Ivan Cotroneo: “Le mie Sirene, commedia fantasy sulla diversità”

Il regista di "Un bacio" era tra i protagonisti del Festival di Tavolara


TAVOLARA – L’onda lunga di Un bacio non si ferma. Dopo le proiezioni per i ragazzi – con dibattito – in molte città italiane, Ivan Cotroneo continua ad accompagnare il suo film sull’omofobia tra gli adolescenti, rendendoli protagonisti anche fuori dallo schermo in animate e fruttuose discussioni. L’ultima tappa l’ha fatta al Festival di Tavolara, in Sardegna, dove il film è stato proiettato nello spazio all’aperto di Porto San Paolo, preceduto dalle consuete conversazioni “in piazzetta” moderate con stile informale e frizzante da Geppi Cucciari e Piera Detassis. Momenti di un festival molto partecipato – le proiezioni sull’isola sono affollatissime e impreziosite da uno scenario unico al mondo – che sta vedendo sfilare i protagonisti dei successi di questa stagione del cinema italiano. Uno di questi, appunto, è Ivan Cotroneo.

Che ne è della serie di cui abbiamo visto il pilot alla scorsa Festa del Cinema di Roma, in cui Stefano Fresi e Alessandro Roja, con Giulia Michelini e Carolina Crescentini, interpretavano gli stessi personaggi “con e senza maschera”?

Sto scrivendo le altre puntate, mi piacerebbe realizzare la serie completa. Intanto abbiamo registrato interesse da Germania, Sud America e Stati Uniti. Quando saranno pronte le sceneggiature decideremo se produrre con loro o solo esportare il format. Ho un po’ l’ossessione di analizzare la differenza tra come appariamo all’esterno e come ci percepiamo: c’è una specie di recita continua che alcune persone, specie in ambiti lavorativi, sono costrette a fare. È un tema che mi interessa molto.

Cos’altro bolle di nuovo in pentola?
A fine agosto cominciano a girare Sirene, una serie per Rai Uno per la regia di Davide Marengo. L’ho scritta, ne sono lo show runner e lo coproduco con Cross, con cui ho fatto anche Una grande famiglia. Stiamo componendo il cast, ma non posso rivelarlo. È una commedia sentimentale con una parte fantastica che ha per protagoniste quattro sirene che vivono nel golfo di Napoli e cercano un tritone che si è perso.

Una commedia fantasy… un progetto rischioso?
Non lo considero rischioso, ha i canoni della commedia e tratta delle differenze tra maschile e femminile e tra umani e marini. Racconta in generale quanto contano nell’amore le differenze.

Il fantasy è stato definitivamente sdoganato da Lo chiamavano Jeeg Robot?
Sono stato contento del successo di Jeeg Robot, ma anche di La mafia uccide solo d’estate, Perfetti sconosciuti e Smetto quando voglio: sono dei prototipi, commedie di successo, ben fatte e che vediamo con gusto. Non ha senso nel nostro lavoro inseguire cose già fatte, sarebbe bello scrivere e realizzare cose che il pubblico non sa ancora di volere. È quello che cerchiamo di fare, a me è capitato spesso, sia con Tutti pazzi per amore che con È arrivata la felicità e Una mamma imperfetta, ora lo faccio con Sirene. Oggi poi il mondo cinematografico e televisivo si muovono un po’ insieme, il pubblico non è più nettamente diviso tra piccolo e grande schermo ed è molto stimolante far riferimento a un immaginario comune.

E qual è il suo prossimo progetto cinematografico?
Ci sto pensando. Per il momento sono ancora molto impegnato con Un bacio, che ha una coda molto lunga. L’affetto e la voglia di vederlo e rivederlo di tutti i ragazzi dura ancora, e dopo l’estate continueranno le proiezioni. Quel film ha avuto un grande impatto sui ragazzi e anche su di me. La reazione degli spettatori al mio film ha cambiato un po’ i miei progetti e mi ha fatto venir voglia di pensare a una nuova storia per i ragazzi.

Un pubblico che è stato un po’ trascurato, forse perché lo si pensa interessato solo agli smartphone e al web…
La mia generazione spesso ricorre a queste generalizzazioni nel modo di raccontare i ragazzi. Per quanto mi riguarda, averne incontrati tanti mi ha fatto capire quanta passione e entusiasmo possono metterci. Voglio lavorare con loro e per loro. E poi nella prossima stagione vedremo i film di tanti registi che si stanno dedicando a raccontare i ragazzi. Penso a Muccino, Molaioli, Piccioni.

Le notizie spaventose che ci arrivano dai telegiornali ultimamente stanno influenzando in qualche modo il suo approccio alla scrittura?
Cambiano le nostre vite e anche il modo di scrivere. Io, anche se in chiave di commedia, ho sempre cercato di affrontare temi che mi toccano molto, in particolare quello della diversità. Penso che molte delle tragedie di questi giorni abbiano a che fare con questo, con la nostra incapacità di accettare le differenze e di convivere tutti insieme.

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17 Luglio 2016

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