‘Italo Calvino nelle città’, viaggio a più dimensioni con uno dei più grandi scrittori del ‘900

Davide Ferrario e Marco Belpoliti parlano del docufilm coprodotto da Luce Cinecittà, tra 'Le Città invisibili’ e i luoghi reali che Calvino ha abitato sul pianeta. Con Valerio Mastandrea, Violante Placido, Filippo Scotti e Alessio Vassallo. L’intervista


“Nel fare questo film sapevamo bene di essere di fronte a un ‘monumento’ come Calvino: cercare di dare un quadro generale sarebbe stato uno sbaglio, ci saremmo persi. Ma abbiamo trovato una pista per entrare nel suo mondo, e il percorso è diventato affascinante, perché è diventato un gioco di specchi e di risonanze”.

Davide Ferrario e Marco Belpoliti

 

Così il regista Davide Ferrario ci racconta il suo Italo Calvino nelle città, il film-documentario scritto a quattro mani con Marco Belpoliti per celebrare i cent’anni del genio più realista e al tempo stesso più visionario della letteratura del ‘900. Prodotto da Anele con Rai Cinema, Luce Cinecittà e RS Productions, e proiettato in anteprima il 18 ottobre 2024 nella sezione FreeStyle Arts della 19° edizione della Festa del Cinema di Roma, il film sarà in sala il 28, 29 e 30 ottobre, distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos.

“Per il film su Umberto Eco (Umberto Eco – La Biblioteca del mondo) la chiave narrativa era stata la sua biblioteca”, prosegue il regista, “per Calvino è quella delle città: l’idea è stata di Marco (Belpoliti, ndr), che per esplorare l’immensa galassia di questo gigante della letteratura mi ha proposto la strada giusta. Quella delle città ‘visibili’, ovvero quelle reali in cui ha vissuto o sono state importanti per Calvino, ma, parallelamente, anche quella delle ‘città invisibili’, intendendo quelle che lui descrive nel suo libro nel ‘72” (Le città invisibili, ndr).

Valerio Mastandrea in ‘Italo Calvino nelle città’

 

Sanremo, Torino, New York, Roma, Parigi e Roccammare: sono queste, dunque, le città dove ci porta il film. Ma anche Zaira, Irene, Sofronia, Argia, Trude, Maurilia e le altre: solo un assaggio delle 55 inventate dallo scrittore, tutte con nomi di donna, per la sua omonima raccolta di racconti, ognuno aperto e chiuso da un dialogo fra Marco Polo e Kublai Khan, l’imperatore dei Tartari.

Nelle prime gli autori optano per un registro tradizionale, fatto di filmati d’epoca, foto e magnifiche interviste di Calvino, legate insieme da tre attori che interpretano lo scrittore in tre diverse fasi della sua vita, dall’età più giovanile a quella matura: Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea, che ci portano per mano alla scoperta di preziosi materiali d’archivio.

“Anzitutto bisogna dire che mentre esiste un libro di Calvino di interviste scritte (Sono nato in America, Feltrinelli 2022), non esistono molte interviste radiofoniche né tantomeno televisive o filmate, perché allora si usavano molto meno”, spiega Marco Belpoliti. “Esistevano magari trasmissioni dedicate a Calvino, in cui un giornalista lo andava a trovare a Parigi e gli dedicava una settimana, cosa che oggi non si fa più… Quindi la quantità dei materiali audiovisivi che avevamo a disposizione non era così enorme. Però dentro ci sono quelle che Arbasino chiama ‘le chicche’: dettagli, particolari, movimenti, frasi che dice: perché se da un lato Calvino appare a volte prevedibile, dall’altro è assolutamente sorprendente. Con quest’atteggiamento in cui quasi balbetta, o fa finta di farlo, in una forma quasi difensiva, per prendersi del tempo. Alla fine sono quattro o cinque le interviste importanti che abbiamo usato in piccole parti. E poi insieme c’è il ‘sottotesto’, con i testi che sono tutti calviniani, tranne uno solo di Gianni Celati, In morte di Calvino”.

Valerio Mastandrea in ‘Italo Calvino nelle città’

 

Ad accompagnarci all’interno delle ‘città invisibili’ ci pensa invece Violante Placido, che si muove in scenari del tutto astratti, come una fabbrica abbandonata, un rave, un teatro decadente, nelle quali il linguaggio diventa decisamente più cinematografico.

“Le città invisibili di Calvino sono le città in cui viviamo noi, ma traslate nella fantasia”, sottolinea Ferrario. “Tuttavia sono facilmente riconoscibili: quella che lo è più chiaramente è Trude, quella città che è uguale dappertutto, lui lo scriveva già nel ’72, ma è l’esatta sensazione che abbiamo noi oggi. Vai da un aeroporto all’altro e trovi le stesse marche, le stesse facce, le stesse cose. Stabilito che quella è la regola, come scegliere le location? Un po’ al contrario: non ne vai a cercare una specifica per una certa città di Calvino, ma piuttosto cerchi un luogo affascinante da filmare, che evochi in qualche maniera una di esse. Per varie ragioni ci siamo concentrati su Torino, alcuni posti li conoscevo, un po’ perché ci avevo girato, altri sono andati a cercarli. Quell’incredibile spazio di archeologia industriale, ad esempio, era lo ‘strippaggio della FIAT’, una delle lavorazioni della fonderia, che in occasione delle olimpiadi è stata trasformata in parco urbano, e oggi è utilizzata sia per rave che ospitano 20mila ragazzi che per celebrare la fine del Ramadan, con altrettanto numerosi cittadini musulmani che pregano sotto quella struttura: sono davvero città invisibili! Esistono le città invisibili di Calvino, sono intorno a noi! Si tratta solo di andare a cercarle, e magari, come abbiamo fatto noi, farci accompagnare dalla musa Violante (Placido, ndr) all’interno dei suoi testi… ”

