Jake Gyllenhaal colpisce duro in Southpaw

Il film diretto da Antoine Fuqua uscirà il 2 settembre con 01


Si è allenato duro Jake Gyllenhaal per entrare nei panni – e nei guantoni – del pugile Billy “The Great” Hope, un massiccio fascio di muscoli e nervi pronti a scattare, ma anche un corpo martoriato da ferite e contusioni come quello di Mickey Rourke in The Wrestler, fa bella mostra di sé in Southpaw – L’ultima sfida, il film diretto da Antoine Fuqua che uscirà il 2 settembre con 01.

Il canovaccio, non originalissimo – atleta al picco della sua carriera molla tutto a causa di un trauma, in questo caso la morte inaspettata della moglie, si riduce sul lastrico e perde tutto. Dovrà lottare con sé stesso e con il mondo per riconquistare il titolo e soprattutto l’affetto della figlia –  funge da base per un dramma intenso che alterna i classici momenti di combattimento alla Rocky (tutti ben girati e ben eseguiti) e situazioni di vita quotidiana, depressione, assistenza sociale, rapporti, rispetto, amicizie, forse in maniera un po’ troppo preponderante rispetto all’economia totale del film. Come nota aggiuntiva, il tema della vendetta. Nell’omicidio dell’amata compagna è coinvolto il rivale sul ring.

Nel cast ci sono anche Rachel MacAdams, Naomie Harris, Forest Withaker, l’ex schermidore Miguel Gomez e due cantanti provenienti dal mondo dell’Hip-Hop, il celebre 50 cent (in un ruolo consistente, quello del manager del protagonista) e Rita Ora (in una comparsata). L’aspetto musicale è in effetti preponderante nel film. La soundtrack è su catalogo Universal e il rapper Eminem compare in due brani, tra cui “Kings never die” con la regina del pop Gwen Stefani.

Fuqua è egli stesso un boxeur e appassionato della materia: “Ci sono molti film sulla boxe – ha detto in un’intervista – ma non è impostante. A me interessava lo studio del personaggio. Certo non puoi evitare di pensare a quanti ne siano stati fatti in precedenza ma se ci fermassimo per questo nessuno farebbe più film. Tutto è stato già fatto, dai film di guerra ai drammi familiari. Penso di essere forte abbastanza, di avere cuore ed emozione a sufficienza, e se posso trovare un modo unico di rendere una storia di combattimento, proprio perché conosco il mondo della boxe, era giusto provare a farlo. Gyllenhaal è stata la mia prima scelta. L’allenatore mi diceva che era il ragazzo sbagliato e io rispondevo: ‘no, è quello giusto. Sei tu che devi lavorarci’. In un paio di settimane l’allenatore mi ha dato ragione. Jake era lì due volte al giorno tutti i giorni, sette giorni a settimana, ad allenarsi con impegno”.      

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28 Agosto 2015

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