vestito nero, dopo aver omaggiato il lavoro della sua “famiglia di set”, Trinca ha ricordato, emozionata, il carattere di Fortunata: “Mi commuove essere qui a celebrare l’idea di una donna semplice che fatica duramente per ottenere ciò che vuole. Una donna da guardare come un esempio, per i suoi valori di integrità e il suo sorriso. Tornando a Cannes mi è venuta in mente una follia, pensavo di mettermi a cantare sul palco Grazie alla vita, poi per fortuna ho evitato”.
Toccante la dedica alla figlia Elsa, che ha 8 anni come la figlia di Fortunata nel film: “Stamattina mi ha detto ‘dove vai?’, avevi detto che stavi con me! Si è messa a piangere e quando le ho spiegato che partivo per una cosa bella, per un premio, mi ha risposto: ‘Secondo me non è nemmeno per te, non andare!'”. Il riconoscimento offre a Jasmine Trinca anche l’occasione per ricordare il suo lungo percorso di attrice, molto legato al Festival di Cannes: “Venni la prima volta a 19 anni per La stanza del figlio. Ho ripensato alla folle corsa che feci a Roma per tornare qui, ero un po’ arruffata, non ho fatto nemmeno in tempo a preparare un vestito. Quella parte di me è una parte sana che deve restare cosi'”.
Stanco ma felice, il suo regista Sergio Castellitto ha sottolineato di aver scelto Jasmine Trinca “per tre qualità fondamentali: un talento luminoso, la devozione a ciò che fa e un senso di lealtà. Da parte mia sono felice che Fortunata stia andando bene nonostante i 30 gradi. Spero che questo premio sostenga il percorso del film”.
Dopo un saluto iniziale da parte del delegato generale del festival Thierry Frémaux – “E’ stato un festival particolare con misure di sicurezza rigide e qualche ritardo, vi ringrazio tutti per la comprensione”, ha detto – UCR ha consegnato gli altri suoi riconoscimenti a Las Hijas de Abril di Michel Franco (Prix du Jury), Wind River di Taylor Sheridan (Miglior Regista) e Barbara di Mathieu Amalric (Premio Poesie du cinema).
Alcuni dei più interessanti film del 70° Festival di Cannes arrivano nelle sale della Capitale (fino al 18 giugno) e a Milano (dal 17 al 23 giugno) grazie all'Agis e all'Anec con la classica rassegna, che nel capoluogo lombardo è dedicata quest'anno alla memoria del decano dei critici Morando Morandini
Giunta alla 21ma edizione, Le vie del cinema da Cannes a Roma (14-18 giugno) porterà in alcune sale romane e laziali una selezione di film provenienti dal 70° Festival di Cannes, che saranno proiettati in versione originale con sottotitoli. Le sale coinvolte sono il Giulio Cesare, l’Eden e il Fiamma di Roma, l'Etrusco di Tarquinia, il Palma di Trevignano e il Corso di Latina
"Non c'è solo satira in The square c'è anche un contenuto che volevo trasmettere. Volevo fare un bel film. E poi non si vince una Palma d'oro senza contenuti". Così un eccitato Ruben Östlund, il regista svedese che si è portato a casa la Palma d'oro, ha commentato il premio. Dividerebbe la Palma con qualcuno, magari con Haneke? "No, no con nessuno, è solo mia"
“Ho amato 120 battiti al minuto dall'inizio sino alla fine, non mi sarebbe potuto piacere di più”, ammette il presidente di giuria lasciando intuire la sua preferenza. Per poi aggiungere tra le lacrime, in ricordo degli attivisti che negli Anni ’90 lottarono per rompere l'indifferenza sul tema dell'Aids: “Campillo ha raccontato storie di eroi veri che hanno salvato molte vite"