Tornando alle città reali, in una delle interviste Calvino dice “Parigi è come stare in campagna”. E in un’altra: “la mia città è New York. È ritmo, l’unica dove vivrei. Senza profondità, geometrica”.

“Calvino è uno dei pochi scrittori che ha intuito, prima del postmoderno e di tanti sociologi, che stare a distanza di un’ora di volo tra una città e l’altra è come stare nella stessa città”, precisa Belpoliti. “Tutto quello che poi è arrivato in Blade Runner e nel cinema di fantascienza lui lo viveva come un fatto mentale, prima che come un fatto fisico. Si era stabilito a Parigi, quasi in periferia, in modo da poter partire con la macchina e raggiungere in breve tempo l’aeroporto per tornare a Torino, in un uso dello spazio strettamente connesso con l’uso del tempo”. New York, invece, assomiglia alle città invisibili. Anche se poi lui e tanti altri altri hanno detto che dentro le città invisibili non solo c’era Venezia, ma anche la Sanremo delle origini, perché poi le immagini che uno si porta dentro sono quelle della propria vita, delle città in cui è vissuto, e in fondo è un’unica città ideale che poi riunisce tutto, che si chiama New York, Sanremo, Parigi, Roma, eccetera. New York è il cambiamento continuo, lui lo dice, è la città dove si sente vivo. Calvino è uno scrittore del cambiamento continuo, non c’è un libro che assomiglia all’altro. Lui lo diceva, voleva che sulla sua tomba fosse scritto ‘nato a New York’”.

In Calvino, quindi, è fondamentale anche la Sanremo delle origini

“Una cosa molto interessante nel film è quel testo che viene da Il sentiero dei nidi di ragno, dove c’è il discorso sui fascisti, sui ‘ragazzi di Salò’, secondo me una delle parti più significative del libro”, continua il co- sceneggiatore del film. “Calvino, a soli 26 anni, trova le parole giuste per dire che quella è la parte sbagliata. Sbagliata perché perpetua l’ingiustizia, la servitù, l’asservimento. E perché non è la parte della libertà. Quindi Calvino non getta il ‘crucifige’ addosso a chi è stato nella Repubblica di Salò, ma dà un giudizio ‘politico’ nel senso più puro della parola, ovvero un giudizio etico sui luoghi, le persone e gli avvenimenti: sui fatti”.

Una delle grandi sorprese del film è poi la riscoperta di Calvino come paroliere di canzoni

 “Calvino a Torino partecipa al gruppo ‘Cantacronache’, fatto di musicisti e scrittori che ruotano attorno alla Einaudi e non solo, accomunati dal piacere di scrivere dei testi, e vede coinvolte persone come Enzo Jannacci”, chiosa Belpoliti. “È il periodo in cui esistono ancora i dischi, e si vendono tanto, che copre un arco preciso e molto bello della sua vita.

E da tutto questo, grazie alla vostra collaborazione con Sugar Music e Caterina Caselli, nasce l’idea della straordinaria cover di Raphael Gualazzi ambientata a New York per il film

Proprio con l’idea di riscoprire quel pezzo di vita di Calvino, che si situa negli anni che vanno dal 1958, ’59 e ’60, e quel tipo di canzoni, succede che, data una mia amicizia di vecchia data con Caterina (Caselli, ndr), le dico: non sarebbe bello riscoprire Calvino facendo cantare quelle canzoni a qualche artista importante della Sugar? Lei apprezza l’idea, e poco dopo mi fa ascoltare dei vecchi nastri fruscianti riemersi dagli archivi della casa discografica e mai ascoltati, di un lavoro fatto da Calvino con Luciano Berio. C’era una di queste canzoni, tutte scritte da Calvino, che parlava proprio di New York, una delle nostre città visibili: a questo punto è scattata l’idea di metterla nel film e quella di farla eseguire da Raphael Gualazzi, un artista straordinario, con cui la collaborazione è stata deliziosa, al punto che la canzone è diventata il tema del film.

 

Italo Calvino nelle città

una produzione Anele

con Rai Cinema, Luce Cinecittà e RS Productions

prodotto da Gloria Giorgianni con Pietro Peligra

con il sostegno del Ministero della cultura direzione generale cinema e audiovisivo

e di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund

 

Un film di Davide Ferrario e Marco Belpoliti

Diretto da Davide Ferrario, scritto da Marco Belpoliti e Davide Ferrario

con Valerio Mastandrea, Alessio Vassallo, Filippo Scotti

e la partecipazione straordinaria di Violante Placido

autore
18 Ottobre 2024

